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Intemperie (2019)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 18 mag
  • Tempo di lettura: 3 min
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Intemperie

Spagna/Portogallo 2019 dramma 1h43’

 

Regia: Benito Zambrano

Soggetto: Jesús Carrasco (romanzo)

Sceneggiatura: Benito Zambrano, Daniel e Pablo Remón

Fotografia: Pau Esteve Birba

Montaggio: Nacho Ruiz Capillas

Musiche: Mikel Salas

Scenografia: Curru Garabal

Costumi: Fernando García

 

Luis Tosar: pastore

Jaime López: ragazzo

Luis Callejo: caposquadra

Vicente Romero: El Triana

Juanjo Pérez Yuste: Segovia

Adriano Carvalho: il portoghese

Kandido Uranga: il vecchio

Manolo Caro: lo storpio

Paz de Alarcón: la madre del ragazzo

 

TRAMA: La Guerra Civile è finita da anni, le aree interne più desolate del paese sono dominate da povertà, sfruttamento, brutalità. Per sottrarsi al potere di un latifondista locale, un ragazzino si dà alla fuga. Attraversando territori aridi e inospitali, braccato da uomini armati intenzionati a dargli una punizione esemplare, il ragazzo incontra un reduce che ha conosciuto gli orrori della guerra e che ora vive facendo il pastore. Tra l’uomo e il ragazzino nascerà un’imprevista alleanza contro i temuti sgherri.

 

VOTO 6,5


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Benito Zambrano dirige un’opera che si distingue per la sua durezza e intensità emotiva. Basato sull’omonimo romanzo di Jesús Carrasco, il film si inserisce nel filone del moderno western andaluso, con un’ambientazione arida e ostile che riflette perfettamente la asprezza della storia.


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La trama segue la fuga disperata di un ragazzino da un crudele latifondista, simbolo di un potere oppressivo e senza scrupoli. Nel suo viaggio attraverso il deserto spagnolo, il giovane incontra un pastore solitario, interpretato magistralmente da Luis Tosar, che diventa il suo mentore e protettore. Il rapporto tra i due si sviluppa in modo graduale, passando dalla diffidenza iniziale a una sorta di legame paterno-filiale, che rappresenta il cuore pulsante del film.



L’ambientazione gioca un ruolo fondamentale: il titolo spagnolo, che vuol dire “all’aperto”, spiega da solo il paesaggio desolato dell’Andalusia che diventa un personaggio a sé stante, amplificando il senso di isolamento e disperazione dei protagonisti. La fotografia, con i suoi toni caldi e polverosi, contribuisce a creare un’atmosfera soffocante e opprimente, perfettamente in linea con il periodo storico in cui si svolge la vicenda, ovvero la Spagna del dopoguerra sotto il regime franchista.



Dal punto di vista narrativo, il film si distingue perché è sì semplice ma è anche incisivo, coinvolgente ed un’altra caratteristica è che non ci sono nomi propri per i personaggi, un dettaglio non secondario che sottolinea la loro condizione di vittime di un sistema spietato e impersonale. La sceneggiatura, scritta anche dai fratelli Pablo e Daniel Remón, riesce a mantenere alta la tensione, alternando momenti di silenzio carichi di significato a esplosioni di violenza brutale.


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La colonna sonora, con la voce struggente di Silvia Pérez Cruz, cantante molto nota in Spagna, accompagna perfettamente le vicende, enfatizzando il senso di malinconia e speranza che permea il film. Sebbene la parte centrale della pellicola possa risultare leggermente in flessione, il finale riesce a riportare la narrazione su un livello di grande intensità emotiva.


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In definitiva, risulta un film potente e viscerale, che racconta una storia di sopravvivenza e resistenza in un mondo dominato dalla brutalità e dall’ingiustizia. Grazie a una regia solida, interpretazioni molto buone e una fotografia importante ai fini narrativi, si conferma come un’opera di buon impatto visivo.


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Indubbiamente il regista Benito Zambrano prova con ogni mezzo a dare una narrazione significativa per rappresentare l’eterna lotta per la libertà e la dignità umana in quel difficile periodo. Punta decisamente ad esplorare temi come la sopravvivenza, l’amicizia e la resistenza alle ingiustizie attraverso la storia del giovane ragazzo in fuga da un ambiente oppressivo. Inevitabilmente lo stile è crudo ed emotivo, pena non riuscire negli intenti. L’interpretazione degli attori, in particolare quella di Jaime López e Luis Tosar, è notevole ed impegnativa, e si può definire riuscita, perché sanno aggiungere profondità umana ai personaggi, rendendo il film un’esperienza sufficientemente coinvolgente.

Come un western.


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Riconoscimenti

Goya 2020

Miglior sceneggiatura adattata

Miglior canzone originale

Candidatura miglior film

Candidatura miglior attore non protagonista a Luis Callejo

Candidatura miglior produzione



 
 
 

Commenti


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cinefilo da bambino

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