Intrigo internazionale (1959)
- michemar

- 29 apr 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 3 set 2023

Intrigo internazionale
(North by Northwest) USA 1959 thriller 2h16
Regia: Alfred Hitchcock
Sceneggiatura: Ernest Lehman
Fotografia: Robert Burks
Montaggio: George Tomasini
Musiche: Bernard Herrmann
Scenografia: Robert F. Boyle
Costumi: Harry Kress
Cary Grant: Roger Thornhill
Eva Marie Saint: Eva Kendall
James Mason: Phillip Vandamm
Jessie Royce Landis: Clara Thornhill
Leo G. Carroll: il professore
Philip Ober: Lester Townsend
Martin Landau: Leonard
Edward Platt: avv. Victor Larrabee
Alexander Lockwood: giudice Anson Flynn
Josephine Hutchinson: mrs. Townsend
Adam Williams: Valerian
Robert Ellenstein: Licht
TRAMA: Un pubblicitario, Roger Thornhill, viene scambiato per un agente di nome Kaplan e rapito da un’organizzazione spionistica che tenta di ucciderlo. Riesce a fuggire, ma nessuno vuol credere alla sua storia: anzi, per un altro equivoco, viene accusato dell’assassinio di un diplomatico. Una misteriosa bionda, Eva, sembra aiutarlo, ma si rivela poi essere l’amante del cattivo.
Voto 8,5

Come ama ricorda Gianni Amelio, Jean-Luc Godard diceva che Alfred Hitchcock era un grande regista anche perché sapeva immaginarsi una storia semplicemente dopo aver visto qualche immagine in giro. Vedeva, per esempio, un mulino a vento e si diceva: “Guarda un po', se le pale di quel mulino si fermassero... che cosa significherebbe? Ah, sarebbe un segnale di qualcuno che si è nascosto là dentro” e cominciava a rimuginare un soggetto, era capace di inventario, o magari comprava i diritti di un libro che lo aiutasse a sviluppare la sceneggiatura. Ma era capace di vedere già tutte le inquadrature, a partire da quella prima immagine che un giorno gli era capitata davanti per caso.

Hitchcock nel monte Rushmore si sarà imbattuto decine di volte, magari solo in cartolina. e voglio pensare che qualche sforzo l'abbiano fatto - lui e lo scrittore Ernest Lehman - per costruire tutte le peripezie che portano Cary Grant ed Eva Marie Saint su quei faccioni scolpiti nella roccia. Hitchcock racconta vicende complicate di cui a lui per primo non interessano le cause. Perciò ci conduce senza sforzo a dipanare la matassa sapendo che quello che conta è il come, non il perché. A proposito di un'altra sequenza celebre di questo bellissimo film, quella dell'aereo che insegue il protagonista per i campi di mais, François Truffaut notava giustamente che il suo fascino stava proprio nella sua totale gratuità, e che per questa ragione il cinema di Hitchcock diventava un'arte astratta, come la musica. Hitchcock annuiva sorridendo: “Il gusto dell'assurdo io lo pratico - confessava - come una religione.”

In una delle più celebri sequenze del film, ecco sette minuti di suspense muta distillata in un campo assolato e deserto, solo Cary Grant e un biplano letale che l’insegue, innalzando la tensione a vertici insostenibili. In buona sostanza c’è tutto Hitchcock: lo scambio di persona, l’innocente preso per il colpevole, l’ambigua relazione di coppia, una bionda mozzafiato, gli sbirri poco svegli, l’indistinguibilità del vero, l’inafferrabilità del caso, l’identità in costruzione del protagonista.
Un film che ogni volta che si guarda è come la prima volta.
N.B.: L'idea del film pare sia stata suggerita dal desiderio del regista di realizzare una scena d'inseguimento tra i versanti del monte Rushmore.
Riconoscimenti
1960 - Premio Oscar
Candidatura migliore sceneggiatura originale
Candidatura migliore scenografia
Candidatura miglior montaggio
1960 - David di Donatello
Miglior attore straniero a Cary Grant






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