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Io e te (2012)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 6 feb 2019
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 18 mag 2019


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Io e te

Italia 2012, drammatico, 1h43’


Regia: Bernardo Bertolucci Soggetto: Niccolò Ammaniti (romanzo) Sceneggiatura: Bernardo Bertolucci, Niccolò Ammaniti, Umberto Contarello, Francesca Marciano Fotografia: Fabio Cianchetti Montaggio: Jacopo Quadri Musiche: Franco Piersanti Scenografia: Jean Rabasse Costumi: Metka Kosak


Jacopo Olmo Antinori: Lorenzo Tea Falco: Olivia Sonia Bergamasco: Arianna Cuni Veronica Lazar: nonna di Lorenzo Tommaso Ragno: Ferdinando Pippo Delbono: psicologo


TRAMA: Lorenzo, quattordicenne introverso e nevrotico che frequenta il liceo classico, sogna di condurre un'esistenza lontana dal caos e dai problemi di ogni giorno, dai conflitti con i genitori, dagli insulti dei compagni di scuola e dalle piccole bugie che è costretto a dire pur di continuare a vivere in pace nella propria dimensione fuori dal mondo. Durante le vacanze natalizie, l'ennesima bugia raccontata alla madre lo costringe a un'esperienza anomala: anziché andare in settimana bianca con altri tre compagni come crede tutta la famiglia, Lorenzo si rinchiude nella cantina di casa in piena solitudine per trascorrervi due settimane, portando con sé le scorte di cibo, il telefonino e una crema autoabbronzante. Improvvisamente nella cantina, però, irrompe la sorella maggiore Olivia, in cerca di un posto dove nascondersi a causa dell'ennesima crisi di astinenza.


Voto: 7


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Non è la prima volta che il maestro Bertolucci si occupa nei suoi film degli adolescenti, che a mio parere gli piace vedere crescere e maturare nella storia raccontata davanti alla macchina da presa. Giovani, ma soprattutto ribelli, come piacciono a lui: 'The dreamers', 'Io ballo da sola'… e aggiungerei perfino 'L’ultimo imperatore', dove scorrazza un bimbo tanto irrequieto. Irrequieto e ribelle all’ordine prestabilito dai grandi è anche questo Lorenzo, ritratto e seguito in quella difficile età che è l’adolescenza, quella delle prime classi del liceo che egli frequenta, ma che per lui è un obbligo difficile da sopportare, uno spazio troppo promiscuo per i suoi gusti, troppa gente da tenere intorno. Lorenzo cerca l’isolamento, non sopporta la mamma fin troppo apprensiva e oppressiva. Un papà assente e misterioso si preoccupa di lui solo per assolvere il dovere di non fargli mancare nulla, ma al giovane sta bene anche così. Per quel poco che viene mostrato nella sua vita sociale non si notano amicizie, egli non cerca contatti: le cuffie dell’i-pod lo isolano a sufficienza e quando il volume è al massimo il gioco è fatto.


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Poco viene rivelato della vita quotidiana di Lorenzo, poiché questo film è chiuso nella scatola di una cantina, grande, come un piccolo appartamentino, con tanto di bagno, ma pur sempre cantina, sinonimo di rifugio e catacomba. Quindi la vicenda, per la sua quasi totalità, si svolge in un seminterrato dotato di una finestrella unico legame con la vita ordinaria, unico sbocco di aria e sole, unico modo per controllare l’esterno e comunicare. Cosa serve per sopravvivere una settimana in una cantina? Un po’ di viveri a lunga durata, qualche bevanda frizzante, una torcia elettrica, i cambi di abbigliamento e ovviamente l’i-pod e quando te li procuri e ti organizzi come per una spedizione speleologica sei a posto. E Lorenzo, che non riesce ad adattarsi nel mondo sociale, si adatta benissimo in quel micromondo, cogliendo l’occasione che gli offre la scuola con la gita della settimana bianca, a cui non avrebbe mai partecipato: la madre lo crede a chissà quale altitudine  e lui invece vive una settimana sotto il livello del marciapiede.


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La pentola è pronta ma il coperchio non lo fabbrica lui, perché avviene la sorpresa inaspettata, anzi imprevedibile: in quella cantina piomba la sorellastra, figlia di suo padre ma di un’altra madre. Se Lorenzo è un giovane forte, ribelle e risoluto, Olivia è un turbo, una tempesta, una esplosione. Due belve in una piccola gabbia. Passeranno lì la settimana tra litigi, scontri ed imprevedibili gesti affettuosi: lei è rabbiosa ed irrequieta, lui fa fatica ad accettare questa presenza indesiderata. E così accadono cose che all’inizio parevano impensabili, come quando Lorenzo addirittura difende i suoi odiati genitori dagli attacchi furiosi e rabbiosi di Olivia, soprattutto nei momenti in cui l’astinenza da eroina la fanno star male; perché, purtroppo, lei è tossica e in quel rifugio ha difficoltà a contattare i suoi fornitori. Affetto e ostilità vengono scambiati a palate tra i due, il rapporto è difficile ma a volte si ha la sensazione di essere vicini ad un incesto, ma il massimo che succede è la veglia che uno fa all’altra e viceversa quando uno dei due cede alla stanchezza, mostrando qualche sintomo minimo di tenerezza. Il massimo si raggiunge quando i scambiano una promessa: l’una deve smettere di drogarsi e l’altro promette di diventare più aperto agli altri, di smettere questo comportamento asociale. Bellissima la scena con la canzone di David Bowie che ricorda parecchio ovviamente “Io ballo da sola”: difatti lei inizia da sola e poi abbraccia e balla con il fratellastro. Ragazzo solo, ragazza sola (“Space Oddity”) poteva essere l’altro titolo del film.


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Il finale quindi è altamente propositivo, apre ad un futuro più leggero e altruistico. Ma solo per Lorenzo, perché Olivia riesce sciaguratamente a contattare lo spacciatore. Tratto dall’omonimo romanzo di Ammaniti, certamente non è il più bel film di Bertolucci, ma è da vedere e come altre volte la sua opera appassiona e coinvolge. I due attor giovani sono la vera scoperta del film, che ha lanciato particolarmente Tea Falco, una catanese che vedremo sicuramente protagonista ancora.



 
 
 

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