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Io sono Li (2011)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 14 feb 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 26 giu 2020


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Io sono Li

Italia/Francia 2011, drammatico, 1h38’


Regia: Andrea Segre

Sceneggiatura: Andrea Segre, Marco Pettenello

Fotografia: Luca Bigazzi

Montaggio: Sara Zavarise

Musiche: François Couturier

Costumi: Maria Rita Barbera


Zhao Tao: Shun Li

Rade Šerbedžija: Bepi

Marco Paolini: Coppe

Giuseppe Battiston: Devis

Roberto Citran: l’avvocato


TRAMA: Shun Li lavora in un laboratorio tessile della periferia romana per ottenere i documenti e riuscire a far venire in Italia suo figlio di otto anni. All’improvviso viene trasferita a Chioggia, una piccola città-isola della laguna veneta per lavorare come barista in un’osteria. Bepi, pescatore di origini slave, soprannominato dagli amici “il Poeta”, da anni frequenta quella piccola osteria. Il loro incontro è una fuga poetica dalla solitudine, un dialogo silenzioso tra culture diverse, ma non più lontane. Ma l’amicizia tra Shun Li e Bepi turba le due comunità, quella cinese e quella chioggiotta, che ostacolano questo nuovo viaggio, di cui forse hanno semplicemente ancora troppa paura.


Voto 7

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Li è un nome. Se ci aggiungiamo l’accento diventa un luogo. E infatti Li si trova in un luogo diverso, lontano, un altro mondo. È mite, silenziosa, e porta con sé nel cuore le sue nostalgie, le sue tradizioni, l’amore per i piccoli gesti, la poesia, che è in lei e attorno a lei. Il mondo che la circonda non le risulta facile e sogna il ritorno in quell’altro luogo, dove l’aspettano gli affetti. Ma quando si parte per necessità o destino non è facile e non è detto che questo avvenga. Il mondo che la circonda è fatto di persona diverse, che la guardano ora con sospetto, ora con condiscendenza, oppure non la guardano affatto.

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Ma non è detto che non ci sia, nascosto tra le gente che sembra tutta uguale, un’anima delicata e poetica come la sua, magari sotto le spoglie di un pescatore ruvido e straniero come lei, luogo dell’anima molto simile: estraneità, sogni di una vita migliore, sguardo che va oltre. E quando due vite solitarie si incontrano nello spirito, l’indifferenza delle persone non conta più e lo scambio di umanità e cultura diventa un’ancora a cui aggrapparsi.

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Andrea Segre punterà ancora il suo obiettivo sullo straniero che arriva in Italia e userà tutta la delicatezza che possiede per raccontare le difficoltà di chi è costretto a scappare per vari motivi (economici e non) dalla propria terra e ad adeguarsi al mondo ostile che gli è intorno. Il suo ‘La prima neve’ ripeterà lo scambio di umanità, che è sempre un miracolo tra persone che sembrano differenti.

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Il film emoziona e colpisce, nella sua semplicità senza retorica e lascia volare i sentimenti come piccole lanterne cinesi, come piccole candele che scivolano sull’acqua.


La laguna è femminile, calma e misteriosa. Il mare è maschile, non riposa mai, è sempre in balia del vento e delle onde. Il vento mi piace, perché mi porterà da te.

(riferito al figlio)

Hai mai guardato l’acqua? Va dal mare alla laguna e torna indietro, ma non ritorna tutta al mare. C’è dell’acqua che non riesce più a uscire e rimane intrappolata nella laguna.


 
 
 

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Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

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