Io ti salverò (1945)
- michemar

- 17 set
- Tempo di lettura: 4 min

Io ti salverò
(Spellbound) USA 1945 thriller 1h51’
Regia: Alfred Hitchcock
Soggetto: Francis Beeding (La casa del dottor Edwardes)
Sceneggiatura: Ben Hecht (adattamento di Angus MacPhail, contributo di May E. Romm)
Fotografia: George Barnes
Montaggio: William Ziegler, Hal C. Kern
Musiche: Miklós Rózsa
Scenografia: James Basevi (Salvador Dalí, sequenza del sogno)
Costumi: Howard Greer, Ann Peck (non accreditati)
Ingrid Bergman: dr.ssa Costance Petersen
Gregory Peck: John Ballantyne
Rhonda Fleming: Mary Carmichael
Michail Čechov: dr. Alex Brulov
Leo G. Carroll: dr. Murchison
John Emery: dr. Fleurot
Steven Geray: dr. Graff
Norman Lloyd: Mr. Garmes
Bill Goodwin: detective dell’Empire State Hotel
Regis Toomey: sergente Gillespie
Art Baker: tenente Cooley
Donald Curtis: Harry
TRAMA: Una psichiatra protegge l’identità di un paziente affetto da amnesia e accusato di omicidio mentre cerca di aiutarlo a recuperare la memoria.
VOTO 8

La dottoressa Costance Petersen (Ingrid Bergman) è una psicoanalista del Green Manors, un ospedale psichiatrico del Vermont, accusata da un collega corteggiatore senza successo di essere gelida e priva di emozioni. La clinica è diretta dal dottor Murchison (Leo G. Carroll), che sta per andare in pensione anticipata a causa di un esaurimento nervoso e deve essere sostituito dal dottor Edwardes. Colui che arriva alla clinica, tuttavia, si scoprirà essere John Ballantyne (Gregory Peck), un giovane che soffre d’amnesia e che si sospetta sia l’assassino del vero dottore. L’uomo è affetto da una strana fobia a seguito della quale perde i sensi ogni volta che vede linee scure parallele su fondo bianco. La dottoressa Petersen s’innamora di lui e cercherà, anche con l’aiuto del dottor Brulov (Michail Čechov), suo vecchio professore di psicanalisi, di rivelarne l’identità e di scoprire il vero omicida.

Nel 1945, Alfred Hitchcock portava sullo schermo una delle sue incursioni più audaci nel territorio della psiche umana con Spellbound, distribuito in Italia con il titolo che conosciamo, probabilmente per mettere l’accento sul gesto d’amore e la missione che si impone la protagonista femminile facendo però perdere la sfumatura ambigua e inquietante del titolo originale. Infatti, letteralmente, il termine significa incantato, rapito, soggiogato da un incantesimo, che è in definitiva lo stato di chi è completamente assorbito, come se fosse sotto un sortilegio. Ciò, nel film, questo si traduce nell’amnesia del protagonista: John Ballantyne è “spellbound” nel senso che la sua mente è bloccata da un trauma rimosso, come se fosse sotto l’effetto di un incantesimo psichico. Volendo, il concetto è attinente anche per l’amore di Constance: anche la dottoressa è in quello stato a causa dell’amore e dalla dedizione verso l’uomo misterioso, al punto da sfidare la logica e la legge per salvarlo. Senza tralasciare che si può anche parlare del potere dell’inconscio: Hitchcock usa il termine per evocare il fascino e il terrore dell’inconscio freudiano, che può soggiogare la volontà e alterare la percezione della realtà.

Prodotto da David O. Selznick e interpretato da Ingrid Bergman e Gregory Peck, il film si distingue per la fusione tra thriller romantico e indagine psicoanalitica, in un’epoca in cui Freud era ancora una figura controversa per il grande pubblico. Era un territorio medico non facile da esplorare e soprattutto da portare in una storia adatta allo schermo e va detto che il regista centrò molto bene l’obiettivo e fece interessare all’argomento tanta gente che non si interessava.

La trama ruota attorno a una giovane psichiatra, la dottoressa Constance Petersen, che si ritrova coinvolta in un misterioso caso di amnesia e identità sospetta. L’uomo che ama potrebbe essere un assassino, ma la verità è sepolta nei meandri della sua mente. Hitchcock, maestro della suspense, costruisce un racconto che si muove tra sogno e realtà, culminando nella celebre sequenza onirica ideata da Salvador Dalí: un collage visivo di occhi, ruote, orologi e paesaggi surreali che anticipa di decenni l’estetica del cinema psicologico.
La critica americana dell’epoca accolse il film con entusiasmo, lodando la performance intensa di Bergman e la capacità di Hitchcock di rendere accessibile un tema complesso come la psicoanalisi. Il montaggio, curato da William Ziegler e Hal C. Kern, contribuisce a mantenere alta la tensione, mentre la colonna sonora di Miklós Rózsa, con il suo uso pionieristico del theremin (quello strano strumento-non strumento che si suona senza contatto fisico ma con il movimento delle mani) aggiunge un ulteriore strato di inquietudine. Indimenticabile.
Il film non è solo un giallo ben costruito, ma è un’opera che riflette le paure e le speranze di un’epoca segnata dalla guerra e dalla riscoperta dell’individuo. Hitchcock ci invita a guardare dentro, dove il vero enigma non è il crimine, ma la mente stessa. Un vero maestro.
Di frequente le opere del maestro Hitchcock sono state intrise di risvolti psicoanalitici, ma raramente come in questo caso. Un incrocio tra thriller psicologico, quindi, e storia d’amore - tratto dal romanzo “La casa del dottor Edwardes” di Francis Beeding - che si avvale di una coppia di giovani attori forse ancora ignari della loro futura luminosa carriera.
È anche il primo dei tre film della meravigliosa Ingrid Bergman con Hitchcock (oltre a questo, Notorious - L’amante perduta e Il peccato di Lady Considine), disseminato di simboli e sogni, rivelatori della vera realtà del passato del protagonista maschile. Questo argomento così nuovo per il cinema e per il regista dimostra platealmente in quanti campi del comportamento umano si è occupato nei suoi tanti e diversificati film. Tutti notevoli.
Riconoscimenti
Oscar 1946:
Miglior colonna sonora
Candidatura miglior film
Candidatura migliore regia
Candidatura miglior attore non protagonista a Michael Čechov
Candidatura migliore fotografia
Candidatura migliori effetti speciali


























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