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Jakob il bugiardo (1999)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 20 gen 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 27 mag 2023


Jakob il bugiardo

(Jakob the Liar) USA/Francia/Germania 1999 dramma 2h


Regia: Peter Kassovitz

Soggetto: Jurek Becker (romanzo)

Sceneggiatura: Peter Kassovitz, Didier Decoin

Fotografia: Elemér Ragályi

Montaggio: Claire Simpson

Musiche: Edward Shearmur

Scenografia: Luciana Arrighi

Costumi: Wieslawa Starska


Robin Williams: Jakob

Alan Arkin: Max Frankfurter

Liev Schreiber: Mischka

Hannah Taylor Gordon: Lina Kronstein

Bob Balaban: Kowalsky

Michael Jeter: Avron

Armin Mueller-Stahl: dott. Kirschbaum

Justus von Dohnányi: Preuss

Mathieu Kassovitz: Herschel

Nina Siemaszko: Rosa


TRAMA: Durante la Seconda Guerra Mondiale, un comune abitante di un ghetto crea false notizie sulle offensive alleate per infondere speranza alle altre vittime del regime nazista.


Voto 6,5

Jakob vive nel ghetto ebreo della Polonia occupata dai nazisti. Una sera nell'ufficio del comandante della Gestapo gli capita di ascoltare una trasmissione radio proibita, che annuncia i successi dell'Armata Rossa sulle forze tedesche. Evitato l'arresto, Jakob viene rilasciato dal Comando con le prime notizie sulla guerra dopo anni di silenzio. Da quel giorno inventa bollettini e dispacci per tenere alto il morale della comunità.

Da qualche parte ho letto che la verità può renderti libero, ma può anche ucciderti. L'umorismo e la speranza, anche se basati su bugie, possono aiutarti a sopravvivere.

Questo è ciò che, più o meno inconsapevolmente, anima il comportamento Jakob, il protagonista che, seppure a malincuore, va avanti con un compito iniziato quasi per scherzo per portare speranza e conforto morale agli altri abitanti forzati del ghetto ebraico dove vive. Ma in questa tragicommedia egli inizialmente non poteva assolutamente prevedere tutti i colpi di scena che ne sarebbero seguiti. E pensare che aveva cominciato in una maniera rocambolesca.

Infatti, quando siamo nel 1944 in Polonia, un barbiere ebreo di nome Jakob viene convocato al quartier generale nazista del ghetto dopo essere stato sorpreso a non rispettare il coprifuoco. Per coincidenza e in attesa del comandante tedesco, ascolta una trasmissione radiofonica tedesca sui movimenti delle truppe russe. Tornato al ghetto, il negoziante condivide le sue informazioni con un amico e immediatamente, come succede quando la gente aspetta solo buone novità, anche infondate, si sparge una strana voce: c’è una radio segreta all'interno del ghetto! Jakob coglie al volo l’occasione, intuendo la possibilità per sfruttarla e diffondere notizie positive e aumentare la speranza in tutte le famiglie di quel brutto posto. E così comincia ad inventarsi le novità adatte e a raccontare storie favorevoli e informazioni udite alla sua radio segreta. Jakob, tuttavia, ha anche altro da tenere in serbo, un vero segreto, per giunta grave agli occhi dei nazisti, in quanto nasconde una giovane ragazza scappata dal treno che la stava trasportando in un campo di concentramento. Lui si accorge di quale effetto benefico stanno giovando le persone, arrivando persino a concepire grosse bugie a fin di bene, fino a giungere a dire ad una signora, il cui marito è stato deportato, “Tornerà!

Le falsità, chiamiamole, positive possono offrire speranza? Lui lo sa e dice “Sono bugiardo, va bene?” Un film certamente edificante e leggermente umoristico sulla vita dei ghetti e della vita piena di ristrettezze dei costretti, i quali anche se non se lo raccontavano in cuor loro sapevano che non li attendeva un buon futuro. Sì, la Shoah è stata raccontata dal cinema tante volte e quasi sempre (e vorrei vedere!) per raccontarne la tragedia. Solo qualche grande cineasta ha affrontato questa parte di Storia con lo spirito di riderne per irridere degli aguzzini, a volte benissimo (vedi Train de vie, La vita è bella, oppure le opere di Charlie Chaplin) altre volte meno bene.

Questo film è uno di valore medio e sufficiente, un film non eccelso ma tristemente piacevole, dove la maschera del compianto Robin Williams serve al regista per una favola malinconica: lui è un solo barbiere marchiato con la stella gialla ma diventa un piccolissimo eroe. Spesso spiritoso, ma tristemente divertente, che la sceneggiatura di Peter Kassovitz e Didier Decoin scolpisce a martellate di battute folgoranti di chiaro stampo ebraico, il cui umorismo non ha pari nella storia della commedia: “Se siamo il popolo eletto, vorrei che l'Onnipotente avesse scelto qualcun altro”.

Non fa tenerezza?

Ok, è un piccolo film ma è ancora una bella maschera per l’ineguagliabile Robin Williams, capace sempre di far sorridere con gli occhi suoi tristi.



 
 
 

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