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John Wick 4 (2023)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 25 ago
  • Tempo di lettura: 2 min
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John Wick 4

(John Wick: Chapter 4) USA, Germania 2023 azione 2h49’

 

Regia: Chad Stahelski

Sceneggiatura: Shay Hatten, Michael Finch

Fotografia: Dan Laustsen

Montaggio: Nathan Orloff

Musiche: Tyler Bates, Joel J. Richard

Scenografia: Kevin Kavanaugh

Costumi: Paco Delgado

 

Keanu Reeves: Jardani Javanavič / Jonathan “John” Wick

Ian McShane: Winston Scott

Laurence Fishburne: Bowery King

Donnie Yen: Caine

Bill Skarsgård: marchese Vincent Bisset de Gramont

Shamier Anderson: Tracker / Nessuno

Hiroyuki Sanada: Shimazu Koji

Rina Sawayama: Akira

Lance Reddick: Charon

Scott Adkins: Killa

Marko Zaror: Chidi

Clancy Brown: Harbinger

Natalia Tena: Katia

Bridget Moynahan: Helen Wick

 

TRAMA: Con la taglia sulla sua testa in costante aumento, il leggendario sicario John Wick decide di sfidare apertamente i vertici della Gran tavola, l’associazione globale della malavita che governa ogni attività illegale. Wick è in perenne movimento, alla ricerca di tutte le figure più importanti del crimine mondiale, da New York a Parigi, dal Giappone a Berlino.

 

VOTO 5,5


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Il mito di John Wick vacilla. Sarà che i film d’azione sono ripetitivi e con poca fantasia, sarà che odio i sequel, ma dopo aver ridefinito il cinema d’azione con i primi due capitoli, il franchise sembra aver smarrito la sua scintilla creativa, scivolando in una spirale di seriosità e ridondanza che ne appesantisce la narrazione. Il quarto episodio, pur visivamente sontuoso, abbandona il tono fumettistico che aveva reso iconico il personaggio, per abbracciare un’estetica da videogioco e un’ambizione quasi mistica.



Il regista Chad Stahelski, ex stuntman, mantiene una regia dinamica e spettacolare, valorizzando location esotiche come Osaka, Berlino e Parigi. Tuttavia, il risultato è un film lungo e spesso ridondante, che impiega oltre un’ora prima di trovare il suo ritmo, con Berlino come punto di svolta narrativo.



Keanu Reeves torna nei panni del killer taciturno, affiancato da volti noti come Laurence Fishburne, Ian McShane e il compianto Lance Reddick. Tra le new entry spiccano Donnie Yen, Hiroyuki Sanada e Shamier Anderson, quest’ultimo potenziale protagonista di uno spin-off. Bill Skarsgård, nei panni del Marchese, incarna il male con eleganza glaciale.



La trama ruota attorno alla vendetta di Wick contro la ormai mitica “Tavola”, culminando in un duello finale che promette libertà o morte. Ma il percorso è costellato di sequenze d’azione che sfiorano il grottesco: tra inseguimenti su 270 gradini e sopravvivenze a impatti multipli con automobili, il film flirta con la parodia senza mai abbracciarla davvero.


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Il climax, pur soddisfacente, arriva dopo oltre due ore e mezza di azione incessante, lasciando lo spettatore esausto. L’assenza di ironia e la ripetitività delle dinamiche minano l’efficacia di un franchise che, un tempo, brillava per originalità. Questo quarto step chiude (forse) un ciclo che ha saputo reinventare il genere action, ma che ora sembra aver perso la bussola narrativa. Se il primo film era una sorpresa, il quarto è un esercizio di stile che fatica a giustificare la sua durata. Forse è davvero giunto il momento di lasciare riposare l’assassino più elegante del cinema contemporaneo. Qui si sfiora lo stucchevole.

 


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michemar

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