Jojo Rabbit (2019)
- michemar

- 23 set 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 28 giu 2023

Jojo Rabbit
N.Zelanda/Rep.Ceca/USA 2019 commedia 1h48’
Regia: Taika Waititi
Soggetto: Christine Leunens (romanzo Come semi d’autunno)
Sceneggiatura: Taika Waititi
Fotografia: Mihai Malaimare Jr.
Montaggio: Tom Eagles
Musiche: Michael Giacchino
Scenografia: Ra Vincent
Costumi: Mayes C. Rubeo
Roman Griffin Davis: Johannes "Jojo Rabbit" Betzler
Thomasin McKenzie: Elsa Korr
Taika Waititi: Adolf Hitler
Scarlett Johansson: Rosie Betzler
Rebel Wilson: Fräulein Rahm
Stephen Merchant: Deertz
Alfie Allen: Finkel
Sam Rockwell: capitano Klenzendorf
Archie Yates: Yorki
TRAMA: Jojo, un bambino cresciuto dalla sola madre, ha come unico alleato il suo amico immaginario Adolf Hitler. Il suo ingenuo patriottismo viene però messo alla prova quando incontra una ragazzina che stravolge le sue convinzioni sul mondo, costringendolo ad affrontare le sue paure più grandi.
Voto 7

Due sono gli aspetti che vengono in mente a proposito di questo film: la fantasia dei bambini e la loro crescita mentale, allorquando la piccola esperienza della loro ancora giovanissima vita e la conseguente apertura verso l’altro - inteso come persona e come idea diversa - li porta a capire meglio il mondo. È proprio quello che capita ad un bel bimbo vivace e fantasioso, Johannes Betzler detto Jojo, che a 10 anni vive con la madre Rosie. Lo vediamo crescere senza il papà morto in guerra e senza la sorella, deceduta per influenza nel periodo finale della Seconda Guerra mondiale, quando in Germania il mito di Adolf Hitler domina ancora ma che sta perdendo lo smalto dei tempi migliori per via della più che mai vicina sconfitta.

Jojo si è creato, come tanti bimbi della sua età, un amico immaginario che è proprio Adolf Hitler che gli fa compagnia durante le lunghe giornate passate in casa solitario, con cui parla di tutto ciò che accade e da cui riceve impulsi per le sue riflessioni, ma assieme a questo si esalta per le imprese belliche, tanto da fargli desiderare di diventare un bravo nazista (!), un perfetto adolescente appartenente alla Gioventù hitleriana. Paradossali e comiche le sequenze nel campo di addestramento con tanti ragazzini in divisa che imparano i primi movimenti militari e le prime nozioni di armi, tutto fotografato con mano parodistica e colorata, in uno scenario che per certi versi ricorda la fantasia del cinema di Wes Anderson. Menomale che quella del giovanottino è pura ingenuità tanto che nel frattempo non si è ancora accorto che prima di tutto la mamma è contraria a quel regime e che nasconde in casa addirittura una ragazzina ebrea, rinchiusa in un comodo armadietto. Ovviamente succede che si accorge dell’ospite inattesa e dopo un primo momento di smarrimento, conoscendo meglio Elsa Korr, che era compagna di classe della sorella, capisce che quella ragazzina ha bisogno di essere aiutata e protetta e comincia a guardarla con occhi diversi.

È così che Jojo inizia un lento cambiamento delle sue idee, combattuto tra quelle che si era fatto con la propaganda nazista e il senso di protezione che si sviluppa nei confronti della estranea: nonostante la paura che lei venga scoperta dal suo invadente amico immaginario, evita di procurarle guai e così il suo pensiero cambia totalmente. Inizia cioè un percorso di crescita di pensiero e di apertura umana, un progresso mentale che gli farà aprire gli occhi sulla realtà e lo farà diventare più grande in tutti i sensi. E più convinto della fratellanza del genere umano.

Quanti film sono stati dedicati a distruggere la leggenda della superiorità ariana e a prendere in giro il mito di Adolf Hitler? Tanti, su tutti l’immenso Charlie Chaplin con il maestoso e impareggiabile Il grande dittatore, che già nel titolo prendo gioco del fuhrer. Il bravo e fantasioso attore/regista/sceneggiatore Taika Waititi, che è un neozelandese di origini maori ed ebree, si scatena in un carosello di battute, gags, esagerazioni per rendere sempre più idiota il personaggio di Hitler che lui stesso interpreta nella fantasia di Jojo. Con il chiaro l’intento di distruggere quella figura maledetta della Storia. Ci riesce? Abbastanza, però con un limite di cattiveria, nel senso che non affonda i colpi, si mantiene leggero e spiritoso, come una commedia pimpante, ma mai veramente graffiante come magari in tanti avrebbero sperato. Non utilizza schemi e scene come clave per esprimere la condanna, che pure c’è, ovviamente: è più vicino alla comicità leggera (mai raggiunta) de La vita è bella che alla satira ribelle che altri hanno tentato, ma fa sorridere e fa ricordare, aspetto che non andrebbe mai smarrito. Sulla base del romanzo Come semi d’autunno di Christine Leunens, costruisce originali personaggi, simpatici e vivaci, a cominciare dal piccolo protagonista del titolo fino alla sua mamma, una splendente e inaspettata Scarlett Johansson, tanto brava da essere nominata per gli Oscar per questo ruolo (oltre a quello del bellissimo Storia di un matrimonio [recensione], ben due candidature in un solo colpo!). Davvero una bella sorpresa, una conferma della sua versatilità e bravura. Oltre al goffo, antipatico e supponente Adolf di Taika Waititi, sempre in gamba, poteva mancare nella parodia un tipo come Sam Rockwell? No, infatti l’autore gli affida il ruolo del maldestro (ovviamente non c’è una persona seria e normale nel film) capitano Klenzendorf. Simpaticissimo e vivace il piccolo debuttante Roman Griffin Davis nei panni di Jojo.

Il regista Taika Waititi, premiato con l’Oscar per la sceneggiatura non originale, non ha puntato quindi dramma diretto e crudo sull'odio e sul pregiudizio, piuttosto ha puntato dritto verso il caos, quella confusione voluta per ridicolizzare la protervia dei nazisti, portando prima lo spettatore a ridere e poi, una volta che questo istintivamente abbassa le difese, a proporgli piccoli sprazzi di dramma. Lui ha detto: “La speranza è tutto ciò a cui ci aggrappiamo per andare avanti: ne abbiamo bisogno anche in questo particolare momento storico, in cui nazionalismo, antisemitismo e altre forme di intolleranza religiosa e razziale sono tornate pericolosamente di moda.” Il film è stato apprezzato non moltissimo dalla critica ma tanto da quel maestro della satira e dell’ironia chiamato Mel Brooks, il quale una volta affermò: “Se rendi Hitler argomento su cui ridere, hai vinto.”

Riconoscimenti
2020 - Premi Oscar
Migliore sceneggiatura non originale
Candidatura per il miglior film
Candidatura per la migliore attrice non protagonista a Scarlett Johansson
Candidatura per la migliore scenografia
Candidatura per il miglior montaggio
Candidatura per i migliori costumi
2020 - Golden Globe
Candidatura per il miglior film commedia o musicale
Candidatura per il miglior attore in un film commedia o musicale a Roman Griffin Davis
2020 - Premi BAFTA
Migliore sceneggiatura non originale






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