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L’agnello (2018)


L’agnello

Italia/Francia 2018 dramma 1h38’

 

Regia: Mario Piredda

Sceneggiatura: Mario Piredda, Giovanni Galavotti

Fotografia: Fabrizio La Palombara

Montaggio: Corrado Iuvara

Musiche: Marco Biscarini

Scenografia: Pietro Rais

Costumi: Stefania Grilli

 

Nora Stassi: Anita

Luciano Curreli: Jacopo

Piero Marcialis: Tonino

Michele Atzori: Gaetano

 

TRAMA: La giovane Anita è una ragazza che vive in una zona interna della Sardegna, in prossimità di un’area militare, suona la batteria e lavora come cameriera in un albergo. Abita con suo padre Jacopo, gravemente malato, che da anni non parla con il fratello Gaetano a causa di un antico dissidio. Con ostinatezza ed orgoglio, Anita cercherà in tutti i modi di convincere lo zio a fare le analisi e scoprire così se può donare il midollo che potrebbe salvare suo padre.

 

Voto 6,5



Siamo in Sardegna, nella zona del Supramonte di Urzulei. Dove vive Anita, che ha sedici anni e sta fronteggiando una situazione famigliare difficile. Sua madre è morta di leucemia e ora anche il padre Jacopo si è ammalato. Purtroppo nessuna terapia sta dando risultati significativi, la necessità di un trapianto di midollo osseo è sempre più urgente, ma l’attesa media per un donatore è di diversi mesi.



Anita non è compatibile e non lo è neppure Tonino, il nonno pastore che abita sull’altopiano vicino, accanto a un poligono militare che nel bene e nel male segna la vita del territorio da decine di anni. È proprio il caso di guardarsi intorno, di cercare parenti prossimi che possano dare l’aiuto decisivo, ma ci sono seri problemi di scarsa vicinanza fisica e affettiva, di distanze misurabili con lo spazio e con rapporti interrotti. Per esempio ci sarebbe lo zio Gaetano, il fratello maggiore di Jacopo, di cui i medici dicono che la probabilità che lui sia compatibile è più alta, ma questi abita lontano ed è una persona su cui non si può fare affidamento. Questo zio ha una testa calda che riesce a stento a mantenere la moglie e i figli, rivendendo ferraglia che trova abbandonata nelle campagne.



Lui e Jacopo non si vedono né si parlano da anni, divisi da un antico rancore che non sembrano intenzionati a dimenticare. Gaetano sembra intrattabile anche per suo padre Tonino, che in fondo potrebbe influenzarlo. Sarebbe la soluzione sperata, ma come avvicinarlo e convincerlo? Forse, solo il carattere ribelle e un po’ folle di Anita, che si distrae solo con la sua amata batteria, riuscirebbe a scalfirne la corazza, ricucire almeno in parte quell’antico strappo e convincerlo a fare le analisi che potrebbero salvare la vita del padre.



Il regista Mario Piredda si era fatto conoscere qualche prima fa con i suoi corti e con uno di questi, A casa mia, aveva avuto buoni riconoscimenti anche internazionali e vinto il David di Donatello per il miglior cortometraggio. Qui si presenta con il suo primo lungo, un film ambientato nella sua Sardegna, sede di uno dei più importanti quartier generali della NATO, dove vengono effettuati numerosi esperimenti con ogni tipo di arma. Questo fatto ha fatto sì che molti dei cittadini dell’area perimetrale soffrissero di numerosi tumori a causa della grande quantità di radiazioni prodotte nell’addestramento militare. Ma il regista non ha voluto concentrarsi sul tema militare, non era quello l’obiettivo del film, tanto che, a parte un terreno recintato e la presenza di un carro armato in un momento specifico, il tema militare passa completamente inosservato. Piredda ha voluto riflettere piuttosto su come vivono gli abitanti della zona, le loro usanze, soprattutto come vivono di bestiame. Il vero aspetto che vuole mostrarci è la lotta di una giovane donna contro la malattia di suo padre, avendo già perso la madre per il medesimo motivo: ora non è disposta a lasciare che accada di nuovo.



Film apprezzato ovunque, anche all’estero, dove, ad Annecy, ha vinto tre premi, mente la tenace protagonista Nora Stassi ha ricevuto una menzione speciale ad “Alice in Città” nell’ambito del Roma Film Festival.

 

“A tutti i pastori appare la Madonna!”



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