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L’amico di famiglia (2006)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 8 ago 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

L’amico di famiglia

Italia/Francia 2006 dramma 1h42’


Regia: Paolo Sorrentino

Sceneggiatura: Paolo Sorrentino

Fotografia: Luca Bigazzi

Montaggio: Giogiò Franchini

Musiche: Teho Teardo

Scenografia: Lino Fiorito

Costumi: Ortensia De Francesco, Jessica Zambelli


Giacomo Rizzo: Geremia de' Geremei

Fabrizio Bentivoglio: Gino

Laura Chiatti: Rosalba De Luca

Gigi Angelillo: Saverio De Luca

Clara Bindi: madre di Geremia

Barbara Valmorin: nonna del bingo

Antonella Salvucci: presentatrice

Marco Giallini: Paolo Attanasio

Lorenzo Gioielli: Giulio Montanaro

Giorgio Colangeli: Gino Massa

Alina Nedelea: Belana

Valentina Lodovini: donna debitrice

Roberta Fiorentini: madre di Rosalba

Elia Schilton: Tesauro

Luisa De Santis: Silvia

Barbara Scoppa: Tiziana Senatore


TRAMA: Geremia, usuraio sessantenne di una cittadina dell'Agro Pontino, è sgradevole di aspetto e di carattere, ma si sente buono e socialmente utile. Crede di salvare le famiglie alle quali presta denaro: ma dal momento in cui accetta di "aiutare" una coppia che deve organizzare il matrimonio della figlia, la sua vita avrà una svolta inattesa.


Voto 7

Geremia è un vecchio sarto che si arricchisce facendo l’usuraio: è un uomo ripugnante, cattivo, avaro, che vive da solo nella sua casa squallida con la madre sprezzante e costretta a letto. Ha un rapporto morboso e ossessivo con il denaro e lo usa per insinuarsi negli affari degli altri, fingendo con tutti i suoi clienti finanziari di essere il miglior amico di famiglia che possano avere. Loro, poverini, invece sono succubi come sempre succede in questi casi.

Quando un giorno gli viene chiesto da un uomo di prestargli del denaro per il matrimonio della bellissima figlia Rosalba, egli perde la testa per la ragazza. Addirittura si innamora a prima vista, trovandola ammaliante e, sfruttando la sua posizione dominante, in quell’ambiente degradato, presto si abbandona a strane congetture e cerca di stabilire uno strano rapporto come se fossero la bella e la bestia.

Paolo Sorrentino era in una notevole fase di crescita artistica e dopo l’affermazione de L’uomo in più e Le conseguenze dell’amore (due storie di perdenti, di esseri che si muovono nel sottobosco) si presentò a Cannes 2006 con questo film che, ambientato nell’Agro Pontino, esalta la solitudine umana e sociale del laido protagonista, il cui portamento, piccolo e dai piccoli passi, disgusta quanto la sua sporca attività.

Se il film risulta disturbante vuol dire che Sorrentino centra l’obiettivo e centra anche la costruzione dei vari personaggi, da quelli antipatici a quelli differenti dai soliti che vediamo nel cinema italiano che sono anche caratteristici dei suoi film. Persino il sentimento che prova Geremia non è limpido, dando subitaneamente l’idea di qualcosa di malato, che sporca la purezza della bellezza della futura sposa. Per l’attore protagonista Giacomo Rizzo è l’occasione della vita.

Attingendo a una colonna sonora eclettica – come accade sempre nei film di questo regista -, che spazia da Antony And The Johnsons al Concerto per violoncello di Elgar, vede Sorrentino e il suo direttore della fotografia Luca Bigazzi sfocare senza sforzo i confini tra l’onirico e la realtà, in un modo che potrebbe ricordare (scusate l’accostamento) Bella di giorno di Luis Buñuel. Disponendo i personaggi in quadri stilizzati e utilizzando colori vividamente contrastanti, presentano allo spettatore una serie di immagini enigmatiche: una suora sepolta fino al collo nella sabbia, una giocatrice di pallavolo dall'aspetto estatico sdraiata su un campo rosso mattone, gli abitanti della città che portano le proprie sedie al concorso di bellezza locale. È il vero Paolo Sorrentino che ammiriamo, come meglio poi si espleterà con i successi internazionali che seguiranno negli anni.


 
 
 

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