top of page

Titolo grande

Avenir Light una delle font preferite dai designer. Facile da leggere, viene utilizzata per titoli e paragrafi.

L'appartamento (1960)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 8 nov 2023
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 12 nov 2023


L'appartamento

(The Apartment) USA 1960 commedia/dramma 2h5’


Regia: Billy Wilder

Sceneggiatura: Billy Wilder, I.A.L. Diamond

Fotografia: Joseph LaShelle

Montaggio: Daniel Mandell

Musiche: Adolph Deutsch

Scenografia: Alexandre Trauner

Costumi: Forrest T. Butler, Irene Caine


Jack Lemmon: C.C. Baxter

Shirley MacLaine: Fran Kubelik

Fred MacMurray: Jeff D. Sheldrake

Ray Walston: Joe Dobisch

Jack Kruschen: dr. Dreyfuss

David Lewis: Al Kirkeby

Hope Holiday: Mrs. Margie MacDougall

Joan Shawlee: Sylvia

Naomi Stevens: Mrs. Mildred Dreyfuss

Johnny Seven: Karl Matuschka

Willard Waterman: Mr. Vanderhoff

David White: Mr. Eichelberger

Edie Adams: Miss Olsen


TRAMA: La carriera di Baxter, impiegato in una grande compagnia di assicurazioni, fa balzi da gigante, ma il merito non è legato alla sua professionalità nel lavoro, ma deve tutto al fatto che possiede un piccolo appartamento che concede ai suoi superiori quando vogliono passare la notte con le loro amichette. Il giorno in cui cede la chiave al capo del personale scopre che la donna che sta con lui è Fran, una delle addette agli ascensori su cui ha messo gli occhi.


Voto 8,5

Dal 1° novembre 1959, il mite C.C. Baxter, detto Bud (Cicciottello nella versione italiana), lavora presso la Consolidated Life, una compagnia assicurativa ed è uno dei quasi trentaduemila dipendenti che lavorano nella sede centrale di Manhattan. Per distinguersi da tutti gli altri umili ingranaggi dell'azienda, nella speranza di salire nella scala aziendale, spesso lavora fino a tardi, ma solo perché non può entrare nel suo appartamento, situato fuori Central Park West, dal momento che presta le chiavi ad una manciata di dirigenti, a rotazione, per le loro relazioni extraconiugali in cambio di una buona parola presso il capo del personale, Jeff D. Sheldrake. Quando Baxter viene chiamato nell’ufficio di quest’ultimo per la prima volta, scopre che non si tratta soltanto di essere promosso come si aspetta, ma anche di aggiungere l’uomo sposato alla lista di persone a cui presterà il suo appartamento. Dobisch, Kirkeby, Vanderhoff ed Eichelberger ora si sentono trascurati poiché Baxter non ha più bisogno del loro aiuto per salire nella scala dei gradi. Le cose si complicano quando però gli uomini, rientrate le donne in famiglia, non hanno più bisogno dell’appartamento e lui scopre il dramma intimo della bella Fran, sull’orlo della crisi esistenziale, e se ne sente ancor più attratto.

Le cronache raccontano che Billy Wilder fu ispirato dal bellissimo Breve incontro del 1945 di David Lean, ma che dovette attendere un po’ di tempo affinché la censura si allentasse prima di poter raccontare la storia classica dei tradimenti, con il terzo uomo che presta il proprio appartamento a una coppia di adulteri. Stranamente, malgrado l'argomento delicato del soggetto, il film conquistò ben 5 Oscar ed oggi è considerato da molti come l’ultima opera davvero realistica del suo autore. Non solo. Al tempo, alcuni criticarono la amoralità di Baxter, il personaggio di Jack Lemmon, che fa una rapida carriera solo perché aiuta alcuni dirigenti della grande compagnia di assicurazioni per cui lavora nei loro tentativi di tradire le mogli. Ma l’attore, abituato ai ruoli di uomo della strada, dell’uomo qualunque spesso nei guai, arricchisce la sua eccellente interpretazione fornendo anche un solido risvolto umano, facendolo apparire come un semplice impiegato servile, intrappolato suo malgrado in una situazione incontrollabile che all'inizio della storia è più grande di lui.

Nonostante il suo humor, il film è un vero atto di critica sociale che analizza lo stile di vita e le abitudini sessuali degli americani dell’epoca. Perfino la corruzione che sta alla base del sistema capitalistico, dove chiunque abbia un minimo di potere riesce ad approfittare a spese altrui, viene attaccata duramente. Fa impressione, quindi, notare quanti aspetti sociali e moralistici intervengono in un’opera del celebre regista dopo averci abituati a commedie a volte spensierate. Tanto che, in ultima analisi, il film attraversa prepotentemente diversi e differenti generi di cinema: inizia come una commedia satirica, si trasforma in dramma e finisce come una commedia sentimentale. Costruita meticolosamente, la disincantata sceneggiatura della formidabile coppia, collaudata da tanti successi, può essere in qualche modo considerata una sorta di amaro seguito di un altro enorme trionfo del regista, Quando la moglie è in vacanza del 1955. Inoltre il film è splendidamente ripreso in un bianco e nero che ne marca la malinconia, accentuata dal fatto che la povera Fran (una perfetta Shirley MacLaine), che è una di queste ragazze infelici, crede che le storie d'amore non siano solo un nuovo bene di consumo, come invece la sua esperienza ha dimostrato.

Comunque, l’impiegato burocrate alla fine pare redimersi, innamorandosi di quest'anima gemella e solitaria, ma senza che film prenda una piega sciropposa. Stando ancora alle cronache del tempo, girava voce che Wilder pensava che MacLaine e Lemmon non formassero una grande coppia, che non avrebbe funzionato. E si sbagliava di grosso: il pubblico gli dette torto e i prestigiosi riconoscimenti lo dimostrarono.

Insomma, un esempio di equilibrio perfetto tra dramma e commedia che regala momenti di indimenticabile surrealismo (che scena quella della racchetta che fa da scolapasta!) ed un finale di rara potenza sentimentale.

Incredibile da credere, il soggetto non doveva neppure essere un film, poiché il progetto iniziale del regista, infatti, era quello di una commedia teatrale. Tuttavia, dopo essersi reso conto che alcune ambientazioni non potevano mai essere realizzate su un palcoscenico, decise di rivedere il suo progetto trasformandolo in un soggetto cinematografico. Tra le note più curiose che caratterizzano il film pluripremiato c’è quella che vuole che alcuni degli oggetti di scena erano di proprietà del regista: nello specifico, i quadri presenti nell'ufficio di Sheldrake, il capo del personale e dunque capo di Baxter, come anche il letto nell’appartamento del protagonista era di proprietà del regista, che lo aveva già usato cinque anni prima nel film Sabrina (!).

Alle mie modestissime osservazioni sul bellissimo film aggiungo una breve ma meravigliosa disamina da parte di Marcella Leonardi, critica, storica e insegnante di cinema.


Non ho mai scritto nulla del film della mia vita, The Apartment (1960) di Billy Wilder. Forse per il desiderio di non farlo entrare in un raziocinio analitico, ma di tenerlo per me nello spazio dell'immaginario, dell'immediata identificazione con i personaggi e del puro piacere. Eppure l'altro ieri, riscoprendolo, all'estremità dell'infinito nastro di visioni che si sono succedute nel corso del tempo, ho notato nuovi dettagli. Non avevo mai fatto caso, ad esempio, al dipinto “La zingara addormentata” di Rousseau, posto sul letto dove Fran crolla priva di sensi a causa dei sonniferi. La visione dei due corpi, smarriti in un altrove onirico, separati dalla realtà, nitidi e sereni nella virtù assolutrice del sonno, accentua l'aura di innocenza che circonda Fran.

Fran e C.C. Baxter, questi due personaggi “corrotti” dalla vita nella grande metropoli: entrambi prostituiti ai propri capi, corpi “di servizio”, volti di passaggio nel grattacielo brulicante (talmente transitori da risultare, talvolta, invisibili l'uno all'altra).

Wilder compone la sua bellissima ode all'uomo comune del '900: venduto al lavoro, ai ritmi frenetici della città; alienato, duplicato – si pensi non solo alle file di dipendenti alla scrivania (mutuate da The Crowd di King Vidor, 1928), ma anche alle ragazze del centralino, ordinate in modo da sottolineare la serialità della loro presenza.

Gli interni sono soffocanti: gli uffici gremiti, i bar stretti e affollati, la moltitudine di teste, braccia, l'invasione costante del privato.

L'appartamento di Baxter, “così intimo”, è un luogo interiore violato: Wilder lo inquadra valorizzandone ogni dettaglio, con i suoi quadri e gli oggetti, la camera da letto perfettamente nitida in virtù di una curatissima profondità di campo. E' un luogo allestito dallo sguardo wilderiano con un affetto profondo, lo stesso affetto nutrito verso i due protagonisti, smarriti alla deriva dell'esistenza.

La lezione di Lubitsch è forte: tutto si svolge dentro e fuori la porta dell'appartamento, molto è lasciato all'immaginazione, grazie all'uso dei suoni – la musica, le voci, le battute, uno “sparo” che inganna anche Fran.

Fuori, New York non è mai stata così romantica e solitaria: notturna, dai marciapiedi umidi, e con quelle panchine di Central Park disposte all'infinito, in una linea dove l'essere umano si accartoccia e svanisce tra le foglie invernali sollevate dal vento.

C'è tutta la vita in questo film: l'umanità nella sua luce e nella sua bassezza. Ci sono le lacrime sporche di mascara di Fran, c'è lo sguardo gelido e anaffettivo, trasparente nella sua ottusità, di Sheldrake; ci sono gli occhi inquieti di C.C. Baxter, elusivo persino a se stesso, sprofondato nella propria sensibilità ferita ma ancora animato da una scintilla. L'amore lo accende e fa di lui un eroe: e noi ci commuoviamo per un film di un regista amareggiato, turbato dal proprio presente, ma con ancora l'ideale di un romanticismo capace di cambiare la realtà. I film di Wilder sono belli perché credono nel sentimento, ma coltivano un intimo timore che impedisce ai personaggi di pronunciarlo: esattamente come Fran, che preferisce l'asciuttezza di uno “shut up” (stai zitto), e lascia che siano i suoi occhi a ubriacare d'amore C.C. Baxter.

Wilder, MacLaine. Lemmon


Riconoscimenti

1961 - Premio Oscar

Miglior film

Miglior regista

Migliore sceneggiatura originale

Miglior montaggio

Migliore scenografia

Candidatura miglior attore protagonista a Jack Lemmon

Candidatura miglior attrice protagonista a Shirley MacLaine

Candidatura miglior attore non protagonista a Jack Kruschen

Candidatura miglior fotografia

Candidatura miglior sonoro

1961 - Golden Globe

Miglior film commedia

Miglior attore in un film commedia o musicale a Jack Lemmon

Miglior attrice in un film commedia o musicale a Shirley MacLaine

Candidatura miglior regista

1960 - Festival di Venezia

Coppa Volpi alla migliore attrice a Shirley MacLaine

1961 - Premio BAFTA

Miglior film internazionale

Miglior attore straniero a Jack Lemmon

Migliore attrice straniera a Shirley MacLaine


 
 
 

Commentaires


Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

bottom of page