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L'esercito delle 12 scimmie (1995)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 7 apr 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 15 mag 2023


L'esercito delle 12 scimmie

(Twelve Monkeys) USA 1995 thriller/fantascienza 2h9’


Regia: Terry Gilliam

Soggetto: Chris Marker (La Jetée)

Sceneggiatura David Webb Peoples, Janet Peoples

Fotografia: Roger Pratt

Montaggio: Mick Audsley

Musiche: Paul Buckmaster

Scenografia: Jeffrey Beecroft

Costumi: Julie Weiss


Bruce Willis: James Cole

Madeleine Stowe: Kathryn Railly

Brad Pitt: Jeffrey Goines

Jon Seda: José

Christopher Plummer: dr. Leland Goines

David Morse: dr. Peters

Rick Warner: dr. Casey

Frederick Strother: L.J. Washington

Frank Gorshin: dr. Fletcher

Joseph McKenna: Wallace

Lee Golden: Charlie

Christopher Meloni: ten. Jim Halperin


TRAMA: Nel 2035 i sopravvissuti del genere umano abitano in un mondo sotterraneo. Il novantanove per cento della popolazione non esiste più e la superficie terrestre è ormai inabitabile, dopo la terribile epidemia del 1996. Mentre la sopravvivenza è sempre più precaria, un gruppo di scienziati cerca di realizzare l'ultima speranza: viaggiare indietro nel tempo e recuperare le risorse del passato per salvare il futuro.


Voto 7

Terry Gilliam era l’unico americano dei Monty Python, gruppo che è stato attivo sino al 1983, ma lui già da qualche anno si stava cimentando con il cinema con opere che rispecchiavano il suo modo di fare arte. I suoi primi film (ma non è che sia cambiato granché, da allora) erano stimati dalla critica ma non sfondavano mai al botteghino. Cosa che perdura tutt’oggi. Il suo attuale ultimo, L'uomo che uccise Don Chisciotte, per esempio, è senz’altro un buon film ma piace a pochi. Prima di questo si era fatto notare con Le avventure del Barone di Munchausen ma soprattutto con La leggenda del re pescatore, anche questi apprezzati ma rimasti poco visti e poco trasmessi. È stato sempre considerato geniale ma, alla fine dei conti, i suoi film non incassavano mai neanche il necessario per coprire i costi e le produzioni spesso lo evitavano.

Questa volta abbandona veramente la commedia e, seguendo il suo naturale istinto, si getta in un’opera accuratamente confusionaria (è questa l’impressione che dà, ma solo perché le sue sono storie davvero complesse), che va dal thriller al fantascientifico: un virus pericoloso, i viaggi nel tempo, la follia, sono gli ingredienti a cui aggiunge due attori adattissimi per agitare come in uno shaker una storia terrificante, emozionante e, come sempre confusa. I due sono Bruce Willis e Brad Pitt.

Siamo nel È il 2035 e solo 1% dell'umanità è sopravvissuto alla pandemia mortale del 1996. I restanti – se così li possiamo chiamare - fortunati sono costretti a vivere sottoterra, mentre la superficie è ancora una volta dominata da animali selvatici. Un gruppo di studiosi vuole scoprire l'origine del virus e a loro lo strano James Cole (Bruce Willis), un detenuto a cui promettono la grazia, sembra la persona perfetta per questo obiettivo. L'organizzazione dell’esercito di cui il titolo sembra avere qualcosa a che fare con la diffusione del virus e per indagare ulteriormente gli scienziati vogliono che Cole viaggi nel tempo fino all'anno dell’origine della malattia. Tuttavia, invece di tornare al 1996, viene accidentalmente inviato nel 1990, dove si mette nei guai con la polizia e viene tenuto in un istituto psichiatrico. Lì incontra non solo qualcuno che è importante per la ricerca, ma anche una giovane donna intrigante.

Gli eventi si svolgono nel passato e poiché è noto che il male del virus accadrà, lo spettatore fondamentalmente sa cosa sta per accadere. Eppure, il film riesce a mantenere alta la tensione, perché segretamente spera che tutto vada bene, come succede sempre quando le trame portano gli spettatori all’indietro nel tempo. Inoltre, il tema della follia si esprime in modi diversi. Prima di tutto, Cole è un tipo instabile e imprevedibile, un vero sociopatico e in quel passato finisce anche in un manicomio, dove viene in contatto con un altro ricoverato, Jeffrey Goines (Brad Pitt), che si rivelerà come il capitano dell’Esercito delle 12 scimmie, figlio di un noto virologo. Il caos creato ad arte dal regista si complica ogni volta che dal futuro gli studiosi “richiamano” Cole e lo rimandano indietro, che per altri errori si ritrova catapultato al tempo della Prima guerra mondiale. Ai due si aggiunge la bella dottoressa Kathryn Railly (Madeleine Stowe), che inizialmente ritiene Cole malato ma in seguito inizia a prenderlo sul serio.

Sebbene Cole non sia davvero pazzo, sembra perdere sempre più la presa della realtà nel corso della storia. Cosa è reale e cosa non lo è, cosa è presente e cosa è passato? Lo spettatore è trascinato in questa situazione caotica e se ci si ritrova seguendo il segmento impazzito (questo sì) è bene, altrimenti va a finire come quel pubblico che al tempo usciva dalla sala senza averci capito proprio nulla. A questa anomala situazione, Gilliam contribuisce giocando con flashback e sogni, creando ancora più incertezze, addirittura anche con una voce fuori campo. E se il passeggero del tempo non è realmente pazzo, Goines lo è per davvero, personaggio che permette a Brad Pitt di dare il meglio di sé, strabuzzando gli occhi e fornendo salti di umore che sono uno spettacolo a parte.

Il senso che trasmette il film di Terry Gilliam non è quello di un mondo di gente fuori di testa, piuttosto, a guardarci bene, è il senso della disperazione che invade i personaggi, quella che pervade in un tempo dell’umanità che si sta perdendo. Persino la relazione che nasce tra Cole e Railly sembra disperata piuttosto che gioiosa. Il film, come detto, pare volutamente confuso ma in realtà cerca di spingerci e riflettere sui tanti aspetti che ci può offrire, sotto forma di una commedia assurda (come d’altronde è sempre stata la comicità dei Monty Python) che solo erroneamente è intrattenimento.

Nel corso degli anni, anche questo film, come gli altri di questo regista, è diventato un cult, ma non è possibile affermare che piaccia a molti, anche se, secondo me, una sola cosa è certa: ogni tanto fa piacere riguardarlo, per scoprire magari qualcosa in più oppure ci si raccapezza meglio della volta precedente.

Riconoscimenti

Premio Oscar 1996:

Candidatura a miglior attore non protagonista a Brad Pitt

Candidatura a migliori costumi

Golden Globe 1996:

Miglior attore non protagonista a Brad Pitt


 
 
 

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cinefilo da bambino

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