L'imbalsamatore (2002)
- michemar

- 12 lug 2022
- Tempo di lettura: 3 min

L'imbalsamatore
Italia 2002 dramma 1h40’
Regia: Matteo Garrone
Sceneggiatura: Matteo Garrone, Ugo Chiti, Massimo Gaudioso
Fotografia: Marco Onorato
Montaggio: Marco Spoletini
Musiche: Banda Osiris
Scenografia: Paolo Bonfini
Costumi: Francesca Leondeff
Ernesto Mahieux: Peppino Profeta
Valerio Foglia Manzillo: Valerio
Elisabetta Rocchetti: Deborah
Lina Bernardi: madre di Deborah
Pietro Biondi: padre di Deborah
Bernardino Terracciano: boss
Aldo Leonardi: datore di lavoro di Deborah
Rosario J. Gnolo: imprenditore caseificio
Marcella Granito: Manuela
TRAMA: Peppino è di piccolissima statura e fa il tassidermista in una località del litorale casertano. Quando incontra il giovane Valerio, fa di tutto per prenderlo a lavorare con sé, stringendo con lui un rapporto sempre più ambiguo. L'equilibrio fra i due viene rotto da Deborah, una ragazza licenziata da un'officina meccanica.
Voto 7

Dopo i primi tre film, oggi considerati importanti come percorso artistico ma minori rispetto alle produzioni attuali (Terra di mezzo [1996], Ospiti [1998], Estate romana [2000]), Matteo Garrone stila la prima vera opera importante, oltretutto complessa dal punto di vita psicologico ma anche sul piano dei rapporti umani. Parte da un fatto di cronaca (l'omicidio di Domenico Semeraro, detto "il nano di Termini", avvenuto a Roma nel 1990) ma subito prende una direzione molto differente da quello che normalmente deriva da ordinari fatti di cronaca.
Peppino è un maturo tassidermista costantemente ridicolizzato per la sua bassa statura e per certi atteggiamenti alquanto inquietanti. Quando incontra Valerio, un bel giovane che resta affascinato dal lavoro dell’imbalsamatore di animali, questi, a sua volta, rimane estasiato dal ragazzone e arriva, pur di non lasciarlo andar via, ad offrirgli un grosso stipendio per tenerlo a lavorare come suo assistente. È certamente particolare il rapporto che nasce tra i due e Valerio non disprezza l’attrazione che l’uomo ha per lui e sta al gioco. Tutto cambia quando Valerio incontra Deborah, una ragazza che gli suscita sentimenti fino a far nascere una vera storia d'amore. Facile immaginare la reazione dell’altro e il legame tra i tre prende una forma inaspettata, fatta di situazioni in cui il giovane equivoca le mosse di Peppino, non intuendo che, per esempio, i festini che lui organizza sono solo un’occasione per adescarlo.

La direzione di Matteo Garrone sa giocare con alcuni misteri mentali che sono il reale impianto del film: Peppino è un vero omosessuale oppure è uno scambista dalla mentalità aperta? Valerio è davvero cosciente del desiderio che l’altro prova per lui? Cosa preferisce in buona sostanza Valerio, i soldi e le feste dell’uomo o l’attrazione fisica e sentimentale di Deborah? Alla fin fine, Valerio si rende conto della vera situazione che si è andata a creare nell’ambiguo rapporto tra i tre personaggi e dalle anomale conoscenze di Peppino?

L’atmosfera a volte rarefatta che Matteo Garrone sa creare, in una ambientazione da incubo urbano come la costiera casertana lontana dalla gioiosità estiva, dà la sensazione di rivivere scene di Rainer Werner Fassbinder o di David Lynch, ma con la netta percezione di vicende del tutto italiane, di un adattamento alla nostra mentalità. Strade sociali, ambientali, psicologiche, contaminate da tre personaggi molto differenti tra loro, molto lontani, che il caso ha messo assieme. Ma anche la chiara sensazione che l’evoluzione dei comportamenti e dei rapporti dei tre li condurrà ad un epilogo inevitabile e tragico.

Valerio Foglia Manzillo ed Elisabetta Rocchetti si rivelano buonissimi e adatti al loro ruolo ma Ernesto Mahieux non spreca la grande occasione di essere finalmente un protagonista coi fiocchi, un attore formidabile nella sua particolarità fisica, alla stessa stregua di colui che sarà il prim’attore in Dogman, Marcello Fonte. Evidentemente il regista sa scegliere gli attori non comuni per i suoi personaggi.






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