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L’ospite (2018)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 28 mar 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 1 lug 2024

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L’ospite

Italia/Svizzera/Francia 2018 commedia 1h34’


Regia: Duccio Chiarini

Sceneggiatura: Duccio Chiarini, Roan Johnson, Davide Lantieri, Marco Pettenello

Fotografia: Baris Özbiçer

Montaggio: Roberto Di Tanna

Musiche: Tyler Ramsey

Scenografia: Laura Boni

Costumi: Kay Devanthey Giovannoni


Daniele Parisi: Guido

Silvia D'Amico: Chiara

Anna Bellato: Lucia

Thony: Roberta

Daniele Natali: Dario

Sergio Pierattini: Alberto

Milvia Marigliano: Gioietta

Guglielmo Favilla: Pietro

Dario Brunori (Brunori Sas): cantante del locale


TRAMA: La storia d'amore e la convivenza tra Guido e Chiara entrano in crisi e lui decide di prendersi una pausa di riflessione facendosi ospitare da amici o dai suoi genitori. Si ritrova così ad osservare da vicino i piccoli drammi e le contraddizioni delle altre coppie mentre la distanza tra lui e Chiara si approfondisce.


Voto 6,5


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I giovani registi italiani, proprio come il nostro Duccio Chiarini, fiorentino del 1977 formatosi alla London Film School, hanno spesso il coraggio di guardarsi intorno e raccontare la non facile situazione della loro generazione appannata dalla precarietà, e non solo parlando di lavoro e occupazione. Incerta, provvisoria, sono aggettivi che in questi anni vanno a pennello con la vita della società odierna, dove non sempre è facile progettare il futuro. Se Checco Zalone prendeva in giro la pretesa di un posto fisso (ai tempi del primo Ermanno Olmi era “il posto” per antonomasia), questo regista va agli antipodi, quelli di un Paese in crisi di sicurezze. Anche a proposito delle relazioni umane, a cominciare dai rapporti di coppia.


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Il trentottenne Guido e la trentatreenne Chiara, trovandosi inaspettatamente a scegliere se avere un figlio, prendono decisioni opposte che li porteranno a separarsi. Le fasi del loro allontanamento sono seguite attraverso lo sguardo di Guido, che di fronte ai primi tentennamenti della fidanzata, nella speranza di farle cambiare idea, decide di lasciare la casa dove convivono da anni e di chiedere ospitalità sui divani delle persone a lui più care. Inizia così uno strano viaggio che lo porta presto a trovarsi testimone delle vicende altrui da un punto di vista nuovo, quello dell'ospite. In un momento di smarrimento, assalito da mille domande esistenziali, si trova a notare aspetti dell'intimità dei rapporti e delle vite delle persone a lui più vicine completamente nuovi. Proprio questo nuovo sguardo gli permetterà di accettare l'idea che a volte anche i grandi dolori possono dare la forza per un nuovo inizio.


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È curioso, ma anche tenero e imbarazzante, vedere Guido chiedere timidamente all’amico di poter essere ospitato, ma solo per una notte, magari due, perché nel frattempo deve capire quale piega deve prendere la sua esistenza. È un quasi quarantenne precario universitario che viene raccontato durante il cambio di prospettive, davanti alla serie di fragilità che scopre, che riflette senza dare fretta alle decisioni che forse verranno da sole. Ha un atteggiamento che si potrebbe definire sommesso, però nello stesso tempo attento a ciò che gli succede intorno, soprattutto quando si accorge che anche nella casa dell’ospitante succedono più o meno le stesse cose che già conosce.


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La sceneggiatura, scritta a più mani, è fatta di molti dialoghi che sono scritti con delicatezza e intelligenza, con molti riferimenti letterari: c’è persino una scena in cui una studentessa nera legge una poesia del Foscolo, che pare dirci che la storia si ripete. Se lo spettatore offre pazienza nel tentativo di capire il personaggio, si viene conquistati dal registro agrodolce, minimalista, che senza molti gesti e a voce bassa riesce a dire molte cose, che ci fa riflettere. Da divano a divano, Guido farà le tappe per capire la sua strada.


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Un’idea, quella di Duccio Chiarini, che poteva andare facilmente fuori binario, perché il film necessitava di un interprete giusto e adatto ad esprimere questi concetti e non ha sbagliato scelta. Daniele Parisi corrisponde pienamente a quello che Guido è e si dimostra una scelta perfetta. Misurato, a tratti surreale, incarna il ruolo di chi vuole capire e uscire dalle incertezze osservando la propria esperienza e quella degli altri, che ascolta con attenzione. La regia, predisposta a raccontare con sincerità e onestà l’incapacità maschile di gestire la crisi, è attenta ai personaggi, con l’intento di giustificarli in maniera realistica e senza mai cadere nel drammatico. Perché, in fondo, è una commedia, amarognola, ma commedia.


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Riconoscimenti

2020 - David di Donatello

Candidatura miglior canzone a “Un errore di distrazione” di Brunori Sas

2020 - Nastro d’Argento

Candidatura miglior canzone a “Un errore di distrazione” di Brunori Sas

2018 - Locarno Festival

Premio Boccalino d'oro al miglior film

2019 - ValdarnoCinema Film Festival

Miglior colonna sonora a Brunori Sas



 
 
 

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