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L'uomo che uccise Don Chisciotte (2018)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 27 giu 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

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L'uomo che uccise Don Chisciotte

(The Man Who Killed Don Quixote) Spagna/Belgio/Francia/UK/Portogallo 2018, avventura, 2h12’


Regia: Terry Gilliam

Sceneggiatura: Tony Grisoni, Terry Gilliam

Fotografia: Nicola Pecorini

Montaggio: Lesley Walker, Teresa Font

Musiche: Roque Baños

Scenografia: Benjamín Fernández

Costumi: Lena Mossum


Adam Driver: Toby Grisoni

Jonathan Pryce: Javier "Don Chisciotte"

Joana Ribeiro: Angelica

Stellan Skarsgård: il capo

Olga Kurylenko: Jacqui

Jason Watkins: Rupert

Óscar Jaenada: gitano

Sergi López: fattore

Rossy de Palma: moglie del fattore

Jordi Mollà: Alexei Miiskin

Paloma Bloyd: Melissa

Eva Basteiro-Bertoli: Dorothea


TRAMA: Toby, un regista disilluso, viene trascinato in un mondo di fantasia da un salto temporale quando un ciabattino spagnolo crede che sia Sancho Panza. Diventa gradualmente incapace di distinguere i sogni dalla realtà.


Voto 7,5


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Si dice sempre che in fondo il cinema è un sogno e questo film, tanto agognato dal visionario Terry Gilliam, è la materializzazione del suo sogno. Un’opera inseguita per decenni, cambiando continuamente attori, copioni, location, per non parlare dei diritti della sceneggiatura, prima persi poi riacquistati. Basta? No. Alluvioni su uno dei set, malore di Jean Rochefort (che con Johnny Depp doveva essere il protagonista, ma la schiera degli attori chiamati volta volta è lunghissima). Insomma il fato non voleva che il film si facesse o che almeno non fosse Gilliam il realizzatore. Un romanzo d’avventura (o disavventura) all’interno di un romanzo fantastico. E come ha scritto qualche autorevole critico: come si fa a non commuoversi di fronte a questo Don Chisciotte? e io aggiungo più volte iniziato e altrettanto (meno una) interrotto?


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Chi vince lo sappiamo bene e lo si può apprezzare in pieno: vince la fantasia sempre surreale di un autore (non dimentichiamo che era uno dei componenti del leggendario Monty Python) che del suo essere visionario ne ha fatto un marchio di fabbrica. E vince anche questa bizzarra ed empatica miscela filmica che racchiude la storia del romanzo di Cervantes, la produzione difficoltosa di uno spot, l’islamismo, la mafia russa e il diverso carattere dei due protagonisti. Una mescolanza che, una volta accettata, seguita e compresa, solleva una simpatia inarrestabile. Come dice Gilliam stesso, a proposito del realismo e della fantasia insite nel film, e dello stare più con Don Chisciotte o con questo strano Sancho Panza: “Dipende da noi. Possiamo scegliere se essere un po' pazzi o noiosi, anche se spesso siamo entrambi.”


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E se tutto gira attorno al Don Chisciotte del bravissimo Jonathan Pryce, la trama ci avvicina alle strane disavventure di Toby (il solito inappuntabile Adam Driver) che il regista ha accostato al mitico americano alla corte di Re Artù di Mark Twain. Lo scopo? Dice ancora Terry Gilliam: “Quando ho capito che non potevo girare Don Chisciotte nel modo in cui lo aveva scritto Cervantes, mi sono chiesto se potevo fare un film raccontando una storia che ne catturasse l’essenza senza fare strettamente riferimento al libro.”


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Un consiglio per la visione: rilassatevi e godetevi concentrati queste due ore abbondanti di puro cinema, anzi di cinema nel cinema, un sogno doppio, quindi! Perché le avventure sono tante e imprevedibili. Come d’altronde i tanti personaggi, che vanno e vengono, tanti luoghi attuali e del tempo, le situazioni, i contrattempi e le fughe precipitose.



 
 
 

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