L'uomo senza sonno (2004)
- michemar

- 11 mag 2022
- Tempo di lettura: 2 min

L'uomo senza sonno
(El Maquinista) Spagna/USA 2004 dramma 1h41'
Regia: Brad Anderson
Sceneggiatura: Scott Kosar
Fotografia: Xavi Giménez
Montaggio: Luis de la Madrid
Musiche: Roque Baños
Scenografia: Luis de la Madrid
Costumi: Patricia Monné, Maribel Pérez
Christian Bale: Trevor Reznik
Jennifer Jason Leigh: Stevie
Aitana Sánchez-Gijón: Marie
John Sharian: Ivan
Michael Ironside: Miller
Larry Gilliard Jr.: Jackson
Reg E. Cathey: Jones
Anna Massey: Mrs. Shrike
TRAMA: Trevor Reznik, che già si sente in colpa per un incidente sul lavoro che ha ferito gravemente un collega, comincia a sviluppare un forte senso di persecuzione: crede che intorno a lui si stia sviluppando una congiura per punirlo del suo errore. Nel suo appartamento compaiono misteriosamente dei foglietti per appunti, quasi degli indovinelli e l'unico collega con cui l'uomo aveva legato sparisce nel nulla e gli viene detto che non è mai esistito. È tutta una manovra contro di lui, o è impazzito?
Voto 6,5

Trevor Reznik non riesce più a dormire da un anno. Il suo aspetto diventa sempre più spettrale e anche mentalmente peggiora giorno dopo giorno. I colleghi, che già lo guardano con sospetto, dopo un incidente sul lavoro in cui Trevor ha rischiato di uccidere uno di loro, iniziano a fare di tutto perché se ne vada dalla fabbrica.

Si potrebbe definire un thriller psicologico, oppure più semplicemente un dramma psicologico, questo film che vede sicuramente uno dei migliori e sofferti Christian Bale di sempre, con un fisico sacrificato da una dura cura dimagrante (si è parlato di un calo di peso di circa 30 chili!) e una interpretazione da ricordare, mentre la sua partner Jennifer Jason Leigh non gli è da meno, come sempre.

Non è assolutamente un film horror, anche se dà quella impressione: le intenzioni del regista erano infatti quelle di trasmettere il perenne stato di semi (in)coscienza in cui galleggia il protagonista e, se ciò arriva allo spettatore con molta efficacia, il merito va appunto diviso tra una regia ineccepibile che crea l’atmosfera da incubo continuo, con inquadrature sospese nell’aria silenziosa e con una fotografia cupa e fredda che ne aumenta la percezione, e la formidabile interpretazione immedesimata dell’attore protagonista che ha le movenze di un essere impalpabile.

Da questo insieme ne deriva una sorta di incubo persistente, per non parlare della continua sensazione di assistere a scene tra l’onirico ed il reale che lascia basiti ma anche atterriti.


Brad Anderson è uno specialista dei film ansiogeni quasi sempre basati su situazioni eccezionali o createsi da accidenti esterni (vedi Fractured oppure Transsiberian), ma questa volta la molla scatta dall’interno, dall’intimo del protagonista, riuscendo nell’operazione anche per la buona sceneggiatura di Scott Kosar, abile scrittore di horror.






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