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La belle époque (2019)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 11 nov 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 15 lug

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La belle époque

(La Belle Époque) Francia, Belgio 2019 commedia 1h55’


Regia: Nicolas Bedos

Sceneggiatura: Nicolas Bedos

Fotografia: Nicolas Bolduc

Montaggio: Anny Danché, Florent Vassault, Stéphane Garnier

Musiche: Nicolas Bedos, Anne-Sophie Versnaeyen

Scenografia: Stéphane Rozenbaum

Costumi: Emmanuelle Youchnovski


Daniel Auteuil: Victor Drumond

Guillaume Canet: Antoine

Doria Tillier: Margot

Fanny Ardant: Marianne Drumond

Pierre Arditi: Pierre

Denis Podalydès: François

Jeanne Arènes: Amélie

Michaël Cohen: Maxime Drumond

Bertrand Poncet: Adrien

Lizzie Brocheré: Gisèle

Thomas Scimeca: Freddy

Bruno Raffaelli: Maurice

Christiane Millet: Sylvie / Josiane


TRAMA: Victor, un sessantenne disilluso, vede la sua vita sconvolta il giorno in cui Antoine, un brillante imprenditore, gli propone qualcosa del tutto inedito: mescolando artifici teatrali e ricostruzione storica, ha la possibilità di tornare indietro nel tempo, al periodo che più preferisce. Victor sceglie allora di rivivere la settimana più memorabile della sua esistenza: quella in cui, 40 anni prima, ha incontrato il grande amore.


Voto 6,5


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Chi non vorrebbe rivivere il periodo che ritiene il più bello della vita di cui ha tanta nostalgia? Almeno i momenti indimenticabili, per la presenza di qualcuno che non si ha più, per la giovinezza volata via, per la felicità che si è provata? A chi ha una certa età, quel desiderio ogni tanto ritorna e ci si accontenta di rivedere con la mente gli attimi felici e i sentimenti provati. Ah, la nostalgia! Ovviamente si sa anche che è impossibile tornare indietro nel tempo e ci si accontenta del pensiero o delle vecchie fotografie. Se poi, come capita al nostro protagonista, trovi chi ti può preparare artificiosamente un salto all’indietro, come si fa a rifiutare? Magari rincontrare il partner giovane e bello, oppure la donna o l’uomo di cui si è rimasti innamorati che poi si è perso nelle infinite strade della vita?


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Victor, per esempio, è un uomo all’antica che odia il presente digitale e tutte le scorciatoie dell’informatica moderna. Quando un eccentrico imprenditore, grazie all’uso di scenografie cinematografiche, comparse e un po’ di trucchi di scena, gli propone di rivivere il giorno più bello della sua vita, egli non ha dubbi. Sceglie di tornare al 16 maggio del 1974: il giorno in cui in un café di Lione ha incontrato la donna della sua vita, la bellissima Marianne. Sembra fantascienza ma pare che quel sogno si possa rivivere, gli viene detto. È vero che è un gioco e come gioco bisogna accettarlo, ma può anche essere pericoloso, perché si stimolano quei sentimenti che erano veri e autentici e che si ripresentano senza immaginare come può finire.


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Se poi succede che l’attrice che viene chiamata a interpretare la donna oggetto dei ricordi ha un rapporto complicato con il regista dell’operazione, tutto si confonde e diventa difficile seguire i binari previsti prima. Diventa una situazione multipla, che tra l’altro si verifica come un film nel film, quasi come un’opera di Truffaut o un Truman Show. Ma, soprattutto, il film può essere solo caotico e poco comprensibile.


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Invece l’intelligente sceneggiatura, gli attori in ottima forma, un raffinato impianto, una regia adeguata fanno sì che l’opera riesca come una bella favola, anche se complicata. Nicolas Bedos, infatti, che è drammaturgo, regista teatrale, sceneggiatore, attore e umorista francese, figlio d’arte (il padre Guy era attore e umorista), ha creato tutti i presupposti per portare a termine un film piacevole e divertente, pur con qualche tocco drammatico. “Il film è nato da un'immagine, o meglio da una situazione che mi è sembrata sia patetica che comica: ho immaginato un uomo avanti con gli anni litigare con sua moglie, a casa. Lei lo sta criticando per la sua misantropia, la sua incapacità di stare al passo con i tempi, con la tecnologia, con i suoi figli e così via. Quindi, l’uomo esce dalla cucina ed entra in una piccola stanza dove tutto - dalla decorazione interna agli LP fino ai vecchi nastri VHS - lo riporta agli anni '70. Una specie di bolla protettiva che lui stesso ha creato. L'ho visto accendersi una sigaretta, guardare una trasmissione in una vecchia TV di legno e tirare un sospiro di sollievo. Eccolo: un uomo che sta annegando nel presente e si rifugia in un periodo che lo rassicura e lo protegge. Volevo filmare la vertigine che a volte sento intorno a me. Soprattutto perché quest'uomo è nato dal riflesso di alcune persone che mi sono molto vicine e, per alcuni aspetti, da me stesso. Scrivere questa storia è stata una vera avventura, anche psicoanalitica!”


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Se tutto riesce è merito non solo del regista ma anche del buonissimo cast, che vede in prima fila nomi come Daniel Auteuil, Guillaume Canet, Fanny Ardant, Pierre Arditi, Denis Podalydès a cui si aggiunge la bella e pimpante Doria Tillier.

Il bel film lo si può prendere come un invito rivolto al pubblico affinché non trascuri la propria memoria in un tempo che ci induce ad andare a massima velocità, sostituendo una foto con un’altra, un ricordo con un altro. Continuamente. Non è vero?


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Riconoscimenti

2020 - Premio César

Migliore attrice non protagonista a Fanny Ardant

Migliore sceneggiatura originale

Migliore scenografia

Candidatura per il miglior film

Candidatura per il miglior regista

Candidatura per il miglior attore a Daniel Auteuil

Candidatura per la miglior attrice a Doria Tillier

Candidatura per la migliore fotografia

Candidatura per il miglior montaggio

Candidatura per i migliori costumi

Candidatura per il miglior sonoro



 
 
 

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