La conseguenza (2019)
- michemar

- 11 ago 2023
- Tempo di lettura: 4 min

La conseguenza
(The Aftermath) Germania/UK 2019 dramma/guerra 1h48’
Regia: James Kent
Soggetto: Rhidian Brook (romanzo ‘The Aftermath’)
Sceneggiatura: Joe Shrapnel, Anna Waterhouse, Rhidian Brook
Fotografia: Franz Lustig
Montaggio: Beverley Mills
Musiche: Martin Phipps
Scenografia: Sonja Klaus
Costumi: Bojana Nikitovic
Keira Knightley: Rachael Morgan
Alexander Skarsgård: Stefan Lubert
Jason Clarke: Lewis Morgan
Martin Compston: sig. Burnham
Kate Phillips: Susan Burnham
Fionn O'Shea: Barker
Alexander Scheer: Siegfried Leitmann
Anna Katharina Schimrigk: Heike
Jack Laskey: Wilkins
Rosa Enskat: Greta
Flora Thiemann: Freda Lubert
Frederick Preston: Michael Morgan
TRAMA: Dopo la Seconda guerra mondiale, un colonnello britannico e sua moglie vengono assegnati a vivere ad Amburgo durante la ricostruzione del dopoguerra, ma nascono tensioni con il precedente proprietario tedesco della casa.
Voto 6-

Ambientato nella Germania del dopoguerra nel 1946, RachaelMorgan (Keira Knightley) arriva tra le rovine di Amburgo durante il rigido inverno per ricongiungersi con il marito Lewis (Jason Clarke), un colonnello britannico incaricato di ricostruire la città distrutta. Ma mentre si avviano verso la loro nuova casa, la donna resta sbalordita nello scoprire che Lewis ha preso una decisione inaspettata: condivideranno la grande casa con i suoi precedenti proprietari, il vedovo tedesco StefanLubert (Alexander Skarsgård) e sua figlia Freda, una adolescente tormentata da chissà quali problemi. In questa atmosfera carica di incertezze e in un crescendo di tensione, l'inimicizia e il dolore, sentimenti che pervadono la convivenza forzata, mascherata da una malcelata ospitalità, lasciano piano piano, ma inesorabilmente, il posto alla passione e al tradimento, che in un primo momento erano assolutamente imprevedibili.
Intuendo e leggendo la trama, anche se in modo succinto, si ha subito l’impressione che non sembra proprio voler tramontare il filone cinematografico che consapevolmente incrocia il tema dell’amore e della guerra, specialmente se l’ambientazione è la Seconda guerra mondiale. Fenomeno che si presenta frequentemente nel cinema dal dopoguerra ad oggi. Anche questo film, diretto da James Kent e prodotto fra gli altri da Ridley Scott, riprende lo schema, oramai diventato un cliché: il triangolo marito, moglie e amante inserito nel contesto drammatico della Germania devastata dalla sconfitta.
Quindi siamo nella Amburgo del 1945 e sono passati solo 5 mesi dalla caduta del Terzo Reich e la città è ancora un cumulo di macerie. Vista all’alto, sembra uno scheletro urbano nero, cupo, disperato. In un fine settimana, la città è stata bombardata più di Londra in tutta la guerra. I superstiti scavano fra le rovine dei palazzi alla ricerca dei corpi dei loro cari e qua e là, sotto la neve che cade, fra sassi e macerie, affiorano i cadaveri. È questo lo scenario, molto simile a quello mostrato da tanti film anche del neorealismo italiano. E come spesso accade, in questo si narra di un drammatico mélo post-bellico che racconta, incrociandole, più storie d’amore impossibili. La prima e più importante è quella fra un alto ufficiale dell’esercito britannico di stanza in quella città e la sua elegantissima moglie interpretata da Keira Knightley, che lo raggiunge in Germania portandosi dietro il lutto non elaborato della perdita di un figlio undicenne morto durante i bombardamenti tedeschi su Londra. I due si stabiliscono in una bellissima villa appena fuori città requisita a un architetto tedesco a cui l’ufficiale inglese concede di continuare a vivere lì, seppure relegato in soffitta. Come premesso, non è l’unico sentimento forte della trama, in cui si può notare come ci siano altri rapporti sofferti: l’amore impossibile fra una moglie e il suo amante, fra un padre e una figlia, fra una ragazza e un suo coetaneo fanatico hitleriano, fra due popoli che si sono combattuti e che, pur volendolo, non riescono a trovare un modo civile per convivere e rispettarsi. La morale che se ne può ricavare è che in guerra si perde tutti, ma proprio tutti, senza eccezione, vincitori e vinti. Tra l’altro, il romanzo ed il film vorrebbero dimostrare anche che, frantumando ogni stereotipo, non tutti i tedeschi sono così cattivi come sono stati sempre presentati sullo schermo e nelle pagine dei libri.
A parte l’eleganza dei costumi che sono parte integrante di molti film con Keira Knightley, la fotografia esalta anche quella dell’ambientazione e della scenografia, con i colori caldi della villa che si contrappongono a quelli grigi delle scene esterne. In più, il regista James Kent (che abbiamo conosciuto quale autore di Generazione perduta - Testament of Youth, quindi ancora un romanzo ed un film riguardante la guerra) vi aggiunge la passione per la musica del padrone di casa, con una emozionante sequenza in cui un disco riproduce la voce inimitabile di Maria Callas.
Come nell’altra sua opera, James Kent non riesce a fare però il vero salto che possa mandare il suo lavoro al di là della sufficienza piena, che possa fissare nella mente dello spettatore il film per qualche particolare importante. Resta un discreto classico romanzo mélo senza saper esaltare le emozioni, forse anche per una certa freddezza che pervade il film, come una ripercussione simile a quella ormai instaurata tra i due coniugi a causa della disgrazia della perdita del loro amato figlio. Causa di cui si viene a conoscenza solo in un secondo momento, giustificando la mancanza dell’armonia tra i due.

La conseguenza è “in seguito”, è quella della guerra e di ciò che di malefico lascia, come una scia mortale sia dell’anima che del corpo.
“Non era quello che mi aspettavo”, dice Rachael al marito poco dopo il suo arrivo ad Amburgo. E lui: “Tutto questo era inaspettato. Eppure, è così”.






















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