La donna che visse due volte (1958)
- michemar

- 3 set 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 23 giu 2024

La donna che visse due volte
(Vertigo) USA 1958 thriller 2h8’
Regia: Alfred Hitchcock
Soggetto: Pierre Boileau, Thomas Narcejac (romanzo)
Sceneggiatura: Alec Coppel, Samuel A. Taylor
Fotografia: Robert Burks
Montaggio: George Tomasini
Musiche: Bernard Herrmann
Scenografia: Henry Bumstead, Hal Pereira
Costumi: Edith Head
James Stewart: John "Scottie" Ferguson
Kim Novak: Madeleine Elster / Judy Barton
Barbara Bel Geddes: Marjorie "Midge" Wood
Tom Helmore: Gavin Elster
Henry Jones: coroner
Raymond Bailey: medico di Scottie
Ellen Corby: proprietaria del McKittrick Hotel
Konstantin Shayne: Pop Leibel
TRAMA: A causa delle sue vertigini, l'agente Ferguson è a riposo per non aver impedito un incidente mortale a un collega. Un amico gli chiede di sorvegliare sua moglie, che ha manie suicide. Di fronte a Ferguson, paralizzato dalle vertigini, la donna si butta da un campanile, o almeno così crede il povero agente. Ma un giorno un incontro casuale rimette tutto in gioco.
Voto 9,5

Nonostante Alfred Hitchcock, all'epoca, fosse all'apice del successo di critica e pubblico, questo film incredibilmente non piacque molto quando uscì. Le critiche più pesanti ricaddero sulla trama complicata e improbabile, basata su un omicidio diabolico ma poco plausibile, commesso tra l’altro da un personaggio non molto caratterizzato e ben descritto. La tensione è talmente incanalata altrove che l'assassino sembra quasi cavarsela. Per di più la scomoda relazione al centro del film tra Scottie (James Stewart) Madeleine (Kim Novak) dava una forte impressione di disagio, peraltro cercata dall’autore e molto ben riuscita. In ogni caso, dopo un periodo nel quale sparì dalla circolazione per problemi di diritti d'autore, il film venne rivalutato dalla critica e ora è ritenuto uno dei più grandi capolavori del Maestro.

John “Scottie” Ferguson è un poliziotto di San Francisco che lascia il suo lavoro quando, nel prologo, non riesce a salvare la vita di un collega per colpa delle vertigini di cui soffre quando è in alto, sia anche una scaletta da appartamento. Da quel giorno lavora saltuariamente come investigatore privato e viene ingaggiato dal suo vecchio amico Gavin Elster (Tom Helmore) per seguire la moglie Madeleine, una bionda glaciale in abiti castigati apparentemente ossessionata da un’antenata sua sosia, morta annegata nell'800.

La prima parte del film è quasi una storia di fantasmi, nella quale l'infatuazione di Scottie per Madeleine permette allo spettatore di immedesimarsi nelle paure della donna e il regista può esprimersi al meglio come gran maestro di atmosfere e di suspense. Quando però la donna si getta da un campanile, il film diventa più intenso e veloce, con il protagonista che ricade nell'ossessione quando in seguito incontra Judy Barton (ancora la Novak), una commessa bruna e sfacciata che gli ricorda la scomparsa Madeleine e con la quale inizia una relazione.

Pochissimi film canonici di Hollywood hanno mai osato essere perturbanti come questo, come nelle scene in cui Scottie prova a far rivivere il suo amore convincendo la sua nuova fiamma a cambiare acconciatura e vestiti per assomigliare all'altra donna. Per molti, la scena in cui lui abbraccia con bramosia vampiresca una Judy alla fine trasformata dopo tante insistenze e resistenze da parte di lei, è tanto disarmante da un punto di vista emotivo che possiamo affermare di non essere addirittura lontani dalla celeberrima scena della doccia di Psyco.


Come molti altri grandi film di Alfred Hitchcock, anche questa straordinaria opera è stata oggetto di imitazioni, omaggi e rivisitazioni, a cominciare da Complesso di colpa (1975) di Brian De Palma, regista che è ritenuto da tutti un suo allievo. Notevoli i trucchi tecnici che usò il maestro, come lo zoom in avanti e la carrellata all'indietro effettuati contemporaneamente per simulare il senso di vertigine di Stuart. Espedienti che hanno fatto scuola. Superfluo parlare di maestria del grande regista in questa occasione e dell’altissima tensione che sa creare, ma gli elogi non vanno risparmiati né per James Stewart né per la meravigliosa creatura chiamata Kim Novak, che si è portato dietro per tutta la vita questo personaggio, anche se ha recitato in tanti altri film. Lei, per tutti, è rimasta Madeleine. Merito anche dello stupendo commento musicale di Bernard Herrmann.
Riconoscimenti
1959 – Premio Oscar
Candidatura alla migliore scenografia
Candidatura al miglior sonoro






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