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La figlia del prigioniero (2022)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 18 gen
  • Tempo di lettura: 2 min
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La figlia del prigioniero

(Prisoner’s Daughter) USA 2022 dramma 1h40’

 

Regia: Catherine Hardwicke

Sceneggiatura: Mark Bacci

Fotografia: Noah Greenberg

Montaggio: Glen Scantlebury

Musiche: Nora Kroll-Rosenbaum, Stephen Light

Scenografia: Pele Kudren

Costumi: Marie France

 

Kate Beckinsale: Maxine MacLeary

Brian Cox: Max MacLeary

Christopher Convery: Ezra MacLeary

Jon Huertas: Giuseppe

Ernie Hudson: Hank

Tyson Ritter: Tyler

 

TRAMA: Dopo dodici anni di reclusione un uomo esce di prigione ma deve fare i conti con molte difficoltà prima di riuscire a rientrare in contatto con la figlia e il nipote.

 

VOTO 6


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Nel film di Catherine Hardwicke, la protagonista, Maxine (Kate Beckinsale), è in difficoltà. Ha due lavori, ma non può ancora permettersi le medicine per l’epilessia di cui suo figlio Ezra (Christopher Convery) ha bisogno. Il padre del bambino non è di aiuto. È un tossicodipendente che occupa abusivamente quella che sembra una fabbrica abbandonata, che si presenta solo per causare problemi e far licenziare la donna da uno dei suoi datori di lavoro. Così, quando a suo padre Max (Brian Cox), detenuto in prigione, viene diagnosticato un cancro al pancreas al quarto stadio e gli viene offerto il compassionevole rilascio e gli arresti domiciliari per i suoi ultimi quattro mesi, solo a condizione che la figlia – che non vorrebbe più avere relazioni con il padre - sia d’accordo, suo malgrado, Maxine accetta, ma solo se paga l’affitto che non riesce più a sostenere, si tiene alla larga dalla casa e mantiene un rapporto minimo con lei e suo figlio. Perché tutto ciò? Ad Ezra aveva raccontato che il nonno era morto prima che lui nascesse e Maxine non vuole che il suo stratagemma venga sconvolto.



Se la reale situazione è questa, con una donna in serie difficoltà, due uomini che lei ritiene solo una minaccia per la sua esistenza e di quella del figlio, è davvero pesante e lei non si aspetta nulla di buono da quei due. Ma, attenzione, il padre, ormai pentito dei suoi crimini e della condotta avuta fino adesso con la figlia, è seriamente intenzionato a tornare alla sua funzione, anche da nonno premuroso e sua figlia non gli crede; il compagno promette grandi cose ma resta pericoloso e inaffidabile e lei non sa che decisione prendere. Molte vicende accadranno ed ogni personaggio ne trarrà le conclusioni, mentre la malattia avanza inesorabile.



Se la regista Catherine Hardwicke avesse profuso un maggiore e migliore tocco di thriller, forse il film sarebbe stato anche migliore: la sua esperienza maggiore vissuta nell’ambito delle serie la limita nei classici lungometraggi e questo film ne è un esempio. Il potenziale è notevole ma si spreca con un risultato sufficiente sì, ma non pienamente sfruttato, nonostante la presenza in primis di Brian Cox, attore capace di dare sempre spessore ai suoi personaggi, e poi per la brava Kate Beckinsale, (qui, talmente plasticamente rifatta che pare un’altra) sempre ad un passo dalla prestazione memorabile.



Nel complesso ritengo sia un discreto film, con una suspence adeguata per un dramma non carcerario ma umano e familiare.


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