La gatta sul tetto che scotta (1958)
- michemar

- 4 apr 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 25 giu

La gatta sul tetto che scotta
(Cat on a Hot Tin Roof) USA 1958 dramma 1h48’
Regia: Richard Brooks
Soggetto: Tennessee Williams (pièce teatrale)
Sceneggiatura: Richard Brooks, James Poe
Fotografia: William H. Daniels
Montaggio: Ferris Webster
Musiche: Charles Wolcott
Scenografia: William A. Horning, Urie McCleary
Costumi: Helen Rose
Elizabeth Taylor: Margaret "Maggie la gatta" Pollitt
Paul Newman: Brick Pollitt
Burl Ives: Harvey "Big Daddy" Pollitt
Jack Carson: Cooper "Gooper" Pollitt
Judith Anderson: Ida "Big Momma" Pollitt
Madeleine Sherwood: Mae Flynn Pollitt
Larry Gates: dr. Baugh
Vaughn Taylor: Deacon Davis
TRAMA: La famiglia Pollit: papà (malato di cancro) e mamma; il figlio Gooper, sposato con Mae; l'altro figlio Brick, sposato con la bella Maggie, la "gatta". Il padre tormenta Brick che trascura la moglie, perché geloso di una sua presunta avventura con un amico che si è in seguito ucciso. Esasperato, Brick rivela al padre la natura del suo male. Scoppia la tragedia.
Voto 8

Anche se la miscela esplosiva della pièce drammatica di partenza di Tennessee Williams venne edulcorata dalle scelte del regista Richard Brooks, un po’ per censura un po’ per l’adattamento, questo film rimane negli anni con tutta la potenza che aveva dentro già nell’originale. Una carica da tragedia che non perde con il passare del tempo. Ogni personaggio – onestamente è difficile dire con semplicità chi sia il o la protagonista – ha in sé un potenziale enorme, un motivo di rancore o di rabbia, repressa o espressa, un segreto che pesa enormemente, un carattere forte, una forza viva nell’espressione vocale: più che un mélo pare una guerra tra figure che voglio volersi bene ma che si scagliano parole come pietre, se non addirittura come granate. Ognuno di loro ha un motivo per comportarsi così, ma questa potenziale miscela esplosiva deflagra come una boma a salve dopo i necessari tagli alla sceneggiatura a causa del fatidico codice Hays, ufficialmente chiamato Production Code, un codice che specificava cosa fosse o non fosse considerato "moralmente accettabile" nella produzione di film americani. Chiaro che questo gigantesco limite limitò la libera trasposizione del dramma di Tennessee Williams e alla fine, almeno in quegli anni, il comune spettatore che non conosceva la pièce originale credette ingenuamente che tra Brick e Skipper ci fosse stato solo una sincera amicizia. In realtà il loro legame omosessuale nel film era stato forzatamente cancellato e veniva meno quindi l’elemento scatenante del difficile rapporto coniugale tra Brick e Margaret, la donna calda e sensuale del titolo.

Personaggi forti in perenne stato di guerra: Brick, traumatizzato e affogato nell’alcol, perennemente pronto alla autodistruzione, che vive il ricordo dell’amico senza mai farci capire se sia consapevole o meno della sua omosessualità; Maggie, sempre innamorata del marito e pronta a qualsiasi cosa pur di averlo, mai rassegnata dal suo disinteresse, provando anche a farlo ingelosire; Bid Daddy, un papà grande e grosso all’oscuro della sua malattia terminale che sbraita a destra e a manca senza mai riuscire a tenere assieme la famiglia; Cooper, che bada essenzialmente all’eredità, spinto continuamente dalla moglie interessata; Big Momma, che assiste impietrita ai mille litigi di tutti.

Per personaggi così potenti ci vollero attori altrettanto preparati e così fu: Paul Newman è ai suoi massimi fulgori perché il suo Brick pare lui stesso, tanto è compenetrato e ferocemente cattivo, come solo lui sapeva fare; Elizabeth Taylor deve far poco per sembrare sensuale tanto è bella e attraente, fasciata nei suoi abiti o sottane provocanti, ma lei è troppo brava per limitarsi all’aspetto esteriore e dà una ulteriore prova della sua eccelsa bravura di attrice drammatica; Burl Ives è straordinario, è un gigantesco personaggio ed attore, forse nel suo ruolo migliore, che domina la scena nonostante i tanti leoni da palcoscenico presenti sul set. Ma è tutto il cast che è superlativo, come se più che un film sia una sfida alla morte con la macchina da presa.

Un film che tutt’oggi rimane straordinario e che non perde un grammo del suo fascino, ma ovviamente andrebbe visto in originale per apprezzare totalmente la forza interpretativa di cotanti attori. Richard Brooks dirige l’orchestra da par suo ma Tennessee Williams rimase molto deluso in quanto contrariato, specialmente per la quasi cancellazione del motivo predominante del dramma, il rapporto affettivo tra i due amici Brick e Skipper, il cui suicidio non viene mai spiegato appieno.

Una curiosità: l’opera doveva essere girata in bianco e nero, ma si decise per il colore per non rinunciare ad inquadrare gli occhi azzurri di Paul Newman e gli occhi viola di Liz Taylor.
Riconoscimenti
Oscar 1959
Candidatura miglior film
Candidatura migliore regia
Candidatura miglior attore protagonista a Paul Newman
Candidatura miglior attrice protagonista a Elizabeth Taylor
Candidatura migliore sceneggiatura non originale
Candidatura migliore fotografia
Golden Globe 1959
Candidatura miglior film drammatico
Candidatura miglior regia
BAFTA 1959
Candidatura miglior film internazionale
Candidatura miglior attore straniero a Paul Newman
Candidatura migliore attrice straniera a Elizabeth Taylor






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