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La giusta causa(1995)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 27 set
  • Tempo di lettura: 3 min
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La giusta causa

(Just Cause) USA 1995 thriller 1h42’

 

Regia: Arne Glimcher

Soggetto: John Katzenbach (romanzo)

Sceneggiatura: Jeb Stuart, Peter Stone

Fotografia: Lajos Koltai

Montaggio: William M. Anderson, Armen Minasian

Musiche: James Newton Howard

Scenografia: Patrizia Von Brandenstein

Costumi: Ann Roth, Gary Jones

 

Sean Connery: Paul Armstrong

Laurence Fishburne: sceriffo Tanny Brown

Kate Capshaw: Laurie Prentiss Armstrong

Blair Underwood: Bobby Earl Ferguson

Ed Harris: Blair Sullivan

Ned Beatty: avvocato McNair

Christopher Murray: detective T.J. Wilcox

Ruby Dee: Evangeline

Scarlett Johansson: Kate Armstrong

Liz Torres: Dolores Rodriguez

Hope Lange: Libby Prentiss

Kevin McCarthy: Phil Prentiss

 

TRAMA: Paul Armstrong, docente di diritto ad Harvard, da sempre avversario della pena di morte, si interessa al caso del giovane Bobby, condannato alla pena capitale. Le sue ricerche, nella cittadina della Florida dove il ragazzo viveva, sono ostacolate dagli abitanti e dalla polizia, ma Armstrong non si lascia intimidire.

 

VOTO 6


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Bobby Earl, un giovanotto di colore, è da otto anni nel braccio della morte, finitovi dopo che era stato arrestato e trascinato nella stanza degli interrogatori dai poliziotti di una piccola città della Florida e sottoposto a 22 ore di pura brutalità, dopo di che cedette fisicamente e mentalmente fino a confessare lo stupro, l’accoltellamento e l’uccisione di una bambina di 11 anni. Oggi accade che la nonna del condannato avvicina il professor Paul Armostrong (Sean Connery), docente di diritto ad Harvard, per esortarlo ad interessarsi del caso del nipote e cercare di salvarlo in quanto innocente.


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Il prof, che è da 25 anni che manca dalle aule di tribunale ed è per principio contrario alla pena di morte, resta impressionato dalla passione della donna. Anche la moglie Laurie (Kate Capshaw) lo incoraggia a scendere in campo. Fatto sta che, stuzzicato dal caso e dalle insistenze e notando che le prove in mano agli inquirenti per lui sono sufficienti a suggerire un errore giudiziario, Armstrong rompe la lunga assenza e comincia a confrontarsi con il coroner che ha prestato poca attenzione alle prove, con l’avvocato difensore e lo sceriffo Tanny Brown (Laurence Fishburne) che ha malmenato il carcerato per fargli ammettere le colpe. Saltano fuori così troppi elementi per dubitare del corretto comportamento delle parti in causa in fase investigativa e processuale: l’avvocato sente il dovere di intervenire e difendere Bobby.


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Con un ottimo cast (tra cui una ragazzina di nome Scarlett Johansson), il regista Arne Glimcher cerca di imbastire un thriller giudiziario ad alta tensione (adattato dal romanzo, a suo tempo best-seller, di John Katzenbach) riuscendoci a fasi alterne, sprecando quindi il buon potenziale tra le mani, sia per la trama che per gli attori a disposizione.


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In buona sostanza si tratta di un thriller giudiziario che si muove tra le pieghe dell’ambiguità morale e della manipolazione della verità, in cui l’atmosfera tesa e il modo in cui il protagonista professore di diritto mette in discussione le proprie certezze dominano la visione. La regia di Glimcher è ordinaria ma funzionale, priva di guizzi stilistici ma efficace nel costruire un crescendo di inquietudine. Il film si affida molto alla forza dei suoi interpreti: Sean Connery porta con sé un carisma misurato, mentre Ed Harris, in un ruolo secondario ma memorabile, incarna una minaccia disturbante e magnetica.


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Pur in assenza di novità, il film riesce a mantenere alta la tensione grazie a una sceneggiatura che gioca con le apparenze e con il tema della giustizia come costruzione fallibile. Il finale, seppur convenzionale, lascia un retrogusto amaro, suggerendo che la verità non è mai un dato, ma un campo di battaglia. Momenti di pausa alternati ad altri parecchio violenti e cruenti, regia incostante, ma l’interesse resta fino in fondo, nonostante la non eccelsa qualità dell’intero film.

 


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michemar

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