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La guerra dei cafoni (2017)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 16 ago
  • Tempo di lettura: 3 min
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La guerra dei cafoni

Italia 2017 commedia 1h37’

 

Regia: Davide Barletti, Lorenzo Conte

Soggetto: Carlo D’Amicis (romanzo)

Sceneggiatura: Barbara Alberti, Davide Barletti, Lorenzo Conte, Giulio Calvani,

Fotografia: Duccio Cimatti

Montaggio: Jacopo Quadri

Musiche: David e David Aaron Logan

Scenografia: Egle Calò

Costumi: Arianna Palmisano, Angela Tomasicchio

 

Pasquale Patruno: Francisco Marinho

Letizia Pia Cartolaro: Mela

Donato Paterno: Scaleno

Kevin Magrì: Luca Viale

Angelo Pignatelli: Cugginu

Alice Azzariti: Sabbrina

Piero Dioniso: Tonino

Ernesto Mahieux: Pedro

Aleksander Nicola Di Tano: Telefunken

Claudio Santamaria: Signore a cavallo

Fabrizio Saccomanno: Papaquaremma

 

TRAMA: A Torre Matta, un borgo del Salento, ogni estate esplode la guerra tra i figli dei ricchi e i figli dei pescatori e dei contadini: i “signori” contro i “cafoni”. A capo dei rispettivi gruppi Francisco Marinho e Scaleno. L’odio tra i due è dilettantesco ma indomabile: sarà l’arrivo di Cugginu, espressione di una nuova classe sociale, a trasformare lo scontro in una vera e propria guerra di conquista.

 

VOTO 6


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Lontane dagli occhi dei genitori, due bande di ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 14 anni si scatenano sulla frastagliata costa pugliese. I figli dei signori benestanti vivono in una specie di castello, si pavoneggiano con i loro pantaloni attillati anni ‘70, fanno i “fighetti”. I nemici giurati sono i cosiddetti cafoni, come dire (paragone alquanto lontano) quelli che nell’America rurale sono i rednecks, cioè una squadra di straccioni sporchi, poveri e caparbi. Per esempio, ogni occasione è quella giusta per battagliare e il mitico gioco della bandiera si trasforma in un vero e proprio conflitto tra le due parti. Le cose si complicano (Giulietta e Romeo?) per l’attrazione di uno dei leader dei ricchi per una ragazzina della parte opposta. Tale rivalità è atavica e deriva dai padri e dai padri di questi. La prima sequenza ne è la dimostrazione.



Nel prologo, ambientato nel medioevo, un contadino e suo figlio stanno lavorando una terra arida e aspra colpita dal sole. Il ragazzino, assetato, convince il padre a oltrepassare il muretto che delimita la terra dei signori per attingere acqua dal pozzo. Mentre l’uomo cala il figlio nel pozzo, giungono due uomini a cavallo: uno di essi è il padrone del pozzo, che accusa il contadino di rubargli l’acqua e gli intima di lasciare andare la corda che tiene sospeso il figlio. Al suo rifiuto, il signore, in un gesto di crudeltà, taglia la corda con la sua spada, lasciando cadere il piccolo.



È possibile dare una lettura del film come una lotta di classe tra minorenni, da una prospettiva differente. Una storia sorprendente di potere, oppressione, tirannia e un estremo desiderio di libertà, trasformandoli in una sola estate negli adulti che diventeranno.



In questa natura selvaggia, dove grandi specchi d'acqua, vegetazione rada e pochi edifici decrepiti si dispiegano in paesaggi costantemente sferzati da un sole cocente, ogni estate signori e contadini si inimicano a vicenda. Se ascoltiamo le parole dei combattenti pubescenti, questa è una guerra di carattere e di orgoglio, tra coloro che pensano che tutto appartenga a loro e coloro che sono stufi di essere oppressi, maltrattati e derubati dai privilegiati, dai loro presunti superiori sociali.



Questa dinamica, che fiorisce in una terra praticamente priva di presenze adulte, non è solo una parte dei conflitti dell’intero genere umano, ma anche la continuazione di un conflitto ancestrale specifico di questa regione. Almeno, questo è ciò che ci mostra quel prologo.



Dimostrazione di come il cinema italiano provi a produrre piccoli film alla ricerca della qualità e non della facile presa sullo spettatore. Forse la recitazione dei piccoli attori non è il massimo dell’opera ma va premiato il coraggio dei due registi. Utile l’apporto di qualche attore adulto importante, come Ernesto Mahieux, Claudio Santamaria, Fabrizio Saccomanno.


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Riconoscimenti

David di Donatello 2018

Candidatura miglior sceneggiatura adattata

Nastri d’Argento 2017

Candidatura miglior fotografia

Candidatura miglior costumi

Candidatura miglior montaggio

 


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Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

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