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La legge del mercato (2015)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 29 ago 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

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La legge del mercato

(La loi du marché) Francia 2015, drammatico, 1h31'


Regia: Stéphane Brizé

Sceneggiatura: Stéphane Brizé, Olivier Gorce

Fotografia: Eric Dumont

Montaggio: Anne Klotz

Scenografia: Valérie Saradjian

Costumi: Ann Dunsford, Diane Dussaud


Vincent Lindon: Thierry Taugourdeau

Yves Ory: consulente del centro per l'impiego

Karine De Mirbeck: la moglie di Thierry

Matthieu Schaller: il figlio di Thierry

Xavier Mathieu: sindacalista

Noël Mairot: il maestro di danza

Catherine Saint-Bonnet: l'impiegata di banca


TRAMA: Thierry ha 51 anni, una moglie e un figlio disabile. È disoccupato, ha frequentato corsi di formazione che non gli hanno portato un nuovo lavoro e le sue ricerche non producono esiti positivi. Finché un giorno viene assunto in un ipermercato con il ruolo di controllo nei confronti di tentativi di furto. Tutto procede regolarmente fino a quando un giorno si trova davanti a un dilemma morale.


Voto 8


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Stéphane Brizé negli ultimi anni e nelle sue ultime opere ha ormai scelto la sua linea e mantiene la barra dritta, imperturbabile e in modo spietato. La crisi economica, finanziaria, industriale e del lavoro ha creato disagi profondissimi nelle popolazioni: in diversi Paesi la situazione è drammatica, soprattutto da quando i disoccupati aumentano, le fabbriche chiudono, gli investitori spostano i fondi in altri luoghi più convenienti, le aziende delocalizzano. Termine, quest’ultimo, che sembra voglia addolcire ciò che è amaro, perché brutalmente esse vanno via, con motivi pretestuosi e inconsistenti, per poter riaprire in nazioni dove ricevono maggiori aiuti statali e defiscalizzazioni. In più manovalanza a basso costo.


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Oltre a questo sguardo più esteso, il regista punta l’attenzione nel privato, anche sulla disperazione di chi cerca lavoro, oggi definita la nuova guerra tra poveri. Si fa di tutto per trovarne uno, a costo di far del male al diretto concorrente, a costo di dimenticare l’umanità: è una vera lotta alla sopravvivenza. Sono questi gli obiettivi dei film di Stéphane Brizé e non ci risparmia nulla, così come ha fatto crudelmente con il recente e disarmante In guerra (qui trovate la mia recensione).


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Il senso del bel film è ben riassunto dai due titoli, quello originale (La loi du marché) e quello internazionale (The Measure of a Man): l'inesorabile legge del mercato di questi tempi cannibali che si scontra con l'umanità di un uomo semplice che mal sopporta la situazione della sua vita e di ciò che lo circonda. Continuando nel solco dei Dardenne, il regista francese ci mette davanti ad una incresciosa storia di salvaguardia della propria vita e quella dei cari, in cui la necessità di lavorare si scontra con la dura legge del mercato. Ma che sguardo può avere chi il lavoro ce l’ha e nota una grave irregolarità da parte del collega? Riferire? girare lo sguardo da un’altra parte? ignorare e magari proteggerlo? rinunciare ad una parte del proprio per dividere il poco che viene offerto? A cosa ci spinge la coscienza, ma soprattutto, si potrebbe continuare a vivere con la coscienza a posto dopo la delazione? L’alternativa può anche essere il sussulto dell’anima che ti porta a reagire per dare dignità alla tua vita e andartene schifato!


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L'interpretazione sentita e partecipe, come anche appunto in In guerra, del bravissimo Vincent Lindon, quasi unico attore professionista in questo film, diventa assieme al suo sguardo penetrante un tutt'uno con l'opera, dando maggior forza al tremendo messaggio insito. La sua espressione narra molto di più della trama e il premio di Cannes 2015 attribuitogli non può che essere meritato. Un'amara opera di denuncia che lascia il segno. La sequenza finale è quella che rimane nella memoria di più. Lì, dove una persona così silenziosa come Thierry va via rassegnato ma dignitoso e arrabbiato, dice molto di più di tante parole, di tanti ripetitivi discorsi retorici. È lo sguardo di un Uomo.



 
 
 

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