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La nave sepolta (2021)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 5 feb 2021
  • Tempo di lettura: 6 min

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La nave sepolta

(The Dig) UK 2021 dramma biografico 1h52’


Regia: Simon Stone

Soggetto: John Preston (romanzo)

Sceneggiatura: Moira Buffini

Fotografia: Mike Eley

Montaggio: Jon Harris

Musiche: Stefan Gregory

Scenografia: Maria Djurkovic

Costumi: Alice Babidge


Carey Mulligan: Edith Pretty

Ralph Fiennes: Basil Brown

Lily James: Peggy Preston

Johnny Flynn: Rory Lomax

Ben Chaplin: Stuart Piggott

Ken Stott: Charles Phillips

Monica Dolan: May Brown


TRAMA: Basil Brown è un addetto agli scavi archeologici che viene ingaggiato dalla benestante Edith Pretty per scoprire cosa si nasconde sotto dei tumuli presenti nel suo terreno. L'iniziale scetticismo di Brown non gli impedirà di scoprire che i presentimenti della signora Pretty erano fondati e che sotto uno dei tumuli si trova il relitto integro di una nave anglosassone del VII secolo.


Voto 7,5


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Non so se una serie di dialoghi tra i due principali personaggi di un film possa costituire il motivo principale per essere visto, di certo mi sono accorto e convinto che in questa occasione ne vale proprio la pena. Carey Mulligan e Ralph Fiennes sono una vedova, padrona di casa e di un esteso appezzamento di terra, Edith Pretty (raramente un cognome è stato abbinato così felicemente ad una donna), e un appassionato di archeologia autodefinitosi “escavatore” di nome Basil Brown (il nome di battesimo uguale al più famoso interprete del più celebre tra tutti gli investigatori della Storia della Letteratura, Rathbone, quello di Sherlock Holmes, quindi un indagatore). Il film del giovane regista Simon Stone inizia da un loro incontro, poi nel corso della trama ce ne saranno diversi, tutti costruiti su una sceneggiatura che sa di classico e antico, con frasi un po’ di circostanza ma tanto di sostenuta contrattazione per un lavoro che la signora vuole affidare a quell’uomo di mezza età. La donna, presto diventata vedova con un vispo e intelligente ragazzino da far crescere e istruire, voglioso di sapere e chiacchierone, non è molto in salute e ha un vasto terreno con diverse collinette di terra che presumibilmente celano ricchezze di valore storico e cerca una persona esperta che se ne occupi e che non costi molto, dato che non può permettersi di scialacquare l’eredità del marito, che era ufficiale dell’esercito britannico.


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Recitati con aulico accento inglese, sono un puro spettacolo per le orecchie e la vista: da una parte la bellezza sempre malinconica che accompagna quell’attrice delicata e dolce, che accenna facilmente al mezzo sorriso che non pare mai fatto per sola educazione; dall’altra un autodidatta archeologo senza titoli di studio ma preparatissimo per merito del padre e del nonno che gli hanno insegnato tutti i segreti di quel lavoro così speciale e appassionante. Egli ha imparato ogni tipo di terreno, ha assimilato l’essenziale intuito che lo conduce nei posti giusti dove scavare. Lei si fida e lo sfida nel mercanteggiare il compenso del lavoro. Lui non cede, è un uomo riservato e preciso, preferisce essere pagato il giusto a costo di non ricevere l’incarico. Ne è arcisicuro: su quel terreno, sotto quei cumuli di terra ci deve essere per forza qualcosa più che interessante, qualcosa di molto importante. Ecco allora incarnate due voglie, due sogni da realizzare: Miss Pretty non vuole sprecare la possibilità di sfruttare quello che la sua proprietà, a Sutton Hoo, ha nascosto negli anni, certa del suo presentimento; Mister Brown non vede l’ora di dimostrare di essere un perspicace cercatore di tesori antichi. Trovato l’accordo i lavori iniziano.


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Ben presto il film diventa corale. Attorno alle due persone conosciute all’inizio arrivano molti personaggi, tutti attratti - per passione, lavoro o ingordigia professionale - dalla voce che si è sparsa in tutto il circondario, e anche oltre, del ritrovamento di una ipotetica tomba antichissima, forse dell’era dei vichinghi che secoli e secoli prima effettuavano come loro costume scorribande predatorie e compivano razzie in quella zona affacciata sul mare, nei pressi di Ipswich, sulle rive del Mare del Nord. Nulla di più facile, secondo l’intuito sviluppato di James Brown, che si tratti di una tomba o qualcosa di simile in cui era stato sepolto come minimo un signore importante di quel popolo. In cuor suo, a dir la verità, ne è certo ma cova il segreto pensiero che si possa trattare addirittura di qualcosa persino di più antico, ma non osa confidarsi con la sua gentile datrice di lavoro, perché sarebbe avventato proferire parole di speranza di un ritrovamento da far tremare le ginocchia a chiunque, soprattutto agli archeologi importanti del Regno Unito. E perché no, anche un po’ per gelosia, per un ritrovamento senza precedenti, di cui vuole essere l’unico artefice. Ecco comunque arrivare, oltre al responsabile del Museo locale, che ha bisogno di distogliere l’”escavatore” dalle dipendenze della signora, anche il direttore del British Museum di Londra con una squadra di specialisti, tra cui i coniugi Piggott, giovani e in sintonia perfetta, ma solo in apparenza. Nel frattempo è ospite della villa Rory, il cugino di Miss Pretty, che dà volentieri una mano a tutti anche per fotografare (sua immensa passione) i vari momenti dei lavori. Specialmente se al centro dell’obiettivo c’è la bella Peggy Piggott. Perché tanto clamore? Perché il solerte, esperto, affabile, gentile come un lord, Mister Brown ha visto giusto: la scoperta va oltre ogni previsione, in quanto ciò che si nasconde sotto terra è addirittura il relitto integro di una nave del VII secolo, era del periodo aureo dell’antico popolo Anglosassone. Un ritrovamento che sa di miracoloso, di importanza storica inimmaginabile. Basti pensare che gli oggetti e i preziosi recuperati con il certosino lavoro di tutti sono attualmente conservati nel museo londinese e ammirati dai visitatori di tutto il mondo.


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Nell’accaparramento del merito della scoperta, tra chi vuole portar via tutto nel proprio orto professionale, tra chi si vanta di meriti impropri, mesta è la reazione del povero unico genio della situazione. Per fortuna, la tenacia della padrona di casa salva la reputazione del buon Bowen, a cui cerca di attribuire i maggiori onori, come in effetti spetta. È proprio sul rapporto amichevole e di forte stima tra queste due persone che ama incentrare la bellissima opera Simon Stone: gli educati colloqui, gli sguardi comprensivi e complici, la preoccupazione dell’uomo per le condizioni di salute della donna che peggiora di settimana in settimana, la forte amicizia paterna che nasce tra lui ed il di lei figlio Robert, sono tutti ben scritti e fotografati dal film, con delicatezza e sensibilità. Attorno a questo affascinante e nostalgico quadretto, l’eccellente fotografia e un commento musicale molto adeguato, il bellissimo cast rende il film prezioso e appassionante, perfettamente intonato ai tempi. Merito anche della armoniosa scenografia (la natura è una stupenda protagonista) e dei costumi intonati, in cui la fotografia rende a meraviglia quello che accade. Nel grigiore dell’autunno, i colori del sud inglese sembrano farci respirare l’aria salina del vicino mare, gli improvvisi e violenti rovesci d’acqua fanno correre continuamente, a qualsiasi orario del giorno e della notte, quel brav’uomo che non vuole far rovinare gli scavi (The Dig, il titolo originale, Lo scavo), quei toni di colore che a volte danno l’idea del seppiato… Tutto contribuisce al miracolo di un meraviglioso piccolo film che emoziona l’anima e la mente.


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La deliziosa Carey Mulligan, con quel sorriso malinconico che la contraddistingue, stringe il cuore e centellina la sua recitazione da grande attrice matura che sta diventando, di volta in volta. Ralph Fiennes, che ormai non è più il giovanotto di tanto tempo fa, sa assumere il piglio dell’uomo di mezza età calmo e riflessivo atteggiandosi alla perfezione al ruolo del paziente signore che non riesce a ricavare che pochissimo dalla sua appassionata attività e che da questa vicenda, che lo avrebbe dovuto far diventare celebre, non ricaverà granché, anzi, solo dopo molti anni saranno riconosciuti i grandi meriti. Se il film piace è perché ci sono questi due eccellenti attori, a cui va doverosamente aggiunta la spumeggiante ed esplosiva bellezza di Lily James, che conquista un pezzo di schermo tutto per lei, quando la sua Peggy si impadronisce di parte della trama e dà giustamente un tocco di romanticismo drammatico ad una storia avara di sentimentalismi. La sua allegria e la sua spontaneità sono il pepe giusto ad una trama abbastanza seriosa che, sia chiaro, non è mai noiosa: è una bellissima vicenda realmente accaduta che il bravo Simon Stone ha saputo orchestrare. Lo dimostra il senso di appagamento che lascia al termine la visione del film, i cui maggiori pregi sono tanti, dalla sceneggiatura alle interpretazioni, dalle scenografie alla regia che ha molto bene amalgamato i giusti ingredienti.



 
 
 

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