La parola ai giurati (1957)
- michemar
- 16 lug 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 3 giu

La parola ai giurati
(12 Angry Men) USA 1957 dramma 1h36'
Regia: Sidney Lumet
Sceneggiatura: Reginald Rose
Fotografia: Boris Kaufman
Montaggio: Carl Lerner
Musiche: Kenyon Hopkins
Scenografia: Bob Markel
Henry Fonda, Martin Balsam, John Fiedler, Lee J. Cobb, E.G. Marshall, Jack Klugman, Edward Binns, Jack Warden, Joseph Sweeney, Ed Begley, George Voskovec, Robert Webber: i 12 giurati
TRAMA: Un giovane ispano-americano è accusato di omicidio e dopo il dibattimento in aula, i giurati si riuniscono per decidere. La maggioranza è convinta della colpevolezza del ragazzo, le prove sembrano inconfutabili e si vorrebbe liquidare in fretta la faccenda per poter poi tornare a casa. Ma uno dei giurati, il numero 8, è tenacemente convinto dell'innocenza del giovane e comincia ad instillare dubbi negli altri.
Voto 9

Quale giovanotto che vuole intraprendere la carriera cinematografica da regista non sognerebbe un esordio di questa portata? Sarà successo a pochissimi, a Sidney Lumet di certo! A soli 33 anni e con la sola esperienza televisiva e teatrale, egli gira un film non certo facile per sperare in un successo immediato: quasi interamente filmato in una stanza, una sceneggiatura densa di dialoghi fatti di discussioni e litigi, la rinuncia al colore che proprio in quegli anni stava conquistando tutte le produzioni, la particolarità (e la conseguente perniciosità) dell’argomento trattato. 12 uomini chiusi in una stanza, in una giornata afosa che ti fa appiccicare addosso la camicia, tutti che vanno di corsa e vogliono sbrigarsi e quasi tutti che vogliono liquidare in fretta l’impiccio che li ha bloccati in quella stanza di tribunale per decidere le sorti di un ragazzo imputato di omicidio.

Il dramma giudiziario di Sidney Lumet gode di grande fama per le interpretazioni brillanti, gli improvvisi colpi di scena e i monologhi appassionati. Essenziale e affascinante, il film non si svolge in un'aula di tribunale - ad eccezione di un breve prologo in cui la giuria viene congedata con le istruzioni del giudice - ma nella stanza dei giurati in un unico soffocante pomeriggio. Henry Fonda è il giurato numero 8, il cui ragionevole dubbio e la straordinaria tenacia portano pian piano gli altri membri della giuria a cambiare il loro iniziale verdetto di colpevolezza sul caso di un giovane accusato di parricidio. L’attore era stato colpito dalla forza di un episodio di un telefilm che trattava questo argomento e individuando un ruolo che si adattava perfettamente alla sua calma genuinità e vedendo l'opportunità di una parte appassionante, investì nella produzione del film e affidò la regia a Sydney Lumet, un veterano del dramma televisivo ma con poca esperienza cinematografica e al direttore della fotografia Boris Kaufman - esperto di spazi ristretti e della tecnica del bianco e nero - di scavare nell’attenzione crescente della sceneggiatura dalla struttura serrata.

Il debutto cinematografico di Sidney Lumet è forse uno dei suoi più amati e più avvincenti film che, notare bene, non dissimula la teatralità ma ne sfrutta l'intensità claustrofobica e soffocante. Tutti gli attori lasciano il segno in questa sfilata di superbe e dinamica d'insieme: dall’insicuro primo giurato di Martin Balsam al belligerante e amaro giurato numero tre di Lee J. Cobb. È interessante notare che due attori, Joseph Sweeney, il vecchio e acuto giurato 9, e George Voskovec, il metodico giurato 11, avevano già preso parte alla versione televisiva.

I pregiudizi etnici e di classe, le convinzioni personali e i caratteri emergono in una lotta serrata per giungere ad un giudizio senza ombre. Indimenticabile la scena finale sulle scale del tribunale, quando tutti si salutano rientrando nell’afosa giornata della città e il protagonista si guarda intorno scendendo gli scalini soddisfatto di ciò che era riuscito a fare, con l’animo in pace.
Questo grande capolavoro, premiato con l’Orso d’Oro a Berlino e svariate candidature agli Oscar, Golden Globe e BAFTA, ha avuto tante imitazioni e remakes, a cominciare da quello splendido di Nikita Mikhalkov chiamato semplicemente 12, ma nessuno può avvicinarsi allo straordinario originale, con un grandissimo Henry Fonda.

Riconoscimenti
Oscar 1958
Candidatura miglior film
Candidatura migliore regia
Candidatura migliore sceneggiatura non originale
Golden Globe 1958
Candidatura miglior film drammatico
Candidatura migliore regia
Candidatura miglior attore in un film drammatico a Henry Fonda
Candidatura miglior attore non protagonista a Lee J. Cobb
BAFTA 1958
Miglior attore protagonista a Henry Fonda
Candidatura miglior film
Festival di Berlino 1957
Orso d’Oro
OCIC Award a Sidney Lumet
Nastro d’argento 1958
Migliore regia
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