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La promessa - Il prezzo del potere (2021)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 26 nov 2022
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 6 lug 2023


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La promessa - Il prezzo del potere

(Les promesses) Francia 2021 dramma 1h38’


Regia: Thomas Kruithof

Sceneggiatura: Jean-Baptiste Delafon, Thomas Kruithof

Fotografia: Alex Lamarque

Montaggio: Jean-Baptiste Beaudoin

Musiche: Gregoire Auger

Scenografia: Olivier Radot

Costumi: Carine Sarfati


Isabelle Huppert: Clémence Collombet

Reda Kateb: Yazid Jabbi

Naidra Ayadi: Naidra

Jean-Paul Bordes: Michel Kupka

Laurent Poitrenaux: Jérôme Narvaux

Hervé Pierre: Pierre Messac

Soufiane Guerrab: Esposito

Walid Afkir: Kamel

Stefan Crepon: Guillaume Mars

Anne Loiret: Catherine Messac

Youssouf Wague: Wayne

Vincent Garanger: Chaumette

Mustapha Abourachid: Thierry

Mama Prassinos: Karine Kupka

Gauthier Battoue: Vincent

Bruno Georis: Jean-Marc Forgeat


TRAMA: Quando alla sindaca Clémence Collombet viene data l’opportunità di essere nominata ministra sorge dentro di lei una grande ambizione che rischia di mettere in difficoltà il suo rapporto col suo braccio destro Yazid Jabbi e la sua salda integrità politica comincerà a vacillare.


Voto 7

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Les promesses. Ah, quante promesse! Quante ne sentiamo in ogni campagna elettorale dai politici, secondo cui “nei primi 100 giorni faremo…”, “nel primo consiglio decideremo subito…”, “porremo rimedio a…”, ma l’elettore ci crede? In tanti sì. Ma non è questo ciò che interessa a Thomas Kruithof, regista e sceneggiatore che nel suo secondo film si occupa invece e ancora, come in La meccanica delle ombre, degli intrecci tra politica e società, usando ritmi e tensioni da thriller. L’attenzione è rivolta alle tentazioni facili a cui è difficile resistere da parte di un politico che vacilla quando la vita potrebbe prendere una piega diversa e soprattutto più comoda e di affermazione personale. Anche di persone integre e coerenti, come Clémence Collombet. Lei (Isabelle Huppert) è nella fase finale della sua carriera di sindaca della periferia di Parigi. Con l'aiuto del suo capo di gabinetto Yazid Jabbi (Reda Kateb) vuole, prima della fine del suo secondo mandato, cercare di salvare una città dalla decadenza quando le viene offerto un posto come ministro.

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Clémence ha deciso che non si presenterà di nuovo alle elezioni per la terza volta e vuole invece appoggiare invece Naidra, la sua vice da tempo, sicura che questa sia la scelta giusta, anche in termini di continuità di vedute e di politiche future. Prima però le resta di veder realizzato un progetto al quale tiene molto: la riqualificazione di un ampio edificio nella banlieue occupato oggi da molte famiglie disagiate, che vivono in condizioni di grande degrado e sfruttamento, infrastrutture decadenti, perdite di acqua, muri rovinati, crollo del valore degli appartamenti. Proprio da lì proviene la famiglia del fidatissimo e affezionato Yazid, il suo braccio destro, ed è facile immaginare quanto anche lui ci tenga. Conosce tutti i residenti di quell’enorme stabile, molte persone si fidano di lui ma paiono rassegnati al disfacimento fisico del palazzone ma anche a quello morale, dato che c’è qualche capofila che gestisce illegalmente alcune abitazioni date a prezzo elevato a immigrati di ogni continente: tanti, soli e ammucchiati in letti a castello in ogni stanza. Ogni mese il tirapiedi Esposito si presenta con fare minaccioso e riscuote la pigione spaventando gli allarmati lavoratori stranieri. Com’è prevedibile, c’è chi rema contro i nobili intenti della sindaca e semina erba maligna sul percorso e sull’addio della Collombet, anche negli alti livelli, dove vedono l’ultima promessa da mantenere troppo costosa per le casse municipali e statali nell’ambito di un piano finanziario che prevede investimenti altrove. Come sempre, ognuno tira la coperta dalla sua parte e per adesso le richieste della sindaca sembrano accantonate, proprio quelle che riguardano lo stabile da ammodernare e adeguare alle esigenze della povera gente. Ed è anche il miglior commiato che lei può dare ai suoi concittadini.

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La politica (semplice, no?) ha sempre pronti i rimedi da utilizzare nei casi più spinosi ed allora ecco affacciarsi un importante intermediario inviato dal Primo Ministro in persona: l’Eliseo offre a Clémence, sempre stimata nei piani alti nazionali del suo partito e del premier, una poltrona molto ambita, quella di ministro, purché lasci perdere la sua battaglia. Touchée! Colpita anche per la sorprendente proposta, che per i primi momenti tiene segreta anche al suo fidato Yazid, ci pensa e si ritrova a dedurre che sì, per un incarico così alto si può anche disattendere le attese di chi si è fidato di lei. Ma notato che non le darebbero i fondi, lei, per vendetta, si dice pronta a ricandidarsi a sindaco, facendo saltare tutti i piani del partito e della sua fulminante carriera. Il caso esplode fragoroso nel suo ambiente ristretto, soprattutto tra lei, il caro Yazid e la vice Naidra che avrebbe preso il suo posto, vincendo tranquillamente, che intanto – si è ormai prossimi – sta allestendo l’imminente e spianata campagna elettorale. Quindi il piano di risanamento salta? Ma chi è che ostacola? Chi è che muove le fila del racket degli affitti? E quali strani interessi ha l’inaffidabile amministratore del condominio?

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Il lavoro sporco di aggiustamento della difficilissima situazione ma anche di ripianamento degli attriti tra la donna e gli abitanti, tra lei e l’erede designata, tra lui e le promesse saltate con gli inquilini tocca al povero Yazid: riuscire è un’impresa titanica e il tempo sta per scadere, dato che sta giungendo il giorno in cui il Primo Ministro si riunirà per decidere la destinazione dei fondi. Una notte di folle impegno potrà bastare o forse no, anche se coadiuvato dal guardiano ormai demoralizzato, che ha capito che delle promesse dei politici non c’è da fidarsi. Una corsa contro il tempo, una corsa verso il palazzo del potere, un litigio apparentemente definitivo con la sindaca, ex o ancora in corsa, una notte a raccogliere gli assegni necessari a garanzia dell’operazione.

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A cinque anni di distanza, Thomas Kruithof torna alle meccaniche perverse della politica reale, quella non pulita che gli uomini e le donne impegnate nell’agone cercano di nascondere ai cittadini in quanto potenziali elettori, quella in cui ci si deve compromettere con promesse, allusioni, ricatti, contromosse, tattiche e strategie, ma anche bugie con scopi ben precisi, che non sempre coincidono con il bene dei contribuenti. Per rendere appassionante un’opera piena di intrighi e dialoghi, il regista sceglie sempre la strada del ritmo come fosse un thriller, dove non c’è tanto l’azione, ma la velocità del pensiero, dell’idea necessaria e anche quella delle reazioni, pur di mostrare come sia possibile svolgere la propria attività politica e sociale al servizio della comunità pur tra mille difficoltà.

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La regia è solida come il film, la cui ossatura non ondeggia di un millimetro, come il decisionismo disegnato sul volto fermo di Isabelle Huppert, con i suoi sguardi obliqui, che con questi ruoli va a nozze, che si prende al solito tutta la scena, lascia il segno, in una lotta senza condizionamenti contro la malapolitica e il malaffare, dove i sentimenti possono prevalere sugli interessi e dove le promesse sono più importanti anche di un futuro da ministro. Ma attenzione, è facile per tutti dire che l’attrice predomina, è prevedibile e rituale, con tutta la sua classe, è sempre la stessa, sembra che lei non si adatti al ruolo ma che esso si plasmi addosso a lei, che è forte come il personaggio. Ed invece l’enorme Reda Kateb dimostra ancora una volta quanto sia diventato bravo, da saper scalare la montagna che lo sta portando in cima tra i migliori attori francesi, lentamente e costantemente, con piccoli e medi ruoli che però lo stanno premiando. Una carriera simile all’altrettanto valente Roschdy Zem. Dopo aver cominciato anonimamente con Il profeta, ora dimostra tutto il suo valore e si rivela adatto a diversi tipi di personaggi. Qui, il suo Yazid è disincantato perché conosce la vita nei complessi che il suo capo vuole ristrutturare, ha in sé l’anima dell’animale politico (notevole il suo infervoramento quando parla ammirato di Barack Obama), faccia pulita e attitudine da squalo della politica e non disdegna di fare i lavori sporchi per non costringere Clémence a scendere a patti con il suo ideale. E non finisce qui la sua valenza attoriale, perché è bravissimo quando dimostra e nasconde quale tensione sensuale, mai esplicitata ma innegabile, esiste tra lui e la donna, il che contribuisce a rendere la visione ancora più avvincente. Non è uno scandalo né una bestemmia dire che, ad un certo punto del film, Reda Kateb metta in ombra l’inossidabile collega.

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In conclusione, è un buonissimo film che dimostra quanto potere abbia il fascino politico anche sulle persone più integerrime, come si può entrare in un circolo vizioso per cui per mantenere le promesse fatte al proprio elettorato è necessario ottenere sempre più potere, che però viene scambiato tra persone interessate ad un prezzo moralmente altissimo. Accecata dalla possibilità di portare la sua visione sobria e pragmatica a livello nazionale, Clémence non si rende nemmeno conto di quanto velocemente stia compromettendo la sua reputazione e la fiducia costruita in due lunghi mandati tra gli elettori e nel partito, oltre che con il suo miglior uomo al fianco. Discorso complesso condotto con mano sicura da Thomas Kruithof, un regista che va senz’altro tenuto in considerazione per il futuro.



 
 
 

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