La ragazza della palude (2022)
- michemar
- 15 giu 2023
- Tempo di lettura: 4 min

La ragazza della palude
(Where the Crawdads Sing) USA 2022 dramma 2h5’
Regia: Olivia Newman
Soggetto: Delia Owens (romanzo)
Sceneggiatura: Lucy Alibar
Fotografia: Polly Morgan
Montaggio: Alan Edward Bell
Musiche: Mychael Danna
Scenografia: Sue Chan
Costumi: Mirren Gordon-Crozier
Daisy Edgar-Jones: Catherine “Kya” Clarke
Taylor John Smith: Tate Walker
Harris Dickinson: Chase Andrews
Michael Hyatt: Mabel Madison
Sterling Macer Jr.: James “Jumpin'” Madison
Jojo Regina: Kya da giovane
Garret Dillahunt: “Pa” Jackson Clark
Ahna O'Reilly: “Ma” Julienne Clark
David Strathairn: Tom Milton
TRAMA: È la storia di formazione di una giovane ragazza cresciuta nelle paludi del sud negli anni '50. Quando un noto giovanotto ricco della città viene trovato morto, Kya, la marsh girl, la “ragazza della palude”, è la principale sospettata dell’omicidio avendolo frequentato alla vista di tutti.
Voto 6

Kya è una ragazzina cresciuta solitaria in una casa posta nelle paludi della Carolina del Sud (il film è in realtà ambientato a New Orleans e Houma, in Louisiana) dopo che è stata abbandonata dalla madre, scappata via a causa di un marito violento, e dai fratelli maggiori. Si è sempre saputa arrangiare, data la situazione, è sempre sopravvissuta nonostante le difficoltà e la natura circostante, ricca di vegetazione e insetti, l’ha attratta sin da quando era piccola. Non è mai andata a scuola e quindi non sa scrivere e leggere ma trae dall’ambiente la passione per il disegno: con gli acquarelli riporta sulla carta tutta la meraviglia dei colori che vede ed è capace di osservare ogni minimo particolare degli insetti e delle piante, anche quello che la gente non riesce a notare. È cresciuta ribelle e quasi selvaggia ma è dotata di animo sensibile per l’arte, i colori e ciò che la circonda. Cresciuta, conosce il giovane Tate che scopre in lei la bellezza del suo spirito e della sua passione: il sentimento d’amore non ci mette molto a nascere e lui le insegna lentamente a leggere e a scrivere. Quando deve partire, suo malgrado, per il college, Kya resta di nuovo sola, fin quando si fa avanti il giovanottone della zona, Chase, il mitico quaterback ambito da tutte le ragazze. Lei, vista la prolungata assenza dell’altro, cede alle lusinghe e alle false promesse di matrimonio ma è costretta a fuggire quando questi tenta di violentarla. È proprio destino che debba vivere sola e abbandonata da tutti. Ma un giorno, Chase viene trovato morto e lei è presto l’unica vera sospettata.

L'adattamento cinematografico di Where the Crawdads Sing di Delia Owens (evidentemente solo chi ama profondamente la natura riesce a sentire i gamberi persino cantare), scritto da Lucy Alibar e diretto con delicatezza tutta femminile da Olivia Newman, è un romanzo di formazione che ha venduto (ad oggi) 12 milioni di copie e nelle sale americane ha riscosso un buon successo. Prodotto da un’attrice che investe molto del suo tempo in questa veste, Reese Witherspoon, donna che si impegna molto nei progetti in cui crede, è riuscita a mettere insieme un cast tecnico per la quasi totalità composto da donne e il risultato mostra evidente quanto le mani femminili abbiano saputo compiere. La storia vede come figura centrale un’eroina apparentemente fragile ma testarda, volitiva, capace di trovare in sé la forza per superare le angherie dell’umanità che la circonda, che la ripudia, fatta eccezione della coppia di colore che gestisce il negozio a cui rivende, in cambio di cibo, le cozze che pesca nella palude. Nonostante sia guardata come una selvaggia e quindi venga osservata con sospetto, Kya sa cavarsela in ogni occasione e preferisce, come scelta di vita, quella di vivere appartata, nella casa in cui è nata e cresciuta, in mezzo alle cose che ha imparato ad amare. E del fatto che si innamori per ben due volte meraviglia non solo noi spettatori ma forse anche lei stessa.
La trama incrocia due strade differenti: da un lato il dramma sociale di una persona solitaria e l’inadeguatezza alla società circostante, con due amori che le condizioneranno la vita e dall’altro un delitto irrisolto, il mistero thriller che rischia di bloccare la crescita umana e artistica. Chi la conosce evita di darle una mano e solo l’intervento di un buon avvocato in pensione, Tom Milton (una figura che potrebbe ricordare l’indimenticabile Atticus Finch di Gregory Peck), interpretato da David Strathairn, le sarà di vero aiuto. Ma sino al termine la bilancia della Giustizia non si sa da quale parte penderà. Il tocco finale sarà la sorpresa che nessuno si attende. Al di là di ogni aspettativa.
Tra i tanti personaggi della storia, un ruolo importante lo svolge la natura con le sue paludi, i cui abitanti sanno come affrontare e viverci. A questo proposito, la fotografia di Polly Morgan (ennesima donna del cast) ci regala in maniera efficace le varie tonalità chiare e luminose della vegetazione abbondante e lo scuro delle ombre e delle acque a volte limacciose, mentre riecheggiano i cambi di toni della trama mediante il montaggio che ci fa andare e indietro rispetto al presente. Se il flashback che si riaffaccia con ferocia ci mostra la pessima adolescenza di Kya - una cosa di incubi, vivendo con un padre ubriaco esplosivo e violento (Garret Dillahunt), i cui abusi fisici scacciano prima la madre e poi i suoi fratelli – da cui la ragazza della palude si salva con la tenacia dell’isolamento, i tratti di flashforward ci proiettano nelle sue difficoltà per dimostrarsi innocente. Fin quando un dubbio, minimo ma insistente, ci assale: Kya, che è poco istruita ma è davvero intelligente e furba, ci sta prendendo tutti in giro? Oppure è candidamente sincera e vittima delle circostanze sfavorevoli?

Avrebbe potuto essere un gran film ed invece risulta troppo studiato e preparato a tavolino per piacere, troppo levigato e declamante sentimenti buonisti. Un’intera comunità che non apprezza la persona sola e incompresa rappresenta lo schema visto tante volte nei romanzi pieni di pathos, in cui il lettore fa il tifo per la felicità della protagonista. Tratti di pellicola troppo verbosi e momenti superficiali sono i maggiori peccati dell’opera di Olivia Newman, che resta sicuramente nella sufficienza, ma deve tutto al viso mutevole e alla sorprendete interpretazione di una giovane attrice in piena ascesa artistica, l’inglese Daisy Edgar-Jones, la cui bravura traspare evidente e dà al film proprio quello che serviva. Salita agli allori con la serie TV Normal People, la vedremo sicuramente più spesso.
Nulla di speciale ma resta un film che si lascia vedere con piacere.
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