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La sconosciuta (2006)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 4 mar 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 21 ott 2020


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La sconosciuta

Italia/Francia 2006, drammatico, 1h58’


Regia: Giuseppe Tornatore

Sceneggiatura: Giuseppe Tornatore, Massimo De Rita

Fotografia: Fabio Zamarion

Montaggio: Massimo Quaglia

Musiche: Ennio Morricone

Scenografia: Tonino Zera

Costumi: Nicoletta Ercole


Kseniya Rappoport: Irena

Michele Placido: Muffa

Claudia Gerini: Valeria Adacher

Pierfrancesco Favino: Donato Adacher

Clara Dossena: Tea Adacher

Alessandro Haber: portinaio

Piera Degli Esposti: Gina

Ángela Molina: Genna Lucrezia

Margherita Buy: avvocato di Irena


TRAMA: Si chiama Irena, è arrivata anni prima dall’Ucraina, come tante ragazze dei Paesi dell’Est, diventando preda di uomini senza scrupoli, tra violenze e umiliazioni di ogni specie che hanno segnato il corpo e la mente. Oggi la ritroviamo a fare le pulizie in un palazzo di fronte al quale è andata ad abitare, facendone oggetto di osservazione. Il suo vero bersaglio infatti è una famiglia di orafi che vi abita, gli Adacher, composta dalla moglie Valeria, il marito Donato e la figlioletta Tea. Per lavorare da loro, con freddo calcolo diventa amica della vecchia domestica Gina, col risultato di prenderne il posto: di qui, il disegno della “sconosciuta” prende la forma di un inesorabile, progressivo inserimento in quella famiglia, dove si conquista fiducia e, in qualche modo, potere. Tutto si complica quando però ricompare il suo vecchio aguzzino Muffa.


Voto 7


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Dopo il successo mondiale e l’Oscar per quell’omaggio d’amore infinito verso il cinema, chiamato Nuovo cinema Paradiso, Giuseppe Tornatore gira uno dei suoi migliori film in assoluto, scendendo nell’inferno di una storia cupa e violenta, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Senza alcuna concessione retorica, il regista ci scaraventa immediatamente, sin dalle prime immagini, in una storia forte che già il tempo atmosferico di una città grigia dallo stampo mitteleuropeo preannuncia.


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La trama cruda e interpretata con durezza, con immagini che non lasciano scampo, è montata ad arte con frequenti flashback seminati per tutta la durata del film e solo al termine della visione si ha la possibilità di ricostruire gli avvenimenti e i motivi per cui Irena, la protagonista, è stata spinta dalla sua enorme forza di volontà a compiere le azioni narrate. È quindi un dramma fortemente tinto di noir, che non nasconde il suo spirito hitchcockiano ma che pare ispirato da un romanzo russo ottocentesco.


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Tramite questo film lo spettatore italiano ha avuto la fortuna così di conoscere un’attrice di notevole talento recitativo, Kseniya Rappoport, una russa di San Pietroburgo che in patria era ormai una affermata interprete soprattutto teatrale e che in Italia ha avuto da questa occasione come una seconda vita nel nostro cinema.


I cinque David di Donatello del 2007 – film, regia, protagonista, fotografia e musica - sono ben meritati.



 
 
 

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