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La terra dei morti viventi (2005)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 26 mar 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 12 set

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La terra dei morti viventi

(Land of the Dead) Canada, Francia, USA 2005 horror 1h33'


Regia: George A. Romero

Sceneggiatura: George A. Romero

Fotografia: Miroslaw Baszak

Montaggio: Michael Doherty

Musiche: Reinhold Heil, Johnny Klimek

Scenografia: Arvinder Grewal

Costumi: Alex Kavanagh


Asia Argento: Slack

Simon Baker: Riley Dembo

Dennis Hopper: Paul Kaufman

John Leguizamo: Cholo DeMora

Robert Joy: Charlie Houx

Pedro Miguel Arce: Pillsbury

Bruce McFee: Mulligan

Tony Nappo: Foxy

Krista Bridges: Teahouse

Eugene Clark: Big Daddy

Jason Gautreau: Gus

Christopher Russell: Barrett

Alan Van Sprang: Brubaker

Max Mccabe: Mouse

Phil Fondacaro: Chihuahua

Sasha Roiz: Manolete

Tom Savini: Blades-zombi

Jennifer Baxter: Numero 9

Simon Pegg: zombi

Edgar Wright: zombi

Greg Nicotero: zombi


TRAMA: I morti viventi sono ormai diventati la maggioranza: i pochi esseri umani sopravvissuti vivono in città fortificate dove chi può permetterselo abita in grattacieli inaccessibili, mentre i poveri combattono nelle strade. La loro unica difesa è costituita da un enorme carro armato in grado di intercettare e distruggere gli zombie, che nel frattempo si stanno organizzando in un pericoloso esercito.


Voto 6


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Vent’anni dopo Il giorno degli zombi, George A. Romero torna ai suoi lenti ma inesorabili non morti, firmando il capitolo finale della tetralogia. I successivi Le cronache dei morti viventi e Survival of the Dead - L'isola dei sopravvissuti saranno infatti una ripartenza e questo, ora, è dunque l’occasione per tirare le somme sull’opera nel suo complesso.


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C'è una città di uomini, dove un grattacielo, che è un centro commerciale per ricchi, è circondato da oscuri bassifondi di miseria e violenza, che pare una sezione infernale della Los Angeles di Blade Runner. E c'è una comunità di zombi che assedia la città, che emerge dal nebbioso fossato circostante e dagli anfratti scavati nelle reti di protezione, che preme lenta e vorace, “alla ricerca di un posto dove andare”, come dice in una delle ultime battute il protagonista umano, un mercenario come tanti.


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L’ultima puntata della quadrilogia è anche l’ultima evoluzione del nuovo modo di realizzare il genere horror e George A. Romero lo gira sempre rapportandosi ai riferimenti sociali del momento, dove le città super protette sono anche espugnabili: non mancano gli assalti reciproci, le rapide carneficine e i lenti agguati.


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È un film in cui sia gli zombi che le loro vittime hanno iniziato ad evolversi. Gli zombi non si limitano a mescolarsi senza pensare, mangiando le persone e gli esseri umani sani non si limitano a sparare loro. Gli zombi hanno imparato a comunicare a livello rudimentale, a fare piani, per quanto oscuri, e ad imparare dai loro aguzzini. Quando quello di nome Big Daddy prende una mitragliatrice è un segno inquietante.


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Gli esseri umani sani, d'altra parte, hanno sviluppato un sistema classista. Questi, tutti ricchi e benestanti, vivono nel Fiddler's Green, un grattacielo di lusso dove tutte le loro esigenze sono soddisfatte nel medesimo luogo, senza problemi e senza alcuna necessità di dover uscire. Altri sopravvissuti si raggruppano ai piedi della torre, in una città barricata contro le orde di zombi all'esterno. I mercenari organizzano incursioni al di fuori della zona sicura su un gigantesco camion blindato e riportano cibo in scatola, benzina e alcol.


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L'equilibrio di potere in questo piccolo mondo ordinato è sconvolto quando Kaufman rifiuta la richiesta di Cholo di trasferirsi nel Fiddler's Green. Forse, per gli umani che hanno ancora cervello e cuore è davvero meglio andare al nord, verso territori più liberi, fatti di alberi e acqua.



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Il Cinema secondo me,

michemar

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