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La tregua (1997)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 27 gen
  • Tempo di lettura: 2 min
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La tregua

Italia/Francia/Germania/Svizzera 1997 dramma biografico / guerra 2h5’

 

Regia: Francesco Rosi

Soggetto: Primo Levi (romanzo)

Sceneggiatura: Stefano Rulli, Sandro Petraglia, Francesco Rosi, Tonino Guerra

Fotografia: Pasqualino De Santis, Marco Pontecorvo

Montaggio: Ruggero Mastroianni, Bruno Sarandrea

Musiche: Luis Bacalov

Scenografia: Andrea Crisanti

Costumi: Alberto Verso

 

John Turturro: Primo Levi

Massimo Ghini: Cesare

Rade Šerbedžija: il Greco

Roberto Citran: Unverdorben

Claudio Bisio: Ferrari

Andy Luotto: D’Agata

Lorenza Indovina: Flora

Stefano Dionisi: Daniele

Igor Bezgin: Egorov

Teco Celio: colonnello Rovi

Ernesto Lama: Carmine

Agnieszka Wagner: Galina

Lorenza Indovina: Flora

 

TRAMA: Un gruppo di reduci italiani da Auschwitz, liberati dai russi, intraprendono una lunga marcia per raggiungere la loro patria. Per Primo questa è l’occasione per osservare con occhi nuovi la sorprendente realtà dell’Europa liberata dal nazismo e per riprendere contatto con il proprio corpo, l’amicizia e l’amore.

 

VOTO 6,5


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Francesco Rosi, per la sua ultima regia, gira un film lontano dai temi soliti, politico-sociali, per cui lo celebriamo sempre e lo trae dal libro autobiografico di Primo Levi, interpretato da John Turturro, il quale offre una performance intensa e commovente. La trama segue il suo viaggio dalla liberazione dal campo di concentramento di Auschwitz fino al suo ritorno a Torino. La narrazione è intervallata da flashback in bianco e nero dei ricordi e dalla sua voce fuori campo che recita frammenti delle sue opere. Il film ovviamente affronta temi di speranza, disperazione e la lotta per ritrovare la gioia di vivere dopo l’orrore dell’Olocausto.



Il film è stato girato in gran parte in Ucraina e presenta una visione tragicamente travolgente, ma manca dei vividi personaggi e dei colpi di scena romanzeschi tipici di un’epopea cinematografica. La storia è essenzialmente un viaggio interiore, con una nota finale di affermazione incerta. Il film non cerca di riordinare la politica e la storia dell’Europa alla fine della Seconda Guerra Mondiale e non ha una storia d’amore centrale e i personaggi entrano ed escono dal film, e le loro lingue e accenti si confondono, proprio, così sembra, per dare una sensazione di smarrimento in una terra di nessuno nell’Europa dell’Est.



Il regista punta sul potere della suggestiva colonna sonora di Luis Bacalov per accompagnare le immagini, anche in momenti non particolarmente tragici, come quando un soldato russo in uniforme si esibisce in una imitazione di Fred Astaire e i deportati emaciati si accoppiano spontaneamente per una danza tristemente straziante. Il protagonista riscopre persino il senso dell’umorismo e la sessualità in momenti toccanti e commoventi. Tuttavia, il film ha anche momenti di finzione, come quando Levi arriva a Monaco di Baviera e un osservatore cade in ginocchio implorando perdono.



La gioia di vivere dopo l’orrore dell’Olocausto, una performance straordinaria di John Turturro e una narrazione impegnativa ed emotivamente complessa.

“Dio non può esistere se esiste Auschwitz.”



Riconoscimenti

David di Donatello 1997

Miglior film

Migliore regia

Miglior produttore

Miglior montaggio

Candidatura miglior sceneggiatura

Candidatura miglior attrice non protagonista a Lorenza Indovina

Candidatura miglior colonna sonora

Nastro d’Argento 1998

Candidatura miglior regia

Candidatura miglior fotografia

Globo d'oro 1997

Miglior fotografia



 
 
 

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