top of page

Titolo grande

Avenir Light una delle font preferite dai designer. Facile da leggere, viene utilizzata per titoli e paragrafi.

Lazzaro felice (2018)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 20 feb 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 19 mag 2023


Lazzaro felice

Italia/Svizzera/Francia/Germania 2018 dramma 2h8’


Regia: Alice Rohrwacher

Sceneggiatura: Alice Rohrwacher

Fotografia: Hélène Louvart

Montaggio: Nelly Quettier

Scenografia: Emita Frigato

Costumi: Loredana Buscemi


Adriano Tardiolo: Lazzaro

Alba Rohrwacher: Antonia adulta

Nicoletta Braschi: marchesa Alfonsina DeLuna

Luca Chikovani: Tancredi ragazzo

Agnese Graziani: Antonia bambina

Tommaso Ragno: Tancredi adulto

Sergi López: Ultimo

Natalino Balasso: Nicola

Gala Othero Winter: Stefania adulta

Edoardo Montalto: Pippo bambino

Carlo Massimino: Pippo adulto

Maddalena Baiocco: Stefania bambina

Giulia Caccavello: Teresa ragazza

Elisabetta Rocchetti: Teresa adulta


TRAMA: A Inviolata, tagliato fuori dal mondo dopo un’alluvione, si coltiva tabacco. Chi schiavizza braccianti e mezzadri è la Marchesa de Luna, dall’alto di una lussuosa villa. Tancredi il figlio pianifica un piano per spillarle soldi, utilizzando il più ingenuo dei braccianti, Lazzaro. Il piano fallisce. Arriva la polizia in elicottero. Scopre e smantella l'immonda impresa.


Voto 6,5

È la storia di Lazzaro, un giovane contadino di eccezionale bontà che vive all'Inviolata, un borgo rimasto lontano dal mondo e su cui regna incontrastata la marchesa Alfonsina de Luna, la regina delle sigarette. La vita dei contadini del posto non è cambiata dopotutto, sono sfruttati e a loro volta approfittano della bontà di Lazzaro che, durante il corso di un'estate, diventa amico di Tancredi, il figlio della marchesa. Tancredi, un giorno, chiede a Lazzaro di aiutarlo a orchestrare il suo stesso rapimento. Tale strana e improbabile alleanza rappresenta una rivelazione per Lazzaro che, grazie a un'amicizia così preziosa, viaggerà nel tempo per ricercare Tancredi. Arrivando per la prima volta nella grande città, Lazzaro sarà come un frammento di un perduto passato nel mondo moderno.

Il film di Alice Rohrwacher è una parabola crescente, che prende il volo e la forza della fantasia, un film che inizia con una vena un po' realista e poi gradualmente diventa più irreale e suggestivo, raccogliendo forza simbolica lungo la strada. Tra i contadini, Lazzaro (Adriano Tardiolo) è un caso particolare. Una sorta di innocente la cui comprensione del mondo è semplice e generosa che viene usato dagli altri per la sua forza e perseveranza. Si potrebbe dire che viene sfruttato dai contadini in un modo non dissimile dal modo in cui vengono sfruttati dal proprietario terriero. In altre parole, è sfruttato da chi gli sta sopra e chi da chi gli è a fianco. Basterebbe pensare che una notte, quando egli sviluppa una forte febbre, non c'è un letto disponibile per lui; anzi, molti dei suoi compagni contadini si fanno beffe dell'idea stessa che Lazzaro debba avere un posto adeguato dove dormire. Eppure, non è un fantasma, non è angelico, non è un ingenuo santo sciocco: il valore simbolico che è in lui e l’umanità che pure rappresenta non sono mai in contrasto e la sua bontà è riconoscibile perché è proprio radicata nel suo carattere.

Il titolo è largamente chiarificatore: Lazzaro è felice, felice di essere vivo, della pioggia che gli cade sul viso, del vento che gli suona nelle orecchie, della luce del sole che gli scalda il cuore. Forse perché Lazzaro si sente partecipe di ciò che lo circonda in natura. È silenzioso, obbediente, lavora sodo la terra che si estende intorno alla villa della marchesa Alfonsina De Luna, la sua padrona e degli altri 53 schiavi strappati, ignari, alla modernità. Tutti nati, cresciuti e invecchiati nella convinzione di essere mezzadri di proprietà della marchesa. Sembra una favola, una parabola, eppure è tutto tangibile, vero, un mondo a sé che può ricordare la leggerezza mentale, pur nella miserabile esistenza, di quello che ammanta Miracolo a Milano. Si è ritagliato un suo angolino di paradiso in cima a una montagna, una grotta con tanto di angolo cucina, qualche tazzina e un pentolino per fare il caffè. È qui che porta Tancredi, figlio della marchesa, stanco del “grande imbroglio” a cui la madre costringe i contadini. Al di là di questo mondo rurale, oltre l’orizzonte c’è la metropoli con la modernità a cui i contadini non sono abituati, è come avventurarsi nel bosco di The Village.

Volevo raccontare un passaggio” dice la regista a proposito di questa sua terza opera, “quello dal primo Medioevo al secondo. Un passaggio importante nel quale ravviso delle responsabilità che hanno fatto sì che tutto sia stato abbandonato; che tutto sia andato in malora. Queste responsabilità sono incarnate nel personaggio della marchesa Alfonsina De Luna. Siccome penso che il cinema abbia anche il compito di riattraversare dei momenti della nostra storia, volevo mettere in scena questo racconto di sfruttamenti attraverso la maschera dell’innocenza di Lazzaro. Così tali abusi, che si sono trascinati nei secoli, sono diventati una fiaba nella quale inevitabilmente si riaffaccia una tradizione che, partendo dal reale, trasforma le cose.” Con tutta la delicatezza che è in lei e nelle sue opere, Alice Rohrwacher è incisiva, quasi feroce, tanto che in questo film alcuni dei personaggi più detestabili diventano vittime, alcuni di quelli più simpatici diventano crudeli e dipinge un ritratto di una società in cui la comprensione delle persone di ciò che è giusto e sbagliato cambia, forse per sempre.

In questa parabola moderna (e antica), dove domina il contrasto di magico e realistico, non tutto fila liscio ed è necessario che lo spettatore si ponga sulla stessa lunghezza d’onda, pena uscire dall’aurea mistica e sentirsi estraneo, come in un sogno altrui. Non è semplice (come il nostro Lazzaro) e quindi il mix di elementi della trama – che sono socialmente rilevanti -, il simbolismo religioso e la fantasia criptica possono risultare poco attraenti, troppo eterei, non facili da accettare. Ma se facciamo mente locale, in fondo è il cinema della Rohrwacher da sempre, come è stato anche nei due film precedenti, Corpo celeste e Le meraviglie. Cinema lontano “dalla pazza folla”, cinema nella natura.

2018 - Festival di Cannes

Prix du scénario

2019 - David di Donatello

Candidatura per il miglior film

Candidatura per il miglior regista

Candidatura per la miglior sceneggiatura originale

Candidatura per il miglior produttore

Candidatura per la miglior attrice non protagonista a Nicoletta Braschi

Candidatura per il migliore autore della fotografia

Candidatura per il miglior scenografo

Candidatura per il miglior costumista

Candidatura per il miglior suono



 
 
 

Comentarios


Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

bottom of page