Le amiche (1955)
- michemar

- 14 mag
- Tempo di lettura: 2 min

Le amiche
Italia 1955 dramma 1h44’
Regia: Michelangelo Antonioni
Soggetto: Cesare Pavese (Tra donne sole)
Sceneggiatura: Michelangelo Antonioni, Suso Cecchi D’Amico, Alba de Céspedes
Fotografia: Gianni Di Venanzo
Montaggio: Eraldo Da Roma
Musiche: Giovanni Fusco
Scenografia: Gianni Polidori
Costumi: Enzo Bulgarelli, Atelier Fontana
Eleonora Rossi Drago: Clelia
Gabriele Ferzetti: Lorenzo
Franco Fabrizi: Cesare Pedon
Valentina Cortese: Nene
Yvonne Furneaux: Momina De Stefani
Madeleine Fischer: Rosetta Savoni
Anna Maria Pancani: Mariella
Maria Gambarelli: direttrice dell’atelier
Ettore Manni: Carlo
TRAMA: Sbarcata a Torino per lavoro, la giovane romana Clelia conosce Rosetta in circostanze drammatiche (la ragazza infatti ha appena tentato il suicidio per amore) e successivamente le sue amiche, variamente coinvolte in vicende sentimentali critiche che sembrano affrontare con la massima disinvoltura. Disinvoltura che manca a Rosetta: tenterà una seconda volta di togliersi la vita. Clelia, dapprima propensa a fermarsi a Torino, torna a Roma.
VOTO 7

Liberamente tratto dal romanzo Tra donne sole di Cesare Pavese, il film esplora le complessità delle relazioni umane all’interno di un gruppo di donne della borghesia torinese. Il film, premiato con il Leone d’argento al Festival di Venezia, si distingue per la sua capacità di catturare il malessere esistenziale e l’inquietudine che caratterizzano la vita borghese, temi ricorrenti, come ben sappiamo, delle varie opere di Antonioni.
Attraverso la storia di Clelia (Eleonora Rossi Drago), che si trasferisce a Torino e si imbatte nel drammatico tentativo di suicidio di Rosetta (Madeleine Fischer), la pellicola offre uno sguardo intimo sulle dinamiche sociali e personali che si intrecciano tra i personaggi.
Il film, non sembri strano, ha una visione molto moderna, forse in anticipo sui tempi, tanto che, come si è reso palese in seguito, ha perfino dato spunto importante per la sua modernità e fonte di ispirazione per opere successive, come la serie televisiva (la mitica Sex and the City).
La critica ha spesso sottolineato come Antonioni sia riuscito a creare un ritratto corale di figure femminili che, pur radicate nel loro tempo, anticipano i temi del cinema italiano a seguire (vedi Antonio Pietrangeli).
Pochissimi sono stati gli autori che, come il maestro, hanno saputo riflettere così efficacemente sui rapporti interpersonali, soprattutto nell’universo femminile: Monica Vitti ne fu il paradigma.
All’ottima regia fa seguito l’elegante messa in scena, la notevole fotografia di Gianni Di Venanzo, i favolosi costumi delle sfilate firmate dall’atelier Fontana, le grandissime attrici che stavano diventando le prime donne del nostro importante panorama teatrale e quindi Eleonora Rossi Drago e Valentina Cortese, oltre quegli attori che hanno fatto grande il cinema di quegli anni: Gabriele Ferzetti, l’immancabile Franco Fabrizi ed Ettore Manni.

Un dramma tutto al femminile tra il lavoro per essere moderne e indipendenti e le problematiche esistenziali, come solo Michelangelo Antonioni sapeva raccontare, che di lì a poco avrebbe dato inizio al periodo d’oro con titoli come Il grido, L’avventura, La notte, L’eclisse, Il deserto rosso, con l’avvento della citata Vitti.

Riconoscimenti
Festival di Venezia 1955
Leone d’argento ex aequo
Nastro d’argento 1956
Miglior regista
Migliore attrice non protagonista a Valentina Cortese
Miglior fotografia




























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