Lo chiamavano Jeeg Robot (2015)
- michemar

- 11 mar 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 27 mag 2023

Lo chiamavano Jeeg Robot
Italia 2015 thriller fantasy 1h52’
Regia: Gabriele Mainetti
Sceneggiatura: Nicola Guaglianone, Menotti
Fotografia: Michele D'Attanasio
Montaggio: Andrea Maguolo, Federico Conforti
Musiche: Gabriele Mainetti, Michele Braga
Scenografia: Massimiliano Sturiale
Costumi: Mary Montalto
Claudio Santamaria: Enzo Ceccotti / Jeeg Robot
Ilenia Pastorelli: Alessia
Luca Marinelli: Fabio Cannizzaro detto Zingaro
Stefano Ambrogi: Sergio
Maurizio Tesei: Biondo
Francesco Formichetti: Sperma
Daniele Trombetti: Tazzina
Joel Sy: Claudietto
Antonia Truppo: Nunzia Lo Cosimo
Gianluca Di Gennaro: Antonio
Salvatore Esposito: Vincenzo
TRAMA: Enzo Ceccotti, calatosi nel Tevere per sfuggire alla polizia, si sporca con una sostanza radioattiva. A causa di un incidente scopre di avere una forza sovrumana. Ombroso, introverso e chiuso in se stesso, Enzo accoglie il dono dei nuovi poteri come una benedizione per la sua carriera di delinquente. Tutto cambia quando incontra Alessia, convinta che lui sia l’eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d'acciaio.
Voto 7

Ecco il botto che non t’aspetti, ecco la vera sorpresa della stagione italiana di qualche anno fa: un film inaspettato che sorprende tutti e che fa ricredere gli iniziali scettici come il sottoscritto.
Gabriele Mainetti, fino ad allora attore in TV, a teatro e a cinema, autore di corti e di documentari, si getta convinto in un progetto coraggioso e innovativo (almeno per il cinema nostrano) e con idee chiare e perspicacia gira un film in cui mescola sapientemente elementi distanti ma compatibili. Il risultato è un vero superhero, proprio come quelli che ci importano dagli USA – vedi la struttura, le gesta, le finalità – ma che viene contaminato dal vernacolo romanesco, da improbabili personaggi burini e dalla periferia romana di Tor Bella Monaca: il superpersonaggio che vediamo non è stupidamente la versione italica ma è semplicemente un teppistello grasso di infimo cabotaggio che si trova inaspettatamente con dei superpoteri e che attraverso un percorso iniziale di consapevolezza, poi di colpa e redenzione, giunge quindi al senso di obbligo morale della giustizia sociale. Immaginiamo un Batman non ricco né affascinante ma dotato di forza fisica da gigante che deve contrastare un allucinato delinquente di borgata, fanatico e arrivista che sembra il Joker de noiantri: è una lotta tremenda che vedrà forzatamente un solo vincitore.

Regia miracolosa e con la giusta dose di ironia che non rovina la concezione del film, sceneggiatura perfetta, attori impareggiabili: Claudio Santamaria (che ha preso per l’occasione 20 chili) è straordinario e veste il personaggio come se lo aspettasse da una vita, mentre del rivale Luca Marinelli si è detto forse tutto (ogni tanto penso che non si è detto davvero tutto), essendo capace di mutarsi per qualsiasi ruolo, sempre sorprendente e affascinante, superbravo, superlativo.
Se di Santamaria resta la bravura, di Marinelli ci ricorderemo a lungo dei suoi occhi spalancati e folli, che conquistano lo schermo.

Riconoscimenti
2016 - David di Donatello
Miglior regista esordiente a Gabriele Mainetti
Miglior produttore
Miglior attrice protagonista a Ilenia Pastorelli
Miglior attore protagonista a Claudio Santamaria
Miglior attrice non protagonista a Antonia Truppo
Miglior attore non protagonista a Luca Marinelli
Miglior montaggio
Candidatura per la miglior sceneggiatura
Candidatura per il miglior direttore della fotografia
Candidatura per il miglior musicista
Candidatura per il miglior scenografo
Candidatura per il miglior costumista
Candidatura per il miglior trucco
Candidatura per il miglior acconciatore
Candidatura per il miglior fonico di presa diretta
Candidatura per i migliori effetti speciali






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