Lo spietato (2019)
- michemar

- 24 giu 2023
- Tempo di lettura: 4 min

Lo spietato
Italia/Francia 2019 dramma/gangster 1h51’
Regia: Renato De Maria
Soggetto: Piero Colaprico e Luca Fazzo (saggio ‘Manager calibro 9’)
Sceneggiatura: Renato De Maria, Valentina Strada, Federico Gnesini
Fotografia: Gian Filippo Corticelli
Montaggio: Clelio Benevento
Musiche: Riccardo Sinigallia, Emiliano Di Meo
Scenografia: Giada Esposito
Costumi: Maria Rita Barbera
Riccardo Scamarcio: Santo Russo
Sara Serraiocco: Mariangela
Alessio Praticò: Slim
Alessandro Tedeschi: Mario Barbieri
Marie-Ange Casta: Annabelle
Ignazio Oliva: Michele Ventura
Michele De Virgilio: avvocato Bova
Pietro Pace: Spadafora
Fabio Pellicori: Ciccio Gaetani
Giuseppe Percoco: Paolino Gaetani
Angelo Libri: Pantaleone Russo
Adele Tirante: Caterina Russo
Sara Cardinaletti: suor Giuseppina
TRAMA: Santo Russo, calabrese cresciuto nell'hinterland milanese, dopo i primi furti in periferia e il carcere minorile, decide di seguire le sue aspirazioni e di intraprendere definitivamente la vita del criminale.
Voto 6

Renato De Maria adatta per lo schermo un saggio su un personaggio reale degli anni ’80 che riempì le pagine dei giornali con le sue bravate criminali, Saverio Morabito. Questi era nato nella provincia di Reggio Calabria da una famiglia modesta e ai limiti della legalità pur non implicata direttamente nella criminalità organizzata calabrese, ma il padre dovette emigrare in nord Italia dopo essere stato espulso dalla 'ndrangheta per aver commesso uno sgarbo. Saverio era ancora piccolo quando raggiunse il padre nella zona di Buccinasco, nella provincia milanese e a 14 anni era già al lavoro come garzone di un macellaio. In seguito a qualche piccolo furto e a quello di una lambretta, finì nel carcere minorile Beccaria di Milano dove rimase per 180 giorni avendo modo di conoscere il giovane Renato Vallanzasca. Ora, che spessissimo la detenzione porti più che alla redenzione e al ravvedimento e quindi al reinserimento nella società dei carcerati, all’occasione di conoscere soggetti malavitosi e a consolidamento dell’idea della vita facile con la delinquenza è ben noto. Fatto sta che una volta uscito, Morabito, anche approfittando della colonizzazione della ‘ndrangheta e della mafia nel territorio lombardo, aumentò la sua attività criminale e colse al volo l’occasione del cambiamento della vita metropolitana che cambiava volto: dalla Milano degli anni di piombo a quella “da bere”, con tutto ciò che ne conseguiva in fatto di consumo di droga e vita notturna.
Per Renato De Maria, Saverio Morabito – che divenne persino un superpentito – assume le sembianze di Santo Russo (Riccardo Scamarcio) seguendo le sue imprese sin dai tempi del riformatorio, con la sua voce che fa da guida al film: “Mio padre era un uomo d’altri tempi: apriva la bocca solo per mangiare e per bestemmiare”. Siamo a Milano nel 1990 e l’uomo ormai maturo ricorda e racconta come fin dall'adolescenza sia entrato in clandestinità e crescendo sia diventato uno spacciatore nella grande area milanese. I flashback mostrano l'ambiente familiare e sociale di partenza che porta il giovane Santo a lasciare la sua casa (e una futura sposa che lo aspetta con i suoi genitori) e seguire la strada della malavita dimostrando che può fare qualsiasi cosa, purché faccia soldi e viva la vita alla grande. Violento e audace allo stesso tempo, con un ritmo lento, ma capace di trascinarti nel suo mondo, attraverso interpretazioni e situazioni originali, parafrasando lo Scarface di Al Pacino, il regista, mediante un lavoro fotografico vecchio stile, la musica tipica degli anni '70 e '80 e l'arredamento e i costumi adeguati, accompagnati da modelli di auto italiane che non esistono più, ha realizzato un film sufficientemente interessante.

Siamo nel periodo del boom economico a Milano, una metropoli che si prevede vivrà momenti di crescita notevolissima dell'economia e della criminalità. Il giovane, cresciuto in terra calabrese, decide - dopo i primi furti in periferia e la permanenza nel carcere minorile - di seguire le sue ambizioni e dedicarsi definitivamente alla criminalità. Nel giro di pochi anni, diventa il cervello e l'anima di una potente e brutale banda armata e si impegna in lavori sempre più sporchi e redditizi: rapine, rapimenti, traffico di droga, riciclaggio di denaro e, soprattutto esecuzioni sanguinose. Durante la sua sfrenata marcia verso la ricchezza e il prestigio sociale, Santo si trova intrappolato tra due donne: Mariangela, la moglie sottomessa e devota e la sua bella Annabelle, elegante e invidiabile amante. Due scelte diametralmente opposte e due diverse sfaccettature del suo carattere. Il suo destino verso il crimine è scolpito attraverso scelte inevitabili e percorsi dolorosi: la vita o la morte, l’amore appassionato o la famiglia, il sogno borghese o la vita spietata e spericolata. “Non fare mai niente per niente!”

Ammetto che nel corso degli anni, scrivendo di Riccardo Scamarcio ho cambiato idea e ciò solo per merito suo. Dai primi ruoli, piccoli ed evanescenti, è passato ad una maturità artistica di importante rilievo e negli ultimi tempi in ruoli importanti del cinema italiano. Qui lo troviamo nel periodo intermedio che lo conduce a personaggi più impegnativi. Il suo personaggio lo sa affrontare con la giusta esagerata misura, sbruffone e avido, combattuto davanti al bivio della vita, rappresentato dalle due donne che gli stavano segnando l’esistenza. Attore, tra l’altro, abile a destreggiarsi tra il dialetto natale e l’accento milanese che gli serve per presentarsi integrato, stando sempre al gioco doppio tra la mala lombarda e l’edonismo imperante dei tempi. Ottime compagne di viaggio le due attrici: la sempre più emergente e dotata Sara Serraiocco e l’attraente Marie-Ange Casta (sorella della nota Laetitia).
Il film di Renato De Maria non è nulla di eccezionale ma con mano esperta sa illustrare i cambiamenti di quella Milano e di quel periodo italiano, con l’espansione della criminalità dove si annidavano la ricchezza e i traffici illeciti.

Riconoscimenti
2019 - Nastro d'argento
Candidatura per il miglior produttore
Candidatura per il miglior attore protagonista a Riccardo Scamarcio













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