Locked Down (2021)
- michemar

- 26 set 2021
- Tempo di lettura: 3 min

Locked Down
UK/USA 2021 commedia 1h58’
Regia: Doug Liman
Sceneggiatura: Steven Knight
Fotografia: Remi Adefarasin
Montaggio: Saar Klein
Musiche: John Powell
Scenografia: Laura Conway-Gordon
Costumi: Lucy Bowring
Anne Hathaway: Linda
Chiwetel Ejiofor: Paxton
Stephen Merchant: Michael Morgan
Mindy Kaling: Kate
Ben Kingsley: Malcolm
Lucy Boynton: Charlotte
Dulé Hill: David
Jazmyn Simon: Maria
Ben Stiller: Guy
Mark Gatiss:Donald
TRAMA: Proprio quando decidono di separarsi, Linda (Anne Hathaway) e Paxton (Chiwetel Ejiofor) si ritrovano nel bel mezzo della pandemia Covid-19, costretti a vivere insieme nella loro casa londinese, a causa del lockdown obbligatorio. Sorprendentemente, anche se non riescono ad andare d'accordo su nulla, i due trovano una tregua quando Paxton viene assunto dall'azienda di Linda per consegnare delle pietre preziose. In isolamento domestico a causa del lockdown in tutto il Paese, dovendo quindi affrontare emozioni e interazioni che avrebbero preferito evitare, vivendo le proprie vite fuori casa, le cose raggiungono un crescendo che culminerà in una rapina epocale da Harrods.
Voto 6

Uno dei pochi ad essere stato concepito, scritto, girato, finito e distribuito durante la pandemia, in pieno lockdown, il film è una commedia quasi romantica, quasi thriller, scorbutica e dispettosa come un vero kammerspiel, ma con una svolta che comincia nel prefinale quando meno l’aspetti. La dualità del titolo stesso gioca con la situazione in cui molti di noi si trovano in questo momento: rinchiusi fisicamente in un’abitazione con partner, familiari, coinquilini, ma anche emotivamente e mentalmente bloccati in situazioni che siamo stati costretti ad affrontare in modi che non avremmo mai immaginato. Pensiamo, per esempio, a coppie “scoppiate” proprio in quel periodo (a volte anche a causa di esso) e che, colmo del destino, non potevano separarsi non avendo possibilità di andare altrove. L’unica soluzione pratica era vivere in camere separate facendo vita come conviventi forzati.

È quello che succede a Linda e Paxton: lei CEO di una multinazionale che si collega via Zoom con i colleghi e i collaboratori, che per via della pandemia, deve licenziare in tronco (ennesimo pretesto per poter ristrutturare l’azienda); lui, motociclista per passione, è praticamente disoccupato a seguito di una rissa di anni prima e sul momento accetta di guidare un furgone per le consegne delicate a domicilio. Il film è un susseguirsi di aspri litigi e di rinfacci di comportamenti che i due non sopportano più: l’amore si è inaridito e Linda non vede l’ora di abbandonare Londra e tornare a casa negli USA. Sembra senza sb(l)occo ed invece ecco l’occasione imprevista di un furto eccellente e ricchissimo, che incredibilmente li riavvicina riaccendendo il sentimento spento.


Bisogna dar tempo affinché il film prenda piede e interesse, essendo la prima parte quasi noiosa e ripetitiva e nel frattempo la farina per fare il pane in casa, le poesie lette ad alta voce nella strada deserta e gli abitanti alle finestre, pentole battenti per fare un po’ di chiasso e dare una mossa al sistema nervoso che dà segno di impazienza… Ricorda qualcosa del nostro recente passato? In verità, il film di Doug Liman – più avvezzo agli action – stenta a decollare ma la sceneggiatura di un esperto che di nome fa Steven Knight (basti ripensare al suo interessante ed innovativo Locke [recensione] ma soprattutto alla scrittura di Allied: Un'ombra nascosta [recensione], La promessa dell’assassino [recensione], Piccoli affari sporchi [recensione], Serenity - L'isola dell'inganno e all’attesissimo Spencer) dà una spinta che tiene vivo tutto il film con i dialoghi fitti e incisivi. I due protagonisti non si risparmiano nulla, come due novelli Liz Taylor e Richard Burton nei loro film agitati. Quando poi la storia prende la piega del giallo ci si accorge che tutto può succedere.

Purtroppo, contemporaneamente, il film diventa poco credibile anche per via dei piccoli ma determinanti momenti cruciali, che prendono sempre la piega a favore dei due coniugi (segreti) anche nelle situazioni considerate disperate. La regia di Doug Liman se la cava in modo sufficiente, la sceneggiatura è premiante e i due attori sono molto bravi: se Chiwetel Ejiofor è affidabile come sempre, Anne Hathaway (che vocione, che bello sentirla in originale!) è stratosferica. Insomma, se il film fa fatica, il motivo per guardarlo ha il suo nome scritto a caratteri cubitali: fiammante, di carattere, toni e registri differenti a seconda delle situazioni. Un’attrice in grandissima forma. Accanto ai due solitari protagonisti, un interessante elenco di attori notissimi che prendono parte al film grazie solo al su citato Zoom e Skype, con cui tutti si collegano e orchestrano colloqui più che frizzanti.

Il film non fa altro che confermare i difetti ma anche le occasioni che il blocco totale della vita (ecco quindi Locked Down) può offrire e suggerire, i diversivi e la voglia di normalità, salvo poi accorgersi che forse quella era sbagliata: vuoi mettere il brivido di chiamarsi Edgar Allan Poe? o di una separazione che si riveste di ri-unione?






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