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Margaret (2011)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 12 mag 2019
  • Tempo di lettura: 5 min

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Margaret

USA 2011, drammatico, 2h30’


Regia: Kenneth Lonergan

Sceneggiatura: Kenneth Lonergan

Fotografia: Ryszard Lenczewski

Montaggio: Scott Brock, Mike Fay, Anne McCabe

Musiche: Nico Muhly

Scenografia: Dan Leigh

Costumi: Melissa Toth


Anna Paquin: Lisa Cohen

J. Smith-Cameron: Joan Cohen

Matt Damon: Aaron Caije

Mark Ruffalo: Jason "Maretti" Berstone

Matthew Broderick: John Andrew Van Tassel

Jean Reno: Ramon Cameron

Allison Janney: Monica Patterson

Olivia Thirlby: Monica Sloane

Kieran Culkin: Paul Hirsch

Jeannie Berlin: Kellie Burnett

John Gallagher Jr.: Darren Rodifer

Rosemarie DeWitt: Margaret Marretti

Kenneth Lonergan: Karl


TRAMA: La studentessa diciassettenne Lisa Cohen ha assistito, ed involontariamente causato, un incidente stradale a Manhattan, dove una donna è stata investita da un autobus. Già in preda ai turbamenti adolescenziali, Lisa si ritrova a vivere i sensi di colpa e le frustrazioni degli ultimi eventi, rimanendo coinvolta, in quanto testimone, di una causa contro il conducente dell'autobus.


Voto 6,5


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A una bambina:

Margaret, ti rattrista

Che Goldengrove perda le foglie?

Delle foglie, come delle cose umane, tu

Con i tuoi freschi pensieri ti preoccupi, vero?

Ah! ma il cuore invecchiando,

Resterà freddo davanti a tali spettacoli.

Col tempo, non emetterà più sospiro,

Anche se mondi di foglie sparse giacciono a terra senza vita.

Ma tu piangerai e saprai il perché.

Non importa, bambina, quale sia il loro nome:

Le fonti del dolore sono le stesse.

Né la bocca né la mente hanno espresso

Ciò che il cuore sapeva e lo spirito ha intuito:

È per soffrire che l'uomo è nato,

È per Margaret che tu piangi.

Primavera e autunno.

di Gerard Manley Hopkins

(Stratford, 28 luglio 1844 – Dublino, 8 giugno 1889, gesuita e poeta inglese)


Noi siamo per gli dei quello che son le mosche pei monelli: ci spiaccicano per divertimento.

(conte di Gloucester, in Re Lear, William Shakespeare)


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Margaret non è la protagonista del film, è lo spunto, tramite la struggente poesia dedicatale dal poeta, per alcune riflessioni della vita e della morte accidentale che pervade l’adolescenza di una ragazza, irrequieta, com’è giusto che sia, chiamata Lisa, Una studentessa vivace che ha l’età in cui si cerca una propria filosofia di vita, un ragazzo con cui condividere le prime esperienze sessuali, un indirizzo del proprio destino. Il papà è separato e vive lontano, con lei e il fratellino c’è la mamma, un’attrice di Broadway anch’essa alquanto indecisa sul suo futuro. Ha una esistenza piuttosto normale per una ragazza newyorkese della sua età ma ciò che le succede la sconvolge e la coinvolge così emotivamente che subisce un terremoto psicologico che la stravolge, facendola forse per la prima volta riflettere su ciò che veramente conta nella vita: l’impegno, la giustizia, la coscienza, l’onestà con se stessi e con gli altri.


Concetti profondi, che mai avrebbe pensato di affrontare ai suoi 17 anni, e che il destino le ha presentato tutto ad un tratto, allorquando lei causa inconsciamente e indirettamente un incidente stradale gravissimo che uccide una giovane signora che attraversa la strada ad un incrocio. Sul momento Lisa non si rende conto che è implicata anche se in modo indiretto in quell’episodio mortale: forse se ne rende conto in classe durante una lezione di letteratura, forse perché il grave incidente si sedimenta con calma nella mente e nella coscienza e poi viene a galla facendola soffrire, forse perché non ha subito realizzato le sue responsabilità. Fatto sta che non riesce più a calmare più né la mente né la coscienza e si prefigge di andare fino in fondo e a collaborare fattivamente con la polizia e la magistratura che ha archiviato frettolosamente l’incidente. Non si dà più pace, diventa nervosa e più irrequieta del solito, litiga con tutti, a cominciare con la madre e con i compagni di classe, si offre ad un professore, instaura una forte alleanza con la migliore amica della vittima e si impegna per far licenziare l’autista del bus che ha investito la donna all’incrocio passando con il rosso del semaforo.


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È sui travagli psicologici che il regista Kenneth Lonergan punta l’attenzione di tutto il film, sulla sua crescita di persona, diventando così di conseguenza un racconto di sviluppo caratteriale e di ricerca della verità che non le dà più pace, coinvolgendo le persone che la circondano, trovando solo qualche momento di apparente pausa mentale. La mamma è quella che sale sul palcoscenico ma è lei che diventa l’attrice principale nel palcoscenico della vita reale, quella che affronta il problema più importante che le è capitato nei suoi 17 anni e decide da sola che il suo compito è andare fino in fondo. Ma è troppo giovane e l’impeto adolescenziale la fa scontrare con le difficoltà oggettive e soggettive che incontra. È solo così che Lisa diventerà grande e ci vogliono ben 150 minuti necessari al regista per rendere l’idea per intero.


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Questo film drammatico ha avuto molti travagli: sembra la sintesi reale del racconto. È stato girato nel 2005 ma è uscito nel 2011, dopo tanti problemi di post-produzione. Prima di tutto le dispute tra la casa di produzione, la Fox Searchlight Pictures, e il regista Lonergan per la lunghezza del film che in origine era addirittura di 3 ore (!), poi litigi giudiziari che ne hanno allungato la gestazione. Per fortuna sono intervenuti, perché interessati ed estimatori dell’opera, vari cineasti americani, finché sia i notevolissimi finanziamenti di Matthew Broderick (che qui svolge un piccolo ruolo di professore) che l’intervento fattivo in fase di montaggio di Martin Scorsese e della sua montatrice di sempre Thelma Schoonmaker hanno completato la pellicola. In mezzo a questa battaglia, tra il tecnico e il legale, c’è il bravo regista Kenneth Lonergan, che tra l’altro anche in questo caso si è riservato un personaggio, la parte del papà della protagonista, così come ha fatto anche negli altri due suoi film che sono a cavallo di questo, sempre con ruoli secondari: il primo e stimatissimo Conta su di me (due candidature agli Oscar e ben dodici premi nel mondo) e lo straziante e premiato Manchester by the Sea (recensione).


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Anche in questo film quindi il regista si addentra nei problemi psicologici che attanagliano i suoi personaggi preferiti, studiandoli con calma (anche l’ultimo e fortunato film dura 2 ore e 17 minuti) e dilungandosi nei primi piani e nei dialoghi animosi densi di emozioni e passionalità. Da parte sua Anna Paquin, già premio Oscar a 12 anni per Lezioni di piano, ci mette tutta l’anima, e forse anche troppa, perché la sua partecipazione attiva alla recitazione sfiora momenti di over-acting, modalità che non sempre paga. Lei è l’anima del film, è praticamente presente in tutta la durata e porta la pellicola sulle spalle dall’inizio alla fine, mettendo in primo piano il suo viso che in certe scene pare veramente una adolescente e in altre invece esalta tutti i suoi 23 anni di donna piena. Recitazione passionale e incisiva che si contrappone ad un cast di nomi importanti, da Matt Damon ad un giovane Mark Ruffalo, dal già citato Matthew Broderick a Jean Reno, per finire a J. Smith-Cameron, moglie nella vita del regista, il quale come detto non perde l’occasione per ritagliarsi sempre un ruolo secondario.


Buon film, pienamente sufficiente che però a tratti risulta prolisso, causa appunto delle lungaggini che ne hanno protratta l’uscita nelle sale. Merita però maggiore attenzione, essendo un film immeritatamente dimenticato: Kenneth Lonergan merita sempre rispetto.

 
 
 

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