Marie Heurtin - Dal buio alla luce (2014)
- michemar

- 3 feb 2020
- Tempo di lettura: 4 min

Marie Heurtin - Dal buio alla luce (Marie Heurtin) Francia 2014, biografico, 1h35’
Regia: Jean-Pierre Améris Sceneggiatura: Jean-Pierre Améris, Philippe Blasband Fotografia: Virginie Saint-Martin Montaggio: Anne Souriau Musiche: Sonia Wieder-Atherton Scenografia: Franck Schwarz Costumi: Danièle Collin-Linard
Isabelle Carré: suor Marguerite Ariana Rivoire: Marie Heurtin Brigitte Catillon: madre superiora Noémie Churlet: suor Raphaëlle Gilles Treton: padre di Marie Laure Duthilleul: madre di Marie Martine Gautier: suor Véronique Patricia Legrand: suor Joseph
TRAMA: Marie Heurtin, nata sorda e cieca nel 1895, è incapace di comunicare. Suo padre, un modesto artigiano, è indeciso se seguire o meno il consiglio di un medico che gli suggerisce di internarla in un istituto. Recatosi all'istituto di Larnay, vicino a Poitiers, dove a prendersi cura delle ragazze sorde sono le suore, l'uomo decide di lasciare Marie alle cure della giovane suor Marguerite, che è convinta di poter aiutare la piccola con l'arma della sua fede.
Voto 7

Diretto da Jean-Pierre Améris (suo il simpaticissimo Emotivi anonimi, ma qui siamo in tutt’altro registro, anche se lui a quanto pare ama parlarci sempre di personaggi dai caratteri molto particolari e problematici) e scritto dal regista con Philippe Blasband, il film si basa su una storia realmente accaduta nella Francia del tardo Ottocento e ha per protagonista la quattordicenne Marie che, nata sorda e cieca, è incapace di comunicare. È una storia molto simile a quella che vediamo nel celebre e premiato Anna dei miracoli ed è ugualmente vivace e drammatica, lottata e fisica. Sembra però una versione più delicata e religiosa di quella più famosa pellicola di Arthur Penn e, pur non tentando mai di eguagliare il testo drammatico di quel grande regista, preferisce un approccio molto più pastorale, meno metodico, basandosi in larga misura sulle esibizioni di Isabelle Carré (la stessa attrice di Emotivi anonimi) e della giovane esordiente Ariana Rivoire, che – pensate un po’ - ha trovato in un istituto per non udenti, dove era ancora iscritta durante le riprese del film.

L'Istituto di Larnay, a quel tempo un convento religioso gestito dalle suore "Le sorelle della saggezza", era dedicato all'educazione dei bambini sordi e muti, ma quando i genitori di Heurtin portarono la loro figlia Marie, la ragazzina fu respinta in quanto la cecità impediva il classico uso della lingua dei segni e sembrava che le suore non potessero comunicare con lei in nessun altro modo apparente. Ma grazie all'insistenza di suor Marguerite, che si offrì volontaria per dedicarsi esclusivamente alla ragazza, e alla fiducia che lei dispiegò nonostante i ripetuti fallimenti di tutti i suoi primi sforzi per superare le barriere che li separavano, Marie non fu solo accettata ma, nel corso del tempo e dopo molte battute d'arresto, divenne addirittura esperta nella lingua dei segni, padroneggiò l'alfabeto Braille, imparò a usare una macchina da scrivere, giocare a domino, cucire, lavorare a maglia e infine diventare una giovane donna autosufficiente.
Sebbene un ritratto grafico del metodo usato da suor Marguerite sia stato pubblicato più di cento anni fa da Louis Arnould in un libro intitolato ‘Soul In Prison’, il regista Améris preferisce soffermarsi nei dettagli solo nella fase più significativa del processo, quando insegna alla sua allieva ad usare la lingua dei segni. Per il resto la sceneggiatura preferisce sottintendere che è solo attraverso un'attenta pazienza, assoluta devozione e un'enorme quantità di fede, che suor Marguerite, nonostante il declino della sua stessa salute, riesce finalmente a sfondare il muro del silenzio che separa Marie dal resto del mondo.

Dice lo stesso regista, presentando il film meglio di qualunque altro: “Questo progetto è iniziato dalla mia passione per la storia di Helen Keller (raccontata in ‘Anna dei miracoli’, appunto). Nella mia ricerca, mi sono imbattuto nella vicenda meno nota di Marie Heurtin e ho subito deciso di recarmi in visita all'istituto Larnay a Poiters, dove lei è vissuta nel XIX secolo. L'istituto non è più di carattere religioso ma rimane ancora un centro per bambini sordomuti. Alla luce dei progressi scientifici degli ultimi cento anni, mi ha sorpreso scoprire che è ancora in funzione: è difficile descrivere come mi sono sentito quando ho incontrato quei bambini, in grado di comunicare solo attraverso il tatto e desiderosi di percepire le mie mani e il mio viso. Mi sentivo abbastanza impotente nel cercare di comunicare con loro. Ho anche incontrato i genitori dei piccoli e mi hanno spiegato le sfide che devono affrontare. Ciò che ho trovato di emozionante nella storia della Heurtin è il carattere eccezionale di suor Marguerite e la sua incrollabile convinzione di poter riuscire a tirar fuori la giovane Marie dal suo carcere interiore. Il legame che si crea tra le donne permette alla religiosa di sperimentare qualcosa che generalmente non le apparterrebbe: l'amore materno. Il legame ovviamente comprende anche un'inevitabile separazione che avviene nel momento in cui il processo di apprendimento di Marie si avvia alla conclusione.”

Queste sono quindi le premesse di un’ottima occasione per un bel film, da vedere assolutamente, in cui eccelle anche la recitazione delle due attrici protagoniste Isabelle Carré e Ariana Rivoire (che è sorda davvero).






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