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Memory (2023)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 16 minuti fa
  • Tempo di lettura: 6 min

Memory

Titolo originale

Memory

Produzione

Messico, USA, Cile, Germania 2023

Genere

dramma

Durata

1h43’

 

Regia: Michel Franco

Sceneggiatura: Michel Franco

Fotografia: Yves Cape

Montaggio: Óscar Figueroa, Michel Franco

Scenografia: Claudio Ramírez Castelli

Costumi: Gabriela Fernández

 

Jessica Chastain: Sylvia

Peter Sarsgaard: Saul

Brooke Timber: Anna

Merritt Wever: Olivia

Josh Charles: Isaac

Elsie Fisher: Sara

Jessica Harper: Samantha

Tom Hammond: Robert

 

TRAMA: Un uomo ed una donna, affetti da forti disagi, cercano di costruire una relazione risolvendo demenza e traumi.

 

VOTO 7,5



Non si può affrontare un qualsiasi film di Michel Franco senza conoscere la personale visione del suo cinema, essendo un cineasta particolare e dalla filosofia unica. L’aspetto più evidente è la capacità di distinguersi per lo sguardo crudo e disturbante che, quando lo rivolge alla società messicana, diventa anche profondamente politico. Le sue opere, come Nuevo orden, sono spesso ambientate in contesti distopici o realistici estremi, dove le disuguaglianze sociali, il razzismo strutturale e la corruzione emergono con forza visiva e narrativa. Lo stile è normalmente asciutto e rigoroso, con una regia controllata e un montaggio che accentua il senso di inquietudine. Non cerca consolazione o liberazione: sono racconti brutali, spesso privi di speranza, che mettono lo spettatore di fronte a dinamiche oppressive e violente. Non dimenticherò mai quando ho visto, su invito di una rivista per una prima recensione, uno dei suoi titoli di inizio carriera, Después de Lucía, un racconto raggelante nella sua tragica spietatezza, in una totale assenza di commento musicale e in assonanza a sequenze simili che mi ricordavano l’Haneke di Funny Games. Ero trasecolato e travolto dal finale e da quel momento ho cercato più film della sua produzione. Ecco allora lo spietato Nuovo orden, il trasecolante Sundown, ed ora questo, in attesa di gustarmi Dreams del 2025. Un cinema che spesso è di denuncia che non fa sconti, né ai personaggi né al pubblico.



Questo non è un cinema che parla di trame come una cronaca asettica, ma di forte emotività insite nel carattere dei personaggi o del loro vissuto, con traumi personali e sofferenze scaturite da esperienze familiari o sociali. Scava nella natura delle persone, motivando le reazioni, spiegando con asciuttezza scioccante le cause di certi comportamenti. Il titolo di questo film, per esempio, è seccamente riferito alla memoria, quella di chi non ricorda più episodi traumatici vecchi della vita perché la mente li ha voluti inscatolare in un angolo del cervello, quella di chi, per malattia, non riesce a ricordare ciò che ha fatto recentemente o che non sa perché l’ha fatto. Traumi adolescenziali e demenza, così lontani dal punto di vista medico-scientifico ma che obbligano gli affetti da tali problemi ad assumere decisioni o condotte che chi osserva fuori campo e non conosce il background giudica erroneamente.



I personaggi principali sono due. Lei è Sylvia (Jessica Chastain), madre single iperprotettiva, assistente sociale ed ex alcolista da 13 anni, che partecipa con riluttanza alla periodica riunione del liceo con la sorella minore Olivia (Merritt Wever). Durante il party, che osserva senza partecipazione, seduta sola ad un tavolo, è turbata da un uomo che le si siede accanto e le sorride. Spaventata decide di uscire immediatamente e prendere la metro per tornare a casa, ma viene seguita fino all’abitazione, da dove non si muove più, sotto la pioggia. Al mattino, lei lo trova sdraiato a terra, ha dormito lì, tutto bagnato e a malapena reattivo. Scopre che il suo nome è Saul (Peter Sarsgaard) e telefona a suo fratello, Isaac (Josh Charles), per farlo recuperare. A casa dei due e alla presenza della figlia di quest’ultimo, Sara (Elsie Fisher), le vengono offerte delle scuse: Saul soffre di demenza ad esordio precoce, che lo rende disorientato e confuso e che ostacola la sua capacità di ricordare o creare ricordi. Ha buona memoria dei vecchi avvenimenti ma il presente gli sfugge facilmente e soprattutto, spessissimo, non sa perché va in un posto o perché dà una certa risposta.



Sylvia capisce che non correva alcun pericolo e comincia ad avvicinarsi all’uomo anche ponendogli domande, scoprendo che hanno frequentato la stessa scuola (ecco il motivo dell’incontro alla festa) e che hanno avuto amici comuni in classe. Anzi, lui partecipava - gli ricorda lei con asprezza e odio - assieme al compagno 17enne che la faceva ubriacare a 13 anni, agli abusi sessuali che loro organizzavano ai suoi danni, obbligandola ad atti che mai avrebbe compiuto da sobria. Dal dramma di inizio film siamo passati direttamente a scomode verità che scuotono la visione: lui non ricorda nulla, come prevedibile, nonostante sia in grado di farlo su vicende vecchie di anni, ma nega assolutamente, lei, rivivendo le oscenità, lo molla salvo rientrare subito accanto. Nasce, inaspettatamente, un rapporto di sincera amicizia anche per la compassione che Sylvia prova per le condizioni umane e mentali di Saul. Di più: lo porta perfino a casa, una casa superprotetta da serrature, chiavistelli e allarmi, simbolicamente rappresentanti le insicurezze psicologiche che la donna vive da tempo, cosa che si riverbera anche nel comportamento severo verso la figlia adolescente Anna (Brooke Timber), a cui non dà mai il permesso di uscire con l’amichetto, a cui controlla lo smartphone e il pc. Come se la sua pregressa esperienza negativa con gli uomini non debba mai segnare la vita della figlia.



La particolarità di ciò che ne segue è davvero curiosa. Entrambi sono scossi da episodi negativi della vita, entrambi si sentono lentamente attratti, entrambi hanno paura di fare passi in avanti, ma entrambi sono ostacolati dai rispettivi familiari. Ma se la giovane Anna, dopo la prima reazione negativa, notando il legame e dopo il giustificato primo momento di perplessità, accetta la situazione come un’evoluzione positiva per la tranquillità della madre, l’opposizione del fratello Isaac e della nipote Sara è veemente e scorbutica, fino a tenere praticamente recluso in casa e assistito da un infermiere il povero Saul che credeva di aver ritrovato la felicità con una donna che gli vuol bene sinceramente e che lo sa aiutare nei momenti difficili. Lo stesso succede con la sorella Olivia che mal vede la novità.



In questi casi, quello che cambia gli equilibri o è un evento imprevedibile e tragico oppure è l’arrivo di una persona non gradita. È il caso della mamma di Sylvia e Olivia, Samantha (Jessica Harper), a cui la protagonista non rivolge la parola da anni, forse da sempre. Il motivo è drammatico e viene svelato in una scena madre anche alla presenza della giovane Anna. Il cerchio comincia a chiudersi. Saul non ha mai fatto nulla di male a Sylvia, come dimostrato dagli annali della scuola; il terribile trauma infantile della donna risale a fatti familiari in cui l’anziana nonna arrivata non ha mai voluto vedere e ammettere. Trauma e demenza, si diceva, ed eccoli arrivare prepotentemente sulla scena per spiegare tutto e rivelare le sofferenze intime dei due personaggi, ora più che mai bisognosi di vivere assieme.



La virata della trama indica, però, un certo cambiamento in questo lavoro di Michel Franco. Senza abbandonare i suoi elementi disturbanti, prepotenti, spesso cinicamente raccontati, egli cerca una giustificazione alla sofferenza, offre uno sguardo pietoso ai sofferenti, apre ad un finale morbido e accogliente. Di certo non cerca l’empatia da un pubblico che lui ha sempre trattato come testimone di fatti crudi ed essenzialmente cattivi che ha sempre raccontato, non va in cerca di scappatoie romantiche e benevoli. Apre solo uno spiraglio possibile a due persone bisognose, che, paurose del mondo ostile, possono aiutarsi vicendevolmente, con il beneplacito della giovane Anna che ha avuto più buon senso di tutti gli altri personaggi ed ha l’intelligenza risoluta per trovare la soluzione finale.



La sorella era troppo timorosa di parlare e rivelare; il marito Robert (Tom Hammond) rifugge parolacce e sconvenienze in casa (è l’anti Franco) per proteggere i figli; Isaac e Sara hanno talmente paura che Saul si faccia del male che non si accorgono che sta invece trovando la felicità; l’odiata/odiosa madre Samantha è una mina vagante con cui nessuno vuole avere a che fare; Anna è l’unica persona che si accorge che la felicità della madre Sylvia sarà quella della loro piccola famiglia, anche la sua, finalmente; Saul non è guaribile ma sapere che potrebbe vivere meglio, sentendosi amato e amando, lo vede come un traguardo fino a lì insperato. Come dice il saggio, la paura non va evitata ma va affrontata per essere sconfitta e superata. Come i traumi, che se vanno analizzati, vengono anche elaborati e guariti.



Non sarà il solito film spiazzante e crudele come altre volte, ma il cinema di Michel Franco è sempre incisivo, forse persino divisivo, ma ogni volta è caustico nell’affrontare la realtà. Anche con attimi di pura nostalgia: ogni tanto riparte lancinante la mia carissima A Whiter Shade of Pale dei miei adorati Procolo Harum (a cui il regista dedica anche un’inquadratura, in un angolo dello schermo, della copertina del vinile) che manda in commozione il protagonista ma anche uno spettatore come me, legato ai ricordi della gioventù, brano indimenticabile e sempre emozionante. Una lancia sul cuore trafitto dalla malinconia e dai rimpianti, il suo ed il mio (perdonate la digressione).



Michel Franco, che con i dialoghi sa descrivere la profondità e la complessità dei personaggi, è un gran regista e i suoi protagonisti anche: Jessica Chastain è meravigliosamente commovente nel suo dolore, Peter Sarsgaard è bravo fino all’estrema tenerezza, conscio del suo personaggio sofferente che cerca pace anche nei momenti lucidi. Ottima la piccola Brooke Timber, bravo anche il resto del cast.

Cinema implacabile, bellissima storia.



Riconoscimenti

Festival di Venezia 2023

Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a Peter Sarsgaard

Independent Spirit Awards 2024

Candidatura miglior attrice protagonista per Jessica Chastain



 
 
 

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Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

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