Michael Clayton (2007)
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- 14 apr 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 20 lug

Michael Clayton
USA 2007 thriller 1h59'
Regia: Tony Gilroy
Sceneggiatura: Tony Gilroy
Fotografia: Robert Elswit
Montaggio: John Gilroy
Musiche: James Newton Howard
Scenografia: Kevin Thompson
Costumi: Sarah Edwards
George Clooney: Michael Clayton
Tom Wilkinson: Arthur Edens
Tilda Swinton: Karen Crowder
Sydney Pollack: Marty Bach
Michael O'Keefe: Barry Grissom
Thomas McCarthy: Walter
Denis O'Hare: Greer
Ken Howard: Don Jefferies
Merritt Wever: Anna Kaiserson
TRAMA: Il potente studio Kenner, Bach & Ledeen deve difendere la U/North, società che opera nel settore dei prodotti chimici per l'agricoltura, in una causa di ipotetici danni arrecati ad alcuni agricoltori, ma quando l'esito favorevole del processo sembra scontato, l'avvocato designato Arthur Edens cade in una grave crisi psicologica e vorrebbe sabotare l'intera impalcatura difensiva. Tocca allora a Clayton entrare in scena, prendere in mano la situazione e gestirla come è sempre il suo compito.
Voto 8

Michael Clayton, avvocato ex pubblico ministero, sbriga gli affari più sporchi dello studio Kenner, Bach & Ledeen, cercando di rimediare ai guai commessi dai facoltosi clienti.
Non sembra un film del XXI secolo: è una complicata storia tra il legal thriller e un intreccio affaristico che si rifà ai grandi film degli anni ’70 e ’80, oggetto di attenzione e scrittura dei grandi registi. Tra colpi di scena, dialoghi sapienti e personaggi ben calibrati, ognuno con una storia alle spalle, un segreto da nascondere, e sullo sfondo l’ennesimo dramma ecologico di quella parte dell’America che spiana la strada ignorando bellamente la salute dei cittadini impotenti. Troppo forte è il potere delle società implicate e troppo preponderanti sono gli interessi economici in ballo.

Tante le figure che si muovono sullo scenario: l’avvocato Michael Clayton, smorzato nelle ambizioni, appassito nei compiti che gli vengono affidati, che sfoga nelle ore buie la passione per il tavolo verde anche nella ricerca di proventi che gli possano risolvere i problemi finanziari derivati da un fratello tossico. C’è il collega Arthur Edens che entra in crisi dopo che si è reso conto dei danni che provoca la società che deve difendere e si rende irreperibile. C’è il gruppo dirigente della società incriminata che passa sui problemi della gente come un carro armato e ha chiuso l’armadio in cui giacciono i cadaveri. Clayton è un nano in confronto ma in coscienza è consapevole di ciò che ormai rappresenta la sua rivolta.

La prima regia di Tony Gilroy, sceneggiatore delle avventure di Jason Bourne e sicuramente tra gli sceneggiatori più in vista a Hollywood, è un bellissimo thriller moralmente ineccepibile, gestito come si faceva negli anni d’oro del giallo sociale. Non pare un esordiente e dirige un cast strepitoso. George Clooney, che ha sempre saputo alternare con grande efficacia i ruoli drammatici a quelli da commedia, è talmente bravo che sembra il personaggio di una tragedia greca e offre una delle sue prove migliori e convincenti di tutta la sua carriera: mentre Tilda Swinton è la migliore maschera sul mercato per rappresentare il cinismo necessario per guidare gli interessi privati di un’impresa senza scrupoli, una multinazionale della chimica che ha prodotto un fertilizzante cancerogeno: lei vince l'Oscar come non protagonista perché le bastano poche sequenze nei suoi tailleurs per sbalordire lo spettatore. E quando un regista ha bisogno di uno dei migliori caratteristi che il cinema anglosassone possa offrire, il nome è solitamente Tom Wilkinson, attore che recita sempre come fosse il protagonista. La regia è apprezzabilissima ma non si può fare a meno di pensare che, stante un soggetto così appetibile, con un autore di grosso calibro il film avrebbe potuto essere memorabile, per esempio nelle mani di Michael Mann, come fu capace con Insider – Dietro la verità, ma anche così va molto bene, anzi, ad avercene di questo livello.

Lungo una sceneggiatura che appassiona dal primo all’ultimo istante, memorabili restano l’incipit, con Michael Clayton che esce da una delle tante bische che frequenta, oppure la scena dei cavalli scalpitanti nella campagna, che al protagonista paiono un segnale morale di indipendenza; e ancora di più il lungo pianosequenza finale in cui, sempre lui, assesta il colpo finale alla Karen Crowder di Tilda Swinton mentre sfilano i titoli di coda: nei piccoli mutamenti del suo volto si condensano i pensieri non detti che attraversano la sua mente. George Clooney in quell'epilogo condensa tutto il crescendo di umanizzazione che ha offerto al suo personaggio, trasformandolo, passo dopo passo, evento dopo evento, in un essere umano con le sue sofferenze e i suoi dubbi.
"Non lo sa chi sono io? Un aggiustatutto, sono un esattore. Tratto ogni cosa, dalle casalinghe borseggiatrici ai politici zozzoni."

Riconoscimenti
2008 - Premio Oscar
Miglior attrice non protagonista a Tilda Swinton
Candidatura miglior film
Candidatura migliore regia
Candidatura miglior attore protagonista a George Clooney
Candidatura miglior attore non protagonista a Tom Wilkinson
Candidatura migliore sceneggiatura originale
Candidatura miglior colonna sonora
2008 - Golden Globe
Candidatura miglior film drammatico
Candidatura miglior attore in un film drammatico a George Clooney
Candidatura miglior attore non protagonista a Tom Wilkinson
Candidatura miglior attrice non protagonista a Tilda Swinton
2008 - Premio BAFTA
Miglior attrice non protagonista a Tilda Swinton






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