Minari (2020)
- michemar

- 6 mag 2021
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 31 lug 2024

Minari
USA 2020 dramma 1h55’
Regia: Lee Isaac Chung
Sceneggiatura: Lee Isaac Chung
Fotografia: Lachlan Milne
Montaggio: Harry Yoon
Musiche: Emile Mosseri
Scenografia: Yong Ok Lee
Costumi: Susanna Song
Steven Yeun: Jacob Yi
Han Ye-ri: Monica Yi
Alan Kim: David Yi
Noel Kate Cho: Anne Yi
Yoon Yeo-jeong: Soon-ja
Will Patton: Paul
TRAMA: Negli anni Ottanta, la vita del piccolo coreano-americano David cambia drasticamente quando la sua famiglia si trasferisce dalla costa occidentale nel cuore dell'Arkansas rurale per inseguire il sogno lavorativo del padre Jacob, incurante delle preoccupazioni di sua moglie. A complicare le cose in casa si aggiunge l'arrivo dell'anziana nonna dalla Corea, i cui modi così diversi dai loro suscitano la curiosità di David e della sua sorellina. Nel frattempo, nel tentativo di creare una fattoria propria, Jacob inizia a mettere a repentaglio le finanze e la stabilità della sua famiglia.
Voto 7

Il film, dal nome di una pianta acquatica coreana simile al crescione europeo, è ambientato negli Stati Uniti degli anni ‘80 e si ispira alle vicende personali del regista Lee Isaac Chung. Tutto ha inizio quando Jacob (Steven Yeun), immigrato coreano, trascina la sua famiglia, molto scettica, dalla California all’Arkansas, deciso a ritagliarsi la propria indipendenza con una vita da agricoltore. Sebbene lui veda l’Arkansas come una terra ricca di opportunità, il resto della famiglia è sconvolto da questo imprevisto trasferimento in quell’ampio pezzo di terra nell’isolata regione dell’Ozark, zona orientale dello stato. Ad aiutarlo nella fattoria c’è l’accogliente veterano di guerra Paul, instancabile lavoratore estremamente religioso, interpretato da un irriconoscibile Will Patton, che abbiamo conosciuto in decine e decine di film in cui il ruolo riservatogli era sempre quello del pericoloso cattivo. L’arrivo dalla Corea della nonna (Yoon Yeo-jeong, formidabile interprete della autoritaria governante nell'agghiacciante The Housemaid), anziana imprevedibile e singolare, stravolgerà ulteriormente la loro vita. I suoi modi bizzarri accenderanno la curiosità del nipotino David - che prima la respinge (“puzza di Corea”) e poi le si affeziona moltissimo - e accompagneranno la famiglia in un percorso di riscoperta dell’amore che li unisce. Come solo la saggezza orientale sa insegnare.

Le vicende personali del regista, come si diceva, sono qui raccontate con l’occhio di quando lui era bambino tramite il piccolo David che ci fa da osservatore, da testimone spesso silenzioso. Egli scandisce i vari passaggi del difficile adattamento della famiglia Yi (composta da lui, il padre Jacob, la mamma Monica e la sorella più grande Anne) in quel terreno acquistato con un po’ di azzardo dal papà utilizzando i risparmi del particolare lavoro di sessatore di pulcini, mansione in cui eccelle, che svolgeva in California. In più egli si rivolge alla banca locale per un prestito (Reagan, dice il funzionario, ci tiene ai contadini e non oppone ostacoli di fidejussioni alla relativa concessione) che gli servirà per acquistare semi, attrezzature e un trattore: lui ha intenzione di produrre ortaggi e lattuga per la nutrita comunità coreana che abita in città e in tutta la zona. David osserva, assimila, impara e segna i vari passi della trama, assiste ai continui litigi tra i genitori (Jacob non si arrende alle difficoltà, la moglie vuol tornare in California). Gli occhioni spalancati e curiosi di David sono i nostri per ogni avvenimento che accade, per ogni avversità, come anche per i pochi momenti di serenità dei quattro, afflitti da molte incertezze sul futuro. Il suo sguardo è il classico “punto e a capo” che il regista Lee Isaac Chung ci inquadra ogni volta che succede qualcosa, momento in cui lui arriva dall’altra stanza per osservare l’ultimo avvenimento: lui arriva, osserva, e comincia un’altra sequenza.

L’unica novità che veramente lo sconvolge è l’arrivo della nonna Soon-ja che non ha mai conosciuto, non essendo questa mai stata in America. Un’anziana donna piena di iniziative, che da un lato cerca di dare una scossa all’ambiente alquanto intristito, dall’altro prova in tutti i mondi a ravvivare il pessimo umore che abita nella casa e si inventa giochi e passatempi per i due piccoli. Ma soprattutto insiste affinché i due sposi non si abbattano e trovino l’accordo necessario per resistere agli inconvenienti della dura vita di campagna, con le avversità rappresentate dal maltempo e dalla scarsità dell’acqua a disposizione per irrigare i campi. Esorta a tenere duro, a non mollare, e nel frattempo fa da insegnante di vita per il piccolo David, che la guarda sempre perplesso.

Se il film si basa sul bel faccino del mini protagonista (che non è, come può sembrare il papà Jacob), ci sono altri elementi che mi hanno colpito. Prima di tutto l’accoglienza che il popolo rurale dell’Arkansas riserva a questi immigrati. Nessuno che batte ciglio vedendoli la prima volta, nessuno che mostra la benché minima reazione mentre frequentano i negozi o si siedono nei banchi della chiesa e pregano con loro. Anzi, il pastore dà loro il benvenuto durante la funzione religiosa e il contadino reduce della guerra proprio in Corea, Paul, si presta immediatamente per aiutarlo nei lavori del campo e si spreca in consigli e incoraggiamenti. Il senso della comunità rurale, abituata alla vita faticosa sotto ogni tipo di intemperie della campagna, rispetta la sua nobile tradizione di ospitalità e di sostegno soprattutto nei momenti più difficili. Nessuna meraviglia se il ragazzino che fa amicizia con David lo porti in casa perfino a farlo dormire con sé.

E poi l’acqua. Il liquido che da sempre nella natura significa la vita, quella di ogni specie terrestre: animale, umana, vegetale. Senza acqua non si riesce a far crescere le piante, gli alberi, la lattuga di Jacob, non ci si lava, non ci si disseta. E quando il pozzo che lui ha scavato con gran fatica esaurisce l’acqua, quando credeva che non avrebbe mai smesso di rifornirlo e utilizza anche quella destinata all’igiene domestica, lo sconforto si impadronisce di tutti e sembra che il progetto debba svanire. Ed invece, come insegnerà ancora una volta la giudiziosa Soon-ja, sarà ancora l’acqua, stavolta quella del piccolo torrente che attraversa il bosco vicino, a dare nuovo impulso alla felicità. L’acqua che disseta, che lava, che finisce e che ritorna, mentre la vita, in cui tutto muore, si secca e ferma gli affari sperati, rinasce sulle sponde del torrente. Lì dove c’è tanta “minari”, che significherà la rinascita con la speranza di realizzare il sogno di Jacob.

I numerosi premi incoraggiano un’opera delicata e sincera, quasi lenitiva e autoanalitica, scritta e messa in scena con idee chiare e mano sicura.
Il piccolo Alan Kim è di una tenerezza che commuove.
Premio Oscar 2021
Migliore attrice non protagonista a Youn Yuh-jung
Candidatura per il miglior film
Candidatura per il miglior regista
Candidatura per il miglior attore a Steven Yeun
Candidatura per la migliore sceneggiatura originale
Candidatura per la migliore colonna sonora
Golden Globe 2021
Miglior film straniero
BAFTA 2021
Miglior attrice non protagonista a Youn Yuh-jung
Candidatura al miglior regista
Candidatura al miglior attore non protagonista ad Alan Kim
Candidatura al miglior film in lingua straniera
Candidatura al miglior casting
Candidatura alla miglior colonna sonora
Sundance 2020
Gran premio della giuria: U.S. Dramatic
Premio del pubblico: U.S. Dramatic






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