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Motherless Brooklyn - I segreti di una città (2019)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 1 gen 2021
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 13 ago

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Motherless Brooklyn - I segreti di una città

(Motherless Brooklyn) USA 2019 noir 2h24’


Regia: Edward Norton

Soggetto: Jonathan Lethem (romanzo)

Sceneggiatura: Edward Norton

Fotografia: Dick Pope

Montaggio: Joe Klotz

Musiche : Daniel Pemberton

Scenografia: Beth Mickle

Costumi: Amy Roth


Edward Norton: Lionel Essrog

Willem Dafoe: Paul Randolph

Bruce Willis: Frank Minna

Gugu Mbatha-Raw: Laura Rose

Alec Baldwin: Moses Randolph

Bobby Cannavale: Tony Vermonte

Cherry Jones: Gabby Horowitz

Leslie Mann: Julia Minna

Ethan Suplee: Gilbert Coney

Josh Pais: William Lieberman

Fisher Stevens: Lou

Michael K. Williams: il trombettista

Robert Wisdom: Billy Rose

Dallas Roberts: Danny Fantl


TRAMA: Nella New York degli anni Cinquanta, Lionel Essorg lavora come detective privato. Uomo solitario affetto dalla sindrome di Tourette, Lionel tenta di risolvere l'omicidio del suo mentore e unico amico Frank Minna. Con pochi indizi a disposizione, si imbatterà in segreti su cui poggiano le sorti dell'intera città.


Voto 6,5


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Il nostro caro Edward Norton si decide dopo ben 19 anni dall’unica sua regia (una commedia, Tentazioni d’amore) ad affrontare un romanzo noir di quelli proprio classici, dalle tinte forti (in tutti i sensi), gangsters, strade buie e bagnate, cazzotti, pistole e borsalini. La storia di Lionel Essrog, un detective privato che soffre della sindrome di Tourette e che si trova a dover indagare sull’uccisione del suo amico e mentore Frank Minna. Così, con pochissimi indizi tra le mani, Essrog va in esplorazione della Brooklyn anni Cinquanta e dei suoi bassifondi, scontrandosi con la corruzione e saltando tra un salotto e un jazz club.


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In realtà il libro di partenza (Brooklyn senza madre, di Jonathan Lethem) si ambienta nei 90 mentre il film è un noir negli anni 50 e Norton, a guardarci bene, chissà, parla di quegli anni e si riferisce alla situazione politica contemporanea, con un Alec Baldwin che pare Trump e la bella innamorata Gugu Mbatha-Raw sembra proprio la combattiva Ocasio-Cortez. Chissà. Il suo protagonista Lionel davanti a lei si emoziona così tanto che mitraglia parole balbettanti, perfino quando entra nei night del jazz di Brooklyn, dove il musicista gli dice: “Odio chi disturba i concerti, ma tu andavi a tempo!”.


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Edward Norton ha voluto firmare il film in questa maniera: “Sono stato molto preso da quest'uomo orfano che, cresciuto tra i peggiori vicoli di Brooklyn, è affetto dalla sindrome di Tourette e da disturbi compulsivi ossessivi. Mi è piaciuto il modo in cui Lethem lo ha reso estremamente brillante e avvincente. C'è qualcosa di molto positivo nella sua personalità: Lionel non può lasciare che le bugie prendano il sopravvento e non può fermarsi fino a quando non ha chiare le cose. Quindi, da detective, ha l'implacabile bisogno di capire cosa succede davvero intorno a lui. Jonathan ha creato un personaggio al tempo stesso divertente e commovente, per cui si sente il bisogno di fare il tifo sin dalle prime pagine. Sono sempre stato attratto da coloro che all'apparenza sembrano perdenti ma poi si rivelano veri eroi. Ovviamente, rispetto al romanzo, ho voluto cambiare diverse cose, a partire dall'ambientazione. Il mio desiderio era quello di rendere omaggio al genere noir e di scrivere una lettera d'amore alla New York degli anni Cinquanta, una città alla ricerca della sua anima tra aspirazioni e tormenti. Del resto, già i personaggi di Lethem hanno caratteristiche nelle loro psicologie e comportamenti che li rendono come uomini fuori dal tempo in cui vivono.


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Fuor di dubbio che fosse un soggetto davvero impegnativo per un quasi esordiente alla regia e onestamente, con tutta la stima che ho per questo attore, che è infinita, l’ho trovato ancora impreparato. E non perché, immagino, non sia in grado, ma semplicemente perché non era ancora pronto. Perché forse arriverà a saper condurre un film alla grande ma secondo me deve guidarlo da fuori, senza innamorarsi del personaggio e lasciarlo fare ad altri. Oppure farsi dirigere. Il film non è male, sia chiaro, è che da lui mi aspetta sempre tanto, forse troppo, ma il tempo ce l’ha per diventare bravo anche alla regia. Il bellissimo cast che Norton ha scelto è di primissimo ordine e i personaggi risultano molto ben caratterizzati, scritti e descritti bene, proprio come conviene ad una storia degli anni d’oro del noir e alla fine il film risulta godibile.



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