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Mrs Lowry & Son (2019)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 24 nov 2021
  • Tempo di lettura: 5 min

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Mrs Lowry & Son

UK 2019 dramma biografico 1h31’


Regia: Adrian Noble

Soggetto: Martyn Hesford (commedia)

Sceneggiatura: Martyn Hesford

Fotografia: Josep M. Civit

Montaggio: Chris Gill

Musiche: Craig Armstrong

Scenografia: Catrin Meredydd

Costumi: Jenny Beavan


Vanessa Redgrave: Elizabeth Lowry

Timothy Spall: L.S. Lowry

Stephen Lord: Mr Stanhope

Wendy Morgan: Mrs Stanhope

Michael Keogh: Mr Lowry

Rose Noble: giovane Elizabeth

Laurence Mills: giovane Lowry


TRAMA: L'artista L.S. Lowry vive per tutta la vita con la madre Elizabeth, una donna che cerca sempre di dissuaderlo dalle sue ambizioni artistiche e che non perde mai occasione di ricordargli quanto per lei rappresenti una delusione. Trascorrendo le giornate a ritirare affitti, Lowry dipinge quando la donna si addormenta, sperando che il suo lavoro venga apprezzato. Se da un lato rappresenta l'ultimo ostacolo per agguantare il successo, dall'altro lato la madre è il motivo per cui Lowry dipinge qualsiasi cosa alla disperata ricerca di un soggetto che possa renderla felice.


Voto 7

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1934, Lancashire, Inghilterra.

Dipingo ciò che vedo. Dipingo ciò che sento. Sono un uomo che dipinge, niente di più, niente di meno. Ogni quadro che dipingo nasce sempre nello stesso modo e comincia con lo stesso colore. Alla base di ognuno di essi c’è il bianco. Fiocco bianco.

Sognavo di diventare una pianista concertista. Mi esercitavo in continuazione ogni giorno, quando vivevamo a Victoria Park. Ah, tutto un altro mondo!

Le auto-presentazioni sono dei due protagonisti, L.S. Lowry - che di lavoro gira le case dei poveri abitanti della zona per riscuotere gli affitti per conto della società da cui dipende, ma in casa dipinge quadri su tela originalissimi, apprezzati da chi li vede tranne che da sua madre – e Elizabeth Lowry, vedova anziana e inferma che vive rintanata nella sua camera, seduta sulla poltrona accanto alla finestra da cui, nella perenne pioggia inglese, osserva le persone che transitano e il resto del tempo lo passa a letto. Il tipo di rapporto tra i due è subito spiegato con la prima scena allorquando l’uomo rientra in casa dopo il lavoro e dopo aver appena fatto il solito scherzo con i bimbi del quartiere a cui regala sempre qualche monetina o caramella. Scena assai esplicativa della maniera in cui i due congiunti si trattano, l’uno alla completa dipendenza dell’altra, succube e rassegnato.

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“Sei tu, Laurie?” “Si, madre, sono io, chi altro potrebbe essere?” “Non ne ho idea, avrebbe potuto essere un ladro.” “I ladri non hanno una copia delle chiavi di casa.” “Tutto è possibile vivendo a Pendlebury (quartiere di Salford nella contea della Grande Manchester, allora contea di Lancashire). Le persone tramano ogni sorta di nefandezza non appena distogli lo sguardo. Cosa stai facendo?” “Sto appendendo l'impermeabile. “Ma non farlo sgocciolare!” “No, madre.” “Pulisciti le scarpe e scrolla quell'ombrello. Mi hai sentito, Laurie?” “Sì, vi ho sentito, madre.” “Allora perché non rispondi? Non essere scortese, sei così scontroso!”

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In poche battute l’ottimo regista Adrian Noble, autore che evidenzia in modo chiaro la sua inclinazione teatrale con un’opera come questa, spiega in maniera palpabile il modo in cui si trattano madre e figlio quasi cinquantenne, altresì il carattere di entrambi: lei imperiosa, scorbutica e gelosa, l’altro devoto, scapolo nonostante l’età e intenzionato a rispettare l’anziana che accudisce con pazienza mettendola a letto e preparando la cena ogni sera. Dopo la quale, una volta che lei si è finalmente assopita, egli sale in soffitta dove si dedica cin impegno alla sua vera passione, che la donna chiama con sdegno “hobby”: dipingere i quadri a cui tiene tantissimo. Sono soggetti molto particolari. Alcuni ritraggono la campagna circostante, uno in particolare – l’unico che la donna apprezza, gli altri li brucerebbe – è “Sailing Boats”, che raffigura alcune barche a vela sul mare, gli altri, per la stragrande maggioranza, sono vedute panoramiche di ciminiere di fabbriche da cui escono gli operai. È il tema che Laurence Stephen Lowry preferisce in assoluto, è lo scenario a cui gli piace assistere e quando vi si reca osserva attentamente la gente, la loro malinconica andatura, i colori che lo stimolano, la natura umana che vive in quella scena di movimento. Li raffigura - così come in seguito fu definita la sua arte - con forme stilizzate, strette e alte, come dei fiammiferi con la capocchia colorata, leggermente inclinati in avanti, atti a camminare nell’umido serale.

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Ancora una volta il regista ci regala ancora una sequenza per spiegare ciò che l’artista, quale effettivamente egli era, vedeva in quella scena piena di operai all’uscita dal lavoro (la signora Lowry li vede come topi!): cristallizza le comparse, ferma la scena, l’unico che si muove è L.S. Lowry il quale si avvicina agli astanti e vi passa in mezzo come per studiarli meglio e per meglio descriverci i colori che lui vede predominanti. Nero d’avorio, vermiglio, nero di Prussia, giallo ocra. Per lui, ciò che domina quei personaggi anonimi che escono a testa bassa rappresentano la solitudine, sicuramente anche quella sua. È la solitudine che prova intimamente pur votandosi, oltre alla pittura, a quella donna che lo aspetta per frantumare ogni sogno di affermazione artistica, disprezzando ogni opera, distruggendo il sogno di poter esporre un giorno, come gli ha promesso un critico londinese, in una mostra nella capitale. Si specchia in quelle persone dalla vita grigia e monotona, come in fondo è la sua, ripetitiva e senza sbocchi, senza la speranza di una soddisfazione. L.S. Lowry è prigioniero dell’arte che lo anima e di una madre diventata scontrosa dopo una vita declinata dalla delusione profonda ricevuta da un marito che non ha mantenuto le promesse. Vivere in quel quartiere povero non era il suo progetto da giovane moglie. Mr Lowry non solo non l’ha portata in una zona più rispettabile ma ha lasciato una voragine di debiti che il figlio sta ripagando con il suo stipendio. Sognava di coltivare la sua, di passione, quella di suonare il pianoforte e non lo ha potuto realizzare. Il profondo risentimento che coltiva e che a tratti diventa odio per il prossimo, soprattutto verso gli insopportabili e poveri vicini, fatta eccezione per l’elegante Mr Stanhope, e si ripercuote nel rapporto con il figlio, il quale, dal suo canto, cerca il riscatto personale con il suo personalissimo stile che verrà apprezzato solo dopo anni.

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L’esperienza del teatro giova alla regia di Adrian Noble, che fila liscia senza mai un intoppo, che sa esaltare l’interpretazione di due grandissimi attori, sempre premiati dalle giuste inquadrature, dalle bellissime colorazioni pastello, a volte cupe come gli stati d’animo, del direttore della fotografia Josep M. Civit e dalla efficace ambientazione nelle strade della collinosa contea, grigia e piovigginosa. Inoltre, il meraviglioso commento musicale di Craig Armstrong rende ogni sequenza più emozionante, più vibrante. Bellissimo, un pregio in più. Vanessa Redgrave è commovente come riesce a concretizzare il suo personaggio, con tutta la bravura che abbiamo potuto apprezzare in tanti decenni di presenza sui set dei più grandi autori di cinema, ma è stupefacente come l’incommensurabile Timothy Spall, assoluto padrone del ruolo, si sappia ripetere dopo la meravigliosa interpretazione di un altro grande pittore britannico, Turner, il film di Mike Leigh che fece capire a tutti il suo enorme talento. Ma sarebbe riduttivo, per un attore di tale bravura, indicarlo solo per queste due prove, perché l’attore è in grado in ogni occasione di imporsi sulla scena, anche teatrale: meriterebbe ben più alta considerazione. I battibecchi, le moine affettuose, le espressioni, la gestualità dei due interpreti principali meritano tutta l’attenzione, sono uno spettacolo puro, anche per merito di una misurata sceneggiatura, opera dello stesso autore dell’opera teatrale Martyn Hesford. È un film che si fa guardare tutto d’un fiato e ci solleva al termine leggendo che il pittore poté riscuotere (anche se molto tempo dopo) la giusta ricompensa dell’apprezzamento dei giudizi che meritava.

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Elizabeth Lowry morì nel 1939.

Più tardi nello stesso anno L.S. Lowry ottenne la sua prima grande mostra a Londra.

L.S. Lowry diventò uno dei più famosi ed amati artisti britannici. Oggi i suoi quadri vengono venduti per milioni di sterline. Ricevette nel 1968 il titolo di Cavaliere ed Ufficiale dell'Impero Britannico. Lowry rifiutò entrambi i titoli: “Non sembravano molto utili… dato che la madre era morta”.

Nell'ottobre del 2000, in suo onore, fu aperto il centro artistico Lowry in Salford Quays.


 
 
 

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