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Much Loved (Molto amate) (2015)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 17 feb 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 19 mag 2023


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Much Loved (Molto amate)

(Zin li fik) Francia/Marocco 2015 dramma 1h44’


Regia: Nabil Ayouch

Sceneggiatura: Nabil Ayouch

Fotografia: Virginie Surdej

Montaggio: Damien Keyeux

Musiche: Mike Kourtzer

Scenografia: Hind Ghazali


Loubna Abidar: Noha

Asmaa Lazrak: Randa

Halima Karaouane: Soukaina

Sara El Mhamdi Elaaloui: Hlima

Abdellah Didane: Saïd

Danny Boushebel: Ahmad


TRAMA: Un gruppo di donne in Marocco si guadagna da vivere come prostitute in una cultura che è molto spietata nei confronti delle donne in quella professione.


Voto 6,5

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Nella moderna Marrakech, Noha, Randa, Soukaina, Hlima e altre donne vivono una vita di amore in vendita. Sono prostitute, oggetto del desiderio, brandelli di carne da esporre fino allo stremo in cambio del denaro che regola i ritmi del piacere e le umiliazioni loro inflitte. Piene di gioia e unite dalla complicità, tanto dignitose quanto libere nel loro universo femminile, vincono la violenza della società marocchina che le sfrutta e al tempo stesso le condanna. Protagoniste del film sono le quattro donne che nella Marrakech dei giorni nostri vivono di amori mercenari. Allegre, vivaci e complici, piene di dignità ed emancipate nel loro regno al femminile, queste donne superano la violenza della società marocchina che, pur condannandole, le sfrutta. Le quattro donne ci conducono nel loro regno notturno fatto di violenza, umiliazioni ma anche risate e tenerezza.

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Un film in cui donne scarsamente vestite parlano apertamente di sesso è tutt'altro che tabù nei tempi moderni e in occidente, ma quando ciò avviene nel trambusto delle strade del Marocco, assume una dimensione completamente nuova. Scene del genere, per quanto crude, sono quasi commoventi, poiché è raro vedere immagini di questo tipo in un film girato nel Maghreb. Sfortunatamente, questa spontaneità è un'arma a doppio taglio perché per loro il sesso ha un prezzo e le loro minigonne sono solo una vetrina per sedurre i clienti più ricchi. Noha conosce bene la violenza fisica e l'umiliazione, ma a volte, spesso in alcuni posti, questo è il prezzo da pagare per poter essere indipendenti. Donna intelligente e lucida, affronta la sua piccola impresa combattendo quotidianamente gli affronti di un entourage curioso che tuttavia sfrutta appieno la sua generosità. A cominciare dalla sua famiglia che la disprezza ad ogni sua visita ma che accetta senza lamentarsi dei soldi che porta loro. Questo comportamento paradossale rivela tutta l'ambiguità di una società marocchina che, in nome di una morale ipocrita, condanna ogni perversione chiudendo deliberatamente un occhio sulla prostituzione, sordida deriva di un turismo di massa così redditizio per il paese.

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L’operazione artistica del film è però andata oltre la cornice del grande schermo in quanto è stato censurato sul territorio marocchino anche prima della sua uscita. Le ragioni addotte sono state che il film “contiene un grave affronto ai valori morali e alle donne marocchine e un flagrante attacco all'immagine del regno”. È chiaro che il film denuncia frontalmente temi inquietanti come la corruzione, la prostituzione minorile o la miseria sociale che spingono alcune donne delle campagne a prostituirsi per mancanza di sufficiente assistenza sociale. Tuttavia, esso è ben lungi dall'essere un film degradante per le donne, anzi, al contrario! Perché al di là del discorso d'accusa, il film dipinge soprattutto il ritratto sensibile di quelle donne legate dalle avversità e dalla mancanza di amore. Da queste fragilità nasce un'amicizia che dà vita a scene commoventi molto belle, a volte divertenti, specialmente quando si ritrovano tranquille nel loro rifugio. Vengono giudicate per la mancanza di virtù mentre esprimono spontaneamente una delle più belle che ci siano: la generosità sincera e spontanea. Film viscerale e intensamente umano, il film provoca solo un profondo attaccamento ai suoi personaggi.

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Il film è stato aspramente criticato negli ambienti islamici e un'associazione aveva anche annunciato l'intenzione di presentare una denuncia contro il regista e l'attrice protagonista Lubna Abidar per aver danneggiato l'immagine di Marrakech e del Marocco. Nabil Ayouch inoltre è stato minacciato di morte insieme alle attrici dai gruppi salafiti. Riguardo alle accuse, il regista replicò che la sua intenzione non era di danneggiare l'immagine del Paese, ma di affrontare un problema sociale: “La prostituzione è intorno a noi e invece di rifiutare di vedere, bisogna cercare di capire le cause che portano le donne alla strada della prostituzione”.

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Un ritratto struggente e inequivocabile del fenomeno della prostituzione in quella nazione, ma che si può estendere anche in altri luoghi della terra. Anche se si presenta come film necessariamente didascalico, definisce in maniera incisiva i caratteri con grande efficacia, mostrando tanta tenerezza e solidarietà verso chi la società considera ultimi.



 
 
 

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