Nato il quattro luglio (1989)
- michemar

- 3 lug 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 2 lug

Nato il quattro luglio
(Born on the Fourth of July) USA 1989 dramma 2h25’
Regia: Oliver Stone
Soggetto: Ron Kovic (autobiografia)
Sceneggiatura: Oliver Stone, Ron Kovic
Fotografia: Robert Richardson
Montaggio: David Brenner, Joe Hutshing
Musiche: John Williams
Scenografia: Bruno Rubeo
Costumi: Judy L. Ruskin
Tom Cruise: Ron Kovic
Willem Dafoe: Charlie
Kyra Sedgwick: Donna
Raymond J. Barry: Eli Kovic
Caroline Kava: Patricia Kovic Lamb
Josh Evans: Tommy Kovic
Jamie Talisman: Jimmy Kovic
Anne Bobby: Suzanne Kovic
Samantha Larkin: Patty Kovic
Bryan Larkin: Ron Kovic bambino
Jessica Prunell: Donna bambina
Tom Berenger: serg. Hayes
TRAMA: Ron è nato il 4 luglio, anniversario dell'indipendenza americana. Volontario in Vietnam, nel paese asiatico conosce l'inferno: vede uccidere donne e bambini e provoca a sua volta la morte di un amico. Ferito gravemente alla spina dorsale Ron torna in patria paralizzato. È costretto a un lungo periodo di ricovero in un ospedale militare durante il quale cambia profondamente opinione sulla guerra e le sue motivazioni. Cade preda di una forte depressione da cui esce per dedicarsi anima a corpo alla causa del pacifismo e alla politica del partito democratico.
Voto 7,5

Il protagonista del film è una persona realmente e tuttora esistente, Ronald Lawrence Kovic, per tutti Ron Kovic, nato a Ladysmith, nel Wisconsin, il 4 luglio del 1946, data che più emblematica non poteva essere. È un ex militare oggi attivista pacifista e scrittore, dalla cui penna è scaturita la sua autobiografia che è il soggetto del film omonimo di Oliver Stone. Era un giovane quindi nato proprio nel giorno in cui si festeggia l'Indipendenza degli Stati Uniti d'America, proveniente da una famiglia di fede cattolica e di stampo patriottico, maggiore di cinque fratelli. Il padre Eli, commesso in un negozio di alimentari, era di origini croate, mentre la madre Patricia Lamb, casalinga, era invece di origini irlandesi. Trascorse la maggior parte della sua giovinezza a Massapequa, nello stato di New York; i suoi interessi ed attività erano lo sport, la scuola ed una normale vita da ragazzo americano con profonde convinzioni negli ideali e nell'agonismo sportivo, tanto che il suo motto ricorrente era “O ami l'America o te ne vai”.

Nel 1964, all'età di 18 anni, decise di arruolarsi volontario nei Marines degli Stati Uniti e, diventato sergente, venne destinato a partire per la guerra del Vietnam nell'ottobre 1967, spinto da uno spirito di servizio alla patria come i suoi antenati nella guerra d'indipendenza degli Stati Uniti d'America e nelle guerre mondiali. Ma in Vietnam scoprì la realtà crudele di una guerra che non risparmiava donne e bambini, oltre al rimorso dell'uccisione per errore del soldato Wilson, avvenuta a seguito di una feroce battaglia in un villaggio pieno di civili massacrati per sbaglio dai marines. Tornato alla base militare, nonostante Kovic ammettesse di aver ucciso Wilson, il comando non lo punì e lo lasciò andare. Il 20 gennaio del 1968 egli venne ferito gravemente alla spina dorsale, perdendo di conseguenza l'uso delle gambe e diventando impotente. Tornato negli Stati Uniti nel 1969 scoprì quante cose erano cambiate e quanto fosse difficoltoso il suo reinserimento nella società, scoprendo la generale sensazione di inutilità della guerra. Si sentiva un eroe, ma così non era trattato.

Anche il regista Oliver Stone ha combattuto nelle fila dell’esercito statunitense in Vietnam, anche lui ha provato lo stesso senso di patriottismo, ma entrambi hanno avuto la stessa esperienza di ribellione contro la guerra, anche se il povero Kovic in maniera molto più amara, come quella volta che lui e la sua sedia a rotelle furono buttati fuori dalla convention repubblicana del 1972, acuendogli il senso di inutilità provato fino a quel momento e diventando più pacifista di prima. Il regista veniva dal suo bellissimo Platoon ed ora sembra che quel percorso lo conduca ad un aggiornamento della sua filosofia a proposito degli impegni militari degli USA, ma anche del concetto di guerra ingenerale, e quel personaggio, Ron Kovic, ne rappresenta fisicamente il concetto.

Sebbene questo film abbia in sé una grande quantità di dolore, spargimento di sangue e sofferenza, a casa, sui campi di battaglia e nei reparti ospedalieri, parte da un nucleo filosofico: non è un film sulle battaglie o sulle ferite o sulla guarigione, ma un film su un americano che cambia idea sulla guerra. Questo è un film sull'ideologia, giocato sulle esperienze personali di un giovane che ha pagato a caro prezzo ciò che ha imparato. È senza dubbio un’opera sentita e scritta con impeto e cuore, ed interpretata alla stessa stregua da un Tom Cruise come rare volte è capitato di notare. Se nei film che gli hanno dato maggiore successo, dal top gun all’agente segreto, si è trovato a perfetto suo agio con il suo fisico allenatissimo, in questa occasione ci ha messo anche l’anima, cosa che non si ripeterà più, pur se ha dovuto impegnarsi in altri ruoli non facili come quello con Stanley Kubrick. Una interpretazione allucinata e totalmente fisica, fatta anche di visioni e incubi.

Un film che lascia il segno, che impressiona, dove il regista esalta spesso il dettaglio dei primi piani e degli occhi.
Riconoscimenti
1990 - Premio Oscar
Migliore regia
Miglior montaggio
Candidatura miglior film
Candidatura miglior attore protagonista a Tom Cruise
Candidatura migliore sceneggiatura non originale
Candidatura migliore fotografia
Candidatura miglior sonoro
Candidatura miglior colonna sonora
1990 - Golden Globe
Miglior film drammatico
Migliore regia
Miglior attore in un film drammatico a Tom Cruise
Migliore sceneggiatura
Candidatura miglior colonna sonora






Commenti