Ogni maledetta domenica (1999)
- michemar

- 16 mag 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 7 ago

Ogni maledetta domenica
(Any Given Sunday) USA 1999 dramma 2h42'
Regia: Oliver Stone
Sceneggiatura: Oliver Stone, John Logan
Fotografia: Salvatore Totino
Montaggio: Stuart Levy, Thomas J. Nordberg, Keith Salmon, Stuart Waks
Musiche: Richard Horowitz, Paul Kelly
Scenografia: Victor Kempster
Costumi: Mary Zophres
Al Pacino: Tony D'Amato
Cameron Diaz: Christina Pagniacci
Dennis Quaid: Jack 'Cap' Rooney
James Woods: dott. Harvey Mandrake
Jamie Foxx: Willie Beamen
LL Cool J: Julian Washington
Matthew Modine: Dr. Ollie Powers
Aaron Eckhart: Nick Crozier
John C. McGinley: Jack Rose
Ann-Margret: Margaret Pagniacci
TRAMA: Sono anni che Tony D'Amato guida con successo la squadra di football dei Miami Sharks, ma ora le cose non vanno più per il verso giusto: il team ha perso le ultime quattro partite e il timone è passato nelle mani di Christina, la figlia del mecenate morto da poco tempo; per lei ciò che conta sono i soldi e i profitti, e non c'è più spazio per i sentimentalismi. A complicare la situazione c'è poi il fatto che il quarterback è in crisi e soffre l'arrivo del giovane e ambizioso Willie Beamen.
Voto 7,5

L’inizio del film può perfino allontanare lo spettatore: il cinema a volte aggressivo e paranoico di Oliver Stone si esalta con un incipit da capogiro. Una partita di football americano del celebre campionato americano (NFL), poco comprensibile a chi non lo ha mai imparato, può sembrare una cosa fuori dal mondo, tanto sembrano giganteschi i robusti giocatori, tanto è caotico lo svolgersi della partita, tante sono le urla degli atleti e gli incitamenti del pubblico scatenato, ma soprattutto perché la macchina da presa non solo non sta ferma un secondo ma pare sia in testa al casco di uno dei giocatori. Si sobbalza ad ogni secondo, si cerca di riprendere fiato quando si ferma, per poi subito ricominciare. Ma cosa succede? Cosa muove tanta passione e tanto pubblico anche televisivo?

Ok, è un film sullo sport amato dagli americani, ma guai a scambiarlo per un semplice film sportivo. Non è semplicemente un vigoroso cinema di sport, è una metafora della quotidiana lotta della vita, della forza di volontà di riuscire, sempre, anche quando le cose vanno male, anzi proprio allora. I monologhi di Al Pacino, ancora una volta determinante per tenere alto il film, sono prediche e incitamenti al cittadino, sermoni per rialzarsi dopo le cadute e le sconfitte: Oliver Stone non si smentisce mai e non cambia registro, coerente con il suo cinema e il suo pensiero. Tanti i primissimi piani, tanti i pedinamenti sui personaggi (che sono anch’essi tanti), scontri fisici, ossa barcollanti, interessi milionari, tradizioni familiari da rispettare e voglia di smettere. Stone ci mette tutto e di più e bisogna aspettare pazientemente per capire dove vuole arrivare (ci si mette pure lui nei panni di un giornalista) ma l’apoteosi arriva solo quando il coach Tony D’Amato di Al Pacino fa il discorso memorabile ai giocatori ormai delusi e senza fiducia. Per tanti è il film della vita, è il film da ricordare tutti i giorni per sopravvivere.

Tecnicamente son da notare ritmo e montaggio notevoli. Inoltre c'è un gran cast e su tutti c'è, oltre ad una sorprendente Cameron Diaz e ad un esplosivo Jamie Foxx, appunto un grandissimo Al Pacino, che come sempre dà il massimo di sé e crea un personaggio sì al tramonto ma di grande spessore: ruggito di un leone!

“Non so cosa dirvi davvero. Tre minuti alla nostra più difficile sfida professionale. Tutto si decide oggi. Ora noi o risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l'altro, fino alla disfatta. Siamo all'inferno adesso signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell'inferno un centimetro alla volta. Io però non posso farlo per voi. E voglio dirvi una cosa: in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro, e io so che se potrò avere una esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro. La nostra vita è tutta lì, in questo consiste. In quei 10 centimetri davanti alla faccia.”






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