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Nevia (2019)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 21 nov 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 8 giu 2023


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Nevia

Italia 2019 dramma 1h26’


Regia: Nunzia De Stefano

Sceneggiatura: Nunzia De Stefano, Chiara Ridolfi

Fotografia: Guido Michelotti

Montaggio: Sarah McTeigue

Musiche: Michele Braga

Scenografia: Daniele Frabetti

Costumi: Massimo Cantini Parrini


Virginia Apicella: Nevia

Pietra Montecorvino: Nanà

Rosy Franzese: Enza

Pietro Ragusa: Guido

Franca Abategiovanni: Lucia

Simone Borrelli: Salvatore

Gianfranco Gallo: Peppe

Sergio Bini Bustric: artista del circo


TRAMA: La storia di una ragazza napoletana di nome Nevia, che proviene da una famiglia povera ed entra in un circo, cercando di sfuggire alla povertà.


Voto 7

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Nevia (interpretata dall'esordiente Virginia Apicella, vincitrice del Premio Nuovoimaie Talent a Venezia, dove è stato presentato il film) ha quasi 18 anni: troppi per il posto in cui vive e dove è diventata grande prima ancora di essere stata bambina. Per sua fortuna ne dimostra molti meno. Minuta e acerba, è un’adolescente caparbia, cresciuta con la nonna Nanà, la zia Lucia e la sorella più piccola Enza nel campo container di Ponticelli. La madre è morta e lei vive insieme alla nonna, ex prostituta che affitta la casa a lucciole più giovani. Punto di riferimento è la zia e punto debole la sorellina minore. Nevia cerca di farsi rispettare in un mondo dove nascere donna non offre nessuna opportunità, anzi: lo sa, e si protegge da quella femminilità che incombe su di lei nascondendosi dentro vestiti sportivi e dietro a un atteggiamento ribelle. Al centro una comunità di donne, senza nessuna retorica della solidarietà femminile ma con contrasti spesso atroci, e comunque con un mondo maschile che preme sempre minaccioso fuori dalla porta. Le sue giornate trascorrono tutte uguali, tra piccoli lavoretti e grandi responsabilità, i contrasti con la nonna e la tenerezza per la sorella. Finché un giorno l’arrivo di un circo irrompe nella quotidianità della ragazza, offrendole una insperata possibilità.

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Il soggetto del film nasce dal confronto con il passato della stessa regista, in particolare con l'infanzia e l'adolescenza che, come ben si sa, sono i momenti decisivi nella costruzione dell'identità di ognuno. Momenti che sono coincisi con i 10 anni che lei ha vissuto nei container di Marianella, a Napoli, dopo che il violento terremoto del 1980 costrinse la famiglia a sfollare in un campo container, in attesa di una sistemazione adeguata. I giorni diventarono mesi e i mesi anni, ma la casa popolare non è mai arrivata e la gente imparò ad adattarsi in quella drammatica situazione cercando di ristabilire una quotidianità perduta e abituandosi a vivere dignitosamente anche con quel poco che aveva. Oggi, lo si può constatare, i campi container esistono ancora e in alcuni casi, come a Ponticelli dove il film è stato girato, si sono trasformati in tante piccole comunità. Racconta Nunzia De Stefano, per propria esperienza diretta, che chi vi abita, però, fa di tutto per vivere al meglio e risponde al degrado esterno arricchendo fino all’inverosimile gli interni, arredati con cura, in un insieme quasi pop di stili, epoche e colori.

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“Nato da uno spunto autobiografico, è diventato un racconto di formazione, la storia di una ragazza e degli ostacoli da superare per sfuggire alle regole di un luogo isolato dal mondo e conquistare così la libertà. Nevia combatte contro un destino già scritto, dalla sua famiglia o dalla società: nata in un ambiente disagiato, si ostina a cercare la sua strada. È una Cenerentola moderna, ma senza principe azzurro, decisa a rimboccarsi le maniche per salvare se stessa e sua sorella e trovare la propria indipendenza.”

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Presentato a Venezia 2019 nella sezione Orizzonti, prodotto da Matteo Garrone, ex marito della regista, che la aiutata con la sua esperienza e incoraggiata (Massimo Cantini Parrini è il suo fedele costumista), il film ha le tipiche caratteristiche delle piccole e prime opere che raccontano e seguono le esistenze messe al margine della società: una protagonista adolescente, la macchina a mano che pedina i personaggi molto da vicino, la scena classica in motorino, e via dicendo. Ma è lo sguardo giusto della macchina da presa che esalta questo buonissimo esordio e che mostra con semplicità la realtà aspra della vita di quel mondo e la voglia degli adolescenti di migliorarla o meglio ancora di cambiarla, agguantando le poche occasioni che passano davanti agli occhi. Molto merito va alla giovane attrice Virginia Apicella, che impressiona per la naturalezza e per la facilità con cui sa far slittare, con il suo modo di agire, con la gestualità e il sarcasmo che non manca, il dramma verso attimi di commedia.

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Il microcosmo di Ponticelli è però il vero coprotagonista: non solo fa da sfondo alla crescita della ragazza, fermamente decisa a non farsi sfiorare dallo squallore che la circonda, ma è il cuore pulsante della narrazione. La regista sa farci immergere in questo mondo dimenticato da tutti e gli dà vita e dignità, raccontandone la varia umanità con occhio quasi documentaristico ma anche con sincero affetto (evidentemente i ricordi li porta bene dentro di sé), costruendo personaggi veri e reali. Nunzia De Stefano accompagna lo spettatore in una passeggiata fatta di inquadrature lunghe, sempre in movimento, che sembrano inseguire Nevia e ci accompagnano con dolcezza nel suo mondo, nel suo vagabondare da diciassettenne cresciuta troppo in fretta.

Il film fu molto apprezzato e, come detto, la protagonista premiata.




 
 
 

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