No - I giorni dell'arcobaleno (2012)
- michemar

- 21 apr 2019
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No - I giorni dell'arcobaleno No, Cile/USA/Francia/Messico 2012, drammatico/storico, 1h58'
Regia: Pablo Larraín Soggetto Antonio Skármeta Sceneggiatura: Pedro Peirano Fotografia: Sergio Armstrong Montaggio: Andrea Chignoli Musiche: Carlos Cabezas Scenografia: Estefania Larrain Costumi: Francisca Román
Gael García Bernal: René Saavedra Alfredo Castro: Lucho Guzmán Antonia Zegers: Verónica Carvajal Néstor Cantillana: Fernando Arancibia Luis Gnecco: José Tomas Urrutia Alejandro Goic: Ricardo
TRAMA: In Cile, nel 1988, il dittatore Augusto Pinochet indice un referendum popolare nel rispetto delle regole transitorie della Costituzione del 1980. Alla gente viene chiesto di esprimere il proprio parere sulla possibilità di far durare il suo potere fino al 1997. Durante la campagna elettorale che ne consegue, il movimento del "No" prende a poco a poco il sopravvento grazie alle intuizioni di René Saavedra, un giovane e brillante pubblicitario il cui obiettivo principale è il porre fine al clima di violenza e terrore che da 15 anni opprime il Paese.
Voto 7

Il pubblico italiano conosce ormai Pablo Larraín per i suoi recenti successi e per l'ottimo ultimo Jackie (recensione) e prima ancora per il meraviglioso Neruda, ma è sempre stato un regista meritevole della massima attenzione, da lui mai un film da sottovalutare. Nel decennio precedente a questo film si era distinto, dando prova di molta personalità e peculiarità del suo cinema con Tony Manero e Post Mortem, fotografie impietose del suo sudamerica. Proprio con quest'ultimo il regista ci mostrava l'anatomia e la distruzione di una nazione devastata dal regime militare andato al potere con un golpe.

Adesso invece gira la moneta e ci mostra l'altra faccia: ci narra la festa del risanamento e della gioia, il passaggio alla modernità e alla libertà e lo fa immergendoci totalmente nel clima di quei giorni. Tutto ciò all'interno di una ricostruzione che mostra, attraverso il personaggio principale, quello di Saavedra, come la repressione fosse stata forte e crudele e come il regime fosse convinto che fosse sufficiente accusare qualsiasi avversario di 'comunismo' per poter vincere. D'altra parte però il regista è quasi costretto a sottolineare come tra i sostenitori del NO non fossero pochi quelli che non avevano compreso quanto fosse indispensabile impostare una campagna di comunicazione che andasse oltre la riproposizione delle pur gravissime colpe del dittatore per mostrare al popolo votante una proposta che parlasse di vita, di gioia, di speranza nel futuro e non di morte.

Tutta qui la bravura di Larraín? No. Utilizzando una cinepresa di quei tempi e alternando filmati di repertorio sembra una totale continuità di immagini. Ciliegina sulla torta è la recitazione sommessa e precisa di Gael García Bernal. Giustamente candidato agli Oscar come miglior film straniero, il film è bellissimo e istruttivo.






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