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Nodo alla gola (1948)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 5 set 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

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Nodo alla gola

(Rope) USA 1948 thriller 1h20’

Regia: Alfred Hitchcock

Soggetto: Patrick Hamilton (dramma)

Sceneggiatura: Arthur Laurents

Fotografia: William V. Skall, Joseph A. Valentine

Montaggio: William H. Ziegler

Musiche: David Buttolph

Scenografia: Howard Bristol, Emile Kuri

James Stewart: Rupert Cadell

John Dall: Brandon Shaw

Farley Granger: Phillip Morgan

Joan Chandler: Janet Walker

Douglas Dick: Kenneth Lawrence

Cedric Hardwicke: Henry Kentley

Constance Collier: Anita Atwater

Edith Evanson: Mrs. Wilson

Dick Hogan: David Kentley

TRAMA: Per dimostrare la teoria del "delitto perfetto", Phillip e Brandon uccidono l'amico David e ne nascondono il corpo in una cassapanca per liberarsene più tardi. Sta infatti per arrivare gente nell'elegante appartamento, tra cui i parenti e la fidanzata dello stesso David. La visita si svolge in un clima di tensione. Brandon fa discorsi strani, giustifica l'omicidio quando si tratti di eliminare persone "inferiori". Uno degli invitati, Rupert Cadell, si insospettisce.


Voto 9



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Bisognerebbe chiedere agli studiosi e agli esperti di Alfred Hitchcock se girando questo magistrale film egli si rendesse conto di realizzare un vero capolavoro oltretutto originale e innovativo. Io non lo so ma il risultato è sicuramente questo. Oltre che essere un thriller ad altissima tensione e, come sempre, ad alto contenuto di suspense, questa magnifica opera è passata alla storia come quella che contiene i più lunghi piani-sequenza di sempre. Anzi, a dirla tutta, il maestro ha cercato, con le dovute accortezze in sede di montaggio, di far apparire il film come una unica sequenza e per giunta cercando di dare l’impressione allo spettatore che tutto si svolga davvero in ottanta minuti d'orologio, come fosse una pièce teatrale in diretta. Senza stacchi.



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Che poi in realtà ci sono (e sono in tutto solo sette e ben mimetizzati tramite passaggi in dissolvenza) ma lui ci ha provato lo stesso, in questo film che è anche un esperimento, osservando per come è stato immaginato e girato. Ai giorni nostri l’esperimento, senz’altro riuscito, lo abbiamo visto utilizzare con le consuete accortezze tecniche da Alejandro G. Iñárritu (Birdman) e Sam Mendes (nel film ‘1917’).



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La leggenda narra che sia nato da una scommessa (pare non vero questo particolare) e narra anche che Hitch volesse ad ogni costo applicare le tre unità di Aristotele: tempo, luogo e azione, che infatti dominano la struttura narrativa.

Certo è che quella cinepresa ci fa assistere come in prima persona alla scena, come fossimo tutti ospiti assieme in quella stanza, in quel macabro party con il morto disteso in una cassapanca quasi sempre in primo piano, tra noi e i protagonisti. Una stanza, un morto, un paio di giovani assassini, un ospite che comincia ad intuire tutto e noi, testimoni impotenti ma presenti.




 
 
 

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