Nope (2022)
- michemar

- 30 nov 2022
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 8 giu 2023

Nope
USA/Canada/Giappone 2022 horror 2h10’
Regia: Jordan Peele
Sceneggiatura: Jordan Peele
Fotografia: Hoyte van Hoytema
Montaggio: Nicholas Monsour
Musiche: Michael Abels
Scenografia: Ruth De Jong
Costumi: Alex Bovaird
Daniel Kaluuya: Otis "OJ" Haywood Jr.
Keke Palmer: Emerald "Em" Haywood
Steven Yeun: Ricky "Jupe" Park
Michael Wincott: Antlers Holst
Brandon Perea: Angel Torres
Wrenn Schmidt: Amber Park
Keith David: Otis Haywood Sr.
Terry Notary: Gordy
Donna Mills: Bonnie Clayton
TRAMA: Dopo che oggetti casuali caduti dal cielo provocano la morte del padre, i fratelli proprietari di ranch OJ ed Em tentano di catturare prove video di un oggetto volante non identificato con l'aiuto del venditore di tecnologia Angel Torres e del documentarista Antlers Holst.
Voto 6,5

A bocca aperta, occhi rivolti verso il cielo, alla ricerca di qualcosa che non si vede ma sicuramente c’è, mentre le nuvole scorrono veloci. Tranne una, una nuvola ferma, un mistero. È l’immagine simbolo di Em e Angel ma soprattutto di Otis Jr., per tutti OJ (Daniel Kaluuya), con il suo faccione sempre perplesso, dinoccolato, scettico, con gli occhi che puntano per capire quello che succede.
“Ti getterò addosso una lordura abominevole, ti renderò vile e ti renderò uno spettacolo” dice l’incipit tratto da una citazione biblica tratta dal libro del profeta Nahum, così come si comporterà spaventosamente l’ospite indesiderato e inaspettato.

Siamo nella zona di Aqua Dulce, nella contea di Los Angeles, in California, dove i fratelli Otis J. ed Emerald Haywood (Keke Palmer), hanno ereditato un ranch di cavalli dal padre, Otis Haywood Sr. (Keith David) deceduto in un misterioso incidente, ucciso da una moneta cadutagli inspiegabilmente dal cielo nell'occhio. Vicino al ranch degli Haywood si trova lo Jupiter's Claim, un parco a tema ispirato al vecchio west di proprietà e gestito da Ricky "Jupe" Park (Steven Yeun), un ex attore di fede evangelica, un bambino segnato da un terrificante episodio che ha condizionato tutta la sua vita: tanti anni prima, nel 1998, sul set della sitcom Gordy's Home, uno scimpanzé che faceva parte del cast attaccò mortalmente alcuni dei protagonisti dopo essere stato spaventato dallo scoppio di un palloncino. L'attore più giovane dello show, appunto Jupe, si nascose sotto un tavolo e rimase illeso, anche se traumatizzato dall'esperienza. Lo scimpanzé lo trovò e gli tese amichevolmente la mano a pugno – una scena simile alla Creazione di Adamo nella Cappella Sistina -, prima di venir ucciso dalle autorità. Tornando alla trama, i fratelli Haywood iniziano a notare fenomeni misteriosi nella loro proprietà. Eventi che vorrebbero filmare a tutti i costi. Perché, come si è sempre detto, se non fotografi ciò che hai visto non esiste per gli altri. La situazione peggiora quando OJ ed Em accettano l’aiuto del commesso del negozio di Fry’s Electronics, Angel Torres (Brandon Perrea) e all'attempato direttore della fotografia Antlers Holst (Michael Wincott). Il gruppo si ritroverà quindi a dover affrontare una famelica minaccia proveniente dal cielo che ama nascondersi tra le nuvole. Quella nuvola sempre ferma è un nascondiglio, in realtà.

Che Jordan Peele stupisca non deve meravigliare più, che piacciano o no i suoi film. Mescolando con grandissima abilità, in maniera studiata, con idee chiarissime, il thriller, il western, il mistery e l’horror aggiungendo la commedia a piene mani (non dimentichiamo il suo passato di puro comico nella TV americana), produce opere che si distinguono nettamente dal panorama dei film in circolazione. Si potrebbe azzardare a dire che è un cinema quasi inclassificabile perché è un po’ tutto questo ma anche un sottogenere a sé, che, per giunta, fa finta di fare cinema di intrattenimento ed invece non nasconde intenti di forte critica alla società e, perché no, a come essa guarda e giudica la gente di colore. Non sono in grado di stabilire una casistica al riguardo ma non ricordo alcun autore black che abbia usato solo attori neri (o quasi) per tutti i suoi film, qui e come è stato per il primo e sorprendente (il migliore, sicuramente) Scappa – Get Out e poi per Noi. Ogni volta pare che ci presenti una commedia tinta di sangue ed invece ci conduce su argomenti seri molto ben mascherati da storie di quotidiana surrealtà. D’altronde, quando si guarda il cielo o ci si aspetta di capire cosa succede, o ci si rivolge al Dio in cui si crede, oppure si manifesta la massima disperazione per essere stati trattati male dal destino. Ma OJ cosa si aspetta?

In quel cielo c’è un UFO, un oggetto volante che si trasforma in un occhio gigantesco che aspira e divora preferibilmente cavalli e anche l’umano chi lo fissa con lo sguardo, provoca formidabili blackout e blocca ogni tipo di energia con potenti campi elettromagnetici. Ma solo nelle vicinanze, per cui a distanza tutto continua a funzionare, invece avvicinandosi preannuncia con queste manifestazioni il suo arrivo. Proprio per questo Jupe ha allestito, per sfruttare questo fenomeno in parco a tema western, una sorta particolare di circo grottesco e surreale dove, avendo comprato buona parte dei cavalli allevati dai due fratelli dopo la sciagura del padre, organizza spettacoli famelici in cui espone i quadrupedi richiamando l’attenzione dell’alieno. Verrebbe da chiedersi, parafrasando un mitico film degli anni ’70, non si uccidono così anche i cavalli? In pratica, una lezione cinica: capitalizzare il trauma facendone spettacolo. Quindi non resta altro che diventare indigesti, perché di eccesso di avidità si potrebbe sconfiggere il mostro, come verrà infatti in mente all’attiva e mai doma Em, piena di iniziative e inarrendevole, in perfetta armonia con il fratello e ora anche con Angel, che è ricco di idee tecnologiche. E l’ingordigia e l’indigestione prende forma anche con la sfrenata e irresponsabile voglia di un misterioso giornalista che giunge con una moto elettrica per arrivare vicinissimo all’UFO, per fare la fine inevitabile. Il film, insomma, si apre sul set di una sitcom con una situazione tragicomica – così adeguata al cinema di Peele - per trasformarsi in film dell’orrore.

Omaggiando con citazioni film che hanno fatto scuola nel genere, il regista semina richiami allo squalo di Spielberg (per come arriva il pericolo: dal mare o dal cielo fa lo stesso), alla spettacolarizzazione del pericolo (King Kong), al mostro di Jurassic Park, all’aspetto tetro della casa vista dall’esterno coperta dal materiale rossastro tipo Psycho, ed infine come non ricordare Incontri ravvicinati del terzo tipo dove un’astronave enorme rapisce i terrestri? Oltre, il regista si rifà, con molto originalità, alla necessità da parte dei due giovani allevatori di mostrare al mondo le stranianti avventure che stanno vivendo e magari – questo è il loro vero sogno – scattare le foto che le dimostrino nello show della loro beniamina: Oprah Winfrey (nera, ovviamente). Ma come fare una fotografia se con il nemico nei pressi tutto si blocca? Nessun problema, ci penserà la determinata Em con uno strattagemma geniale che precede il gran finale.

Nope sta per? Lo conosciamo come negazione nello slang degli afroamericani, nel linguaggio confidenziale, nel rafforzamento della parola di due lettere, ma potrebbe significare anche “Not Of Planet Earth”, quindi un oggetto extraterrestre. Jordan Peele dice no (o Nope?), rifiuta il riferimento ma ciò fa sicuramente parte del suo gioco e quindi ci si accontenta di dare ogni spiegazione di comodo. Intanto ci stimola in quel gioco facendoci accompagnare con Walk On By di Dionne Warwick come se stessimo flirtando con l’horror.
Film che fa discutere, che si apprezza o si respinge, come ha fatto la critica che si è divisa. I primi stimando i nessi sociopolitici e il sistema per parlarne, gli altri giudicandolo un’opera mediocre. Di certo, a mio parere, è un buon film seppure non all’altezza – perché che da questo regista ci si attende sempre tanto – dell’esordio, che fu davvero una ventata di piacevole novità. In comune hanno il medesimo attore protagonista, che, con quel suo modo di recitare, quella postura come prima spiegata, sembra (per adesso) il giovanotto più idoneo al clima surreale che ammanta l’horror e lo carica, senza mai fare veramente paura. Solo una sopportabile tensione costruita con parecchia abilità e ottime trovate. Un brutto film? Ma no, no, no, anzi, Nope! Il merito è, appunti, anche del bravissimo Daniel Kaluuya, capace di servire alla causa del regista ma anche di trovarsi a suo agio con ruoli drammatici come nel bel Judas and the Black Messiah con un’ottima prova (vedi il premio Oscar 2021 come miglior attore non protagonista).

Non conoscevo Keke Palmer, nota per alcuni film di intrattenimento, e il giudizio non può che essere molto positivo: tanta grinta da vendere. Sarebbe ottimo rivederla in buoni film. Steven Yeun - reduce dal successo di The Walking Dead (serie TV) da ottimi film come Minari, l’ottimo Burning - L'amore brucia ed il teatrale The Humans - si rivela ancora una volta affidabile, mentre Michael Wincott e Brandon Perea sono divertenti e adeguati. Il primo in un bel personaggio di fotografo ascetico, incosciente, alla ricerca del colpo della vita, il secondo con un bel ruolo di spalla.
Jordan Peele conosce il suo mestiere, sa quale tipo di cinema deve fare e lo mette in pratica: il film piacerà a patto di leggervi tra le righe. Adesso aspettiamo con il prossimo lavoro se è in grado di crescere o se deluderà. In fondo ha solo 43 anni, il tempo c’è.






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